Pope Benedict XVI attends the "Prayer for Peace," a inter-religious meeting in the Italian pilgrimage town of Assisi October 27, 2011.  REUTERS/Giampiero Sposito (ITALY - Tags: RELIGION)

27 maggio. Nello “spirito di Assisi” la preghiera per i campi profughi e le periferie degradate

Il 27 maggio ricorre il consueto appuntamento di preghiera per la pace voluto dal vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino e portato avanti dalla Commissione diocesana Spirito di Assisi, in ricordo dello storico incontro interreligioso del 1986 promosso da San Giovanni Paolo II. Questo mese sulla scia della Giornata di preghiera e digiuno e opere di carità, celebrata il 14 maggio, proposta dall’Alto Comitato per la fratellanza umana e accolta da Papa Francesco, per implorare Dio di aiutare l’umanità a superare la pandemia, il vescovo invita a proseguire nella preghiera per questa intenzione concentrandola sulle situazioni di maggiore necessità.
“Si tratta – scrive il vescovo nell’invito alla preghiera – di campi profughi, villaggi difficilmente raggiungibili, comunità indigene come quella dell’Amazzonia, aree distanti da presidi sanitari e luoghi di cura, periferie degradate di centri urbani, situazioni già provate da conflitti armati, popolazioni provate dalle conseguenze nefaste delle sanzioni economiche dirette ai propri governi. Sono gli ambienti in cui la miseria non consente di far fronte adeguatamente a una minaccia tanto pericolosa come quella del virus Covid 19. Pregheremo anche perché quanti sono responsabili di scelte economiche e politiche siano veramente docili alla voce dello Spirito di Dio e guardino non a interessi particolari ma al bene comune delle proprie nazioni e del mondo intero.
Vi chiedo – conclude il vescovo – pertanto di unirci spiritualmente ancora a invocare la pace che oggi significa soprattutto riuscire a debellare la minaccia della pandemia. Lo faremo, come sempre, nella giornata di mercoledì 27 maggio, ciascuno nei luoghi e secondo le modalità che sono più consone e che vengono consentite dalle norme sanitarie in corso”.