Card. Betori: le ultime sette parole di Gesù sulla croce

Card. Betori: le ultime sette parole di Gesù sulla croce

«Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno»

Dal Vangelo secondo Luca

33 Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34 Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».

Solo se saremo capaci di perdono come Gesù, con il cuore di Gesù, potremo edificare giorno dopo giorno un mondo riconciliato, in cui nessuno resta abbandonato, ciascuno si sente accolto, a tutti è offerto il dono di poter riprendere la propria vita. È il mondo che vorremmo uscisse da questa prova e di cui cogliamo i segni nella dedizione con cui tanti si stanno prendendo cura dei sofferenti.

«In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso»

Dal Vangelo secondo Luca

39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40 L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? [41 …]». 42 E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43 Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Oltre il confine del tempo, oltre la lacerazione della morte, un orizzonte di pienezza di vita attende tutti coloro che si affidano all’amore di Gesù. Lo pensiamo in particolare per i morti di questi giorni, cui sono mancati i riti del distacco umano, ma non è mancato l’abbraccio del Crocifisso.

«Donna, ecco tuo figlio!» –  «Ecco tua madre!»

Dal Vangelo secondo Giovanni

26 Gesù […], vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27 Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Il popolo credente sente fortemente il legame con Maria, madre di Gesù e madre nostra. In lei sa di trovare accoglienza e conforto nei momenti della prova, come in questo tempo. L’invito di Gesù è ad accoglierne il mistero nella vita della Chiesa, perché si lasci plasmare dalla sua maternità e farsi accogliente di ogni uomo e donna bisognosi di cura.

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»

Dal Vangelo secondo Marco

33 Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 34 Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».

La preghiera di Gesù rivela il dramma della solitudine nella prova, che egli condivide con ogni uomo e che possiamo immaginare sulle labbra dei nostri malati in questi giorni, come pure di tutti i poveri e gli oppressi del mondo nelle situazioni di guerra, fame, ingiustizia che non sono cessate e che non vanno dimenticate. Il grido di Gesù non è un atto di disperazione, ma un ultimo affidamento, nella certezza che il Padre verrà a liberarlo. Sia così anche per i nostri cari.

«Ho sete»

Dal Vangelo secondo Giovanni

28 … Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29 Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.

«L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?» (Sal 42,3) recita il salmo. Gesù, con tutto se stesso, è proteso all’unione con il Padre. Il suo è il desiderio di Dio, ciò che dà senso pieno alla vita. Senza la riscoperta di Dio come termine ultimo dell’uomo, la storia resta schiava dei suoi errori e incapace di affrontare le prove.

«È compiuto!»

Dal Vangelo secondo Giovanni

30 Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!».

Gesù corona la sua Passione con parole che esprimono l’adesione al disegno che il Padre gli ha affidato. La croce di Gesù non è l’esito di una sconfitta ma di una consegna di sé, di un amore senza confini che non arretra neanche di fronte alla morte, portando a compimento il disegno di sconfitta del peccato e quindi della morte, pensato e voluto dal Padre. La sofferenza vissuta come dono si fa salvezza, per Gesù e per noi.

«Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito»

Dal Vangelo secondo Luca

44 Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45 perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46 Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

Una serena fiducia in Dio è ciò che colma il cuore di Gesù al momento della morte, in totale coerenza con l’abbandono totale al Padre che ha caratterizzato l’intera sua vita. Consegnando lo Spirito sulla croce, attraverso il Padre, Gesù lo trasmette ai discepoli, perché diventi anima della missione. Dalla croce di Gesù scaturisce la nostra missione, una testimonianza di amore e di servizio ai fratelli, come è stata la vita di Gesù.