Ci sono molti modi con cui i sacerdoti oggi cercano di rimanere vicini ai loro parrocchiani, alle famiglie, al popolo che è stato loro affidato. Stiamo raccontando tanti esempi belli, oggi parliamo dell’oratorio di Gerre de Caprioli. Lì don Alberto Mangili – aiutato da alcuni parrocchiani e amici – non si è lasciato scoraggiare dall’emergenza riuscendo a inventare diversi momenti ad hoc per la sua gente.
Il sabato pomeriggio è il momento di cantare e di ascoltare delle favole, lette dalla maestra Giuliana per tutti i bambini e trasmesse sui social : si chiama «Favoliamo» e viene mandato in onda dall’Oratorio (rigorosamente a porte chiuse) . «Ogni domenica mattina trasmettiamo la santa Messa online, poi la via crucis il venerdì alle 20.45, il mercoledì alle 18.00 la proposta per i ragazzi è di connettersi insieme per guardarsi in faccia e scoprire un po’ quell’avventura incredibile che è ancora la Divina Commedia di Dante».
Ogni gesto è pensato, spiega don Alberto, per proseguire gli incontri fatti durante l’anno, che sono un aiuto a conoscere Cristo ogni giorno un po’ di più. La scorsa settimana sono state distribuite delle primule alle famiglie, la prossima ci sarà una giornata dove ci si alternerà per il Rosario e insieme ai genitori prosegue la lettura (bellissima) de “Il bambino di vetro” di Fabrizio Silei, testo su cui lavorare insieme «che è un modo di continuare a camminare, crescere e restare uniti nonostante queste circostanze eccezionali».
È schivo, don Mangili, non ama pubblicità e salamelecchi eppure la vita che continua intorno alla parrocchia racconta di un rapporto di unità e carità grande tra chi la amministra e chi la frequenta. «Con chi può continuiamo a distribuire aiuti alimentari e a sostenere famiglie o persone in situazione di difficoltà, ma è tutto parte di un cammino iniziato ben prima di questa crisi». Infine, dice, è contento perché nella chiesa – che rimane aperta – qualcuno entra sempre. Magari solo per un saluto veloce a Gesù, per una preghiera a mezza voce, ma non è mai vuota. E questo, forse, è il segno più bello.