Brescia e il Covid 19: non smarrire il filo delle memorie

Brescia e il Covid 19: non smarrire il filo delle memorie

Abbiamo ricominciato a respirare, spinti dal desiderio e dal bisogno di guardare avanti. Siamo in quella che è stata definita “Fase 2”, un momento che, come ricordava anche mons. Tremolada nella sua lettera ai fedeli della diocesi del 21 aprile scorso, non può essere inteso “come un semplice ritorno alla situazione precedente l’epidemia”, come se il dolore, la sofferenza, la prova dei giorni più duri, fossero soltanto una parentesi aperta e chiusa.

Prima ancora di pensare a come riprendere le normali attività, il Vescovo invitava a compiere una rilettura spirituale dell’esperienza attraverso una narrazione sapienziale per raccontare quello che si è vissuto e chiedersi cosa il Signore abbia fatto capire. Indicava anche domande che avrebbero potuto aiutare in questo percorso: “Che cosa ci è successo? Che cosa abbiamo visto? Che cosa abbiamo provato? Che cosa ci ha addolorato? Che cosa ci ha consolato? Che cosa abbiamo meglio capito? In una parola, che cosa non potremo e non dovremo dimenticare?”.

Quell’invito trova oggi una concreta risposta nel progetto “Il Filo delle memorie – Brescia Covid 19”, perché quanto si è vissuto nelle scorse settimane non venga cancellato  o messo da parte come qualcosa da dimenticare il più in fretta possibile. Il progetto nasce anche in sintonia con quanto Papa Francesco aveva scritto ancora prima dello scoppio della pandemia, nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (“La vita si fa storia”) che si celebra domenica 24 maggio, sul bisogno dell’uomo “essere narrante”, di raccontare e di raccontarsi, “per riscoprire storie che ci aiutino a non perdere il filo tra le tante lacerazioni dell’oggi; storie che riportino alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano”.

Il progetto vuole diventare una sorta di moderno “memoriale” non costruito di pietre, come quelli del passato, ma affidato ai social perché possa raccogliere racconti e testimonianze di cura, di tenerezza, di prossimità, di solidarietà, ma anche di dolore, di smarrimento. Non sarà però un memoriale statico, in cui fissare quello che è stato, ma uno spazio dinamico perché, proprio con la narrazione, con il racconto di quello che ognuno ha vissuto in un periodo che è stato buio, si possa “respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme – scrive ancora papa Francesco nel suo messaggio –, per riconoscere in mezzo al male anche il dinamismo del bene e dargli spazio”.

Il progetto, con l’invito a “produrre” nuovi materiali o a non disperdere quelli già esistenti, si rivolge alla variegata comunità bresciana. Parrocchie, associazioni, gruppi, movimenti, ma anche semplici fedeli, sacerdoti, religiose e religiosi sono invitati a “raccontare” con un video o con uno scritto quello che hanno vissuto, ciò che hanno provato, cosa li ha spaventati e ciò che, al contrario, è stato loro di conforto nelle settimane della pandemia, perché nel racconto, come ricordavano il Papa e il Vescovo, si trovino le ragioni per ricominciare.

Ogni racconto (180 secondi la durata massimo del video e 1.880 battute, spazi inclusi, la lunghezza del testo) dovrà essere inviato all’indirizzo email memorie@diocesi.brescia.it. I video possono essere inviati anche tramite Whatsapp al 335 6523755 specificando nome, cognome, età e comune di residenza.

I video saranno pubblicati sul canale YouTube “Il filo delle memorie – Brescia Covid 19”. I racconti troveranno spazio, invece, in una apposita rubrica che verrà attivata sulle pagine del settimanale diocesano “La Voce del Popolo”.