Vaticano, 27 giugno 2019

Monsignor Marcello Semeraro.

Albano. Mons. Semeraro: “Gesù, vieni almeno spiritualmente al cuore mio”

A voi che mi ascoltate, carissimi, un saluto davvero colmo di paterno affetto. È una forma davvero eccezionale, questa, di commentare il brano evangelico della Messa domenicale. Viviamo questa situazione con grande fede. Ogni Domenica è giorno del Signore; è la Pasqua settimanale del popolo di Dio. Nel vangelo secondo Giovanni leggiamo che «la sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!» … soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo». Gli spazi terreni e le distanze umane non sono un ostacolo per Gesù.

Il racconto evangelico di questa terza domenica di Quaresima riguarda l’incontro di Gesù con una donna samaritana. Gesù avvia subito un dialogo con lei, ma la donna risponde: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». Comprendiamo che fra le due popolazioni c’è dell’acredine. Per i giudei, infatti, i samaritani sono un popolo stolto (cf. Sir 50,26-27). Da qui la risposta tra il sorpreso e l’ironico della donna. La parola di Gesù e anche la sua maniera di parlarle, però, la smontano pian piano ed ecco che la donna passa dalla sorpresa alla curiosità, al desiderio e, infine, alla domanda: «Dammi quest’acqua». È pronta ad aprirgli il cuore e anche Gesù si apre a lei, fino a rivelarle la sua identità: «il Messia sono io, che parlo con te». Tutta la prima parte del racconto è racchiuso tra la pro-vocazione di Gesù e la sua rivelazione. Forse ci farebbe del bene riflettere sulla modalità di questo dialogo, cioè sulla forma delicata con la quale il Signore si avvicina alla samaritana sino a farle aprire il cuore. Se poi, con brevi tratti, volessimo disegnare ciò che invece è accaduto a lei, a questa donna, potremmo fare ricorso al titolo di una famosa opera di D. Bonhoeffer: Resistenza e resa!

Tra le tante riflessioni spirituali scritte da sant’Alfonso M. de Liguori ce n’è una intitolata Gesù sedeva presso il pozzo. Comincia così: «Come era bello vedere il nostro dolce Redentore il giorno in cui, stanco del viaggio, sedeva tutto piacevole e affettuoso sul bordo del pozzo, aspettando la Samaritana…». La meditazione passa subito a considerare il sacramento dell’Eucaristia e poi concentra l’attenzione sull’attesa che nel tabernacolo – quasi nuovo pozzo di Giacobbe – il Signore ha per ciascuno di noi. Sant’Alfonso non parlava della comunione eucaristica, ma della visita al SS.mo Sacramento, per la quale ha pure composto belle preghiere di comunione spirituale. Ecco la più nota: «Gesù mio, ti credo presente nel SS. Sacramento. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Giacché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente al cuore mio. Come già venuto io t’abbraccio, e tutto mi unisco a te. Non permettere ch’io mai mi separi da te». In tempi di coronavirus sarebbe il caso di riscoprirla, questa preghiera. San Tommaso d’Aquino distingueva il modo spirituale di ricevere l’Eucaristia da quello sacramentale e spiegava: può anche accadere che facendo la comunione sacramentale si riceva solo il sacramento senza il suo effetto; al contrario, può accadere che facendo soltanto la comunione spirituale si riceva «l’effetto di questo sacramento, che unisce spiritualmente l’uomo a Cristo per mezzo della fede e della carità» (Somma di Teologia III, q. 80, art. 1). Vi auguro buona Domenica.