La lettera di mons. Marcello Semeraro ai fedeli della Chiesa di Albano in occasione dell’emergenza coronavirus.
Carissimi, al fine di arginare il rischio del contagio del coronavirus ed evitare il sovraccarico del sistema sanitario, le pubbliche autorità nuovamente la sera di ieri 9 marzo hanno emanato norme
e rilasciato indicazioni pratiche; le accompagnano le mie due Notificazioni del 5 e dell’8 marzo, pubblicate sul sito diocesano. A noi rimane l’obbligo – salvo ulteriori (e speriamo più leggere)
disposizioni – di osservare tali norme anche se, come si legge nel Comunicato rilasciato dalla CEI nel pomeriggio dell’8 marzo, l’accoglienza del Decreto governativo «incontra sofferenze e
difficoltà nei Pastori, nei sacerdoti e nei fedeli» ed «è mediata unicamente dalla volontà di fare, anche in questo frangente, la propria parte per contribuire alla tutela della salute pubblica».
Ho scritto, in rapporto all’attuale emergenza nazionale, di confidare «nel buon senso e nell’equilibrio di ciascuno». Cos’è il buon senso? Mi torna alla memoria quanto scrisse il Manzoni
circa le valutazioni e le reazioni sulla peste di Milano: «il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune» (I promessi sposi, cap. XXXII). La citazione si trova al
termine di un capitolo tutto da leggere, quasi fosse attualità. Ci avverte che il buon senso non equivale a quello che tutti dicono! Si tratta, piuttosto, di valutare correttamente le situazioni
soprattutto da un punto di vista pratico. Il buon senso non immagina, né chiacchiera, ma agisce rettamente nel concreto quotidiano. E poi c’è l’equilibrio, che gli è connesso ed esplicita la
necessità di evitare gli eccessi in un senso e nell’altro. Il tutto, almeno noi, potremo a buon titolo chiamarlo discernimento. Ma come farlo?