«Oggi è il giorno della comunione piena intorno a Gesù, la sua presenza nella storia e nella nostra storia. E‘ comunione con Lui e tra di noi. “Questo è il mio corpo”, l’eucarestia; “Io sono in mezzo a voi”, l’amore tra i fratelli e le sorelle; “qualunque cosa avete fatto a loro la avete fatta a me”, la comunione con il prossimo».
E’ un passaggio dell’omelia dell’arcivescovo che ha pronunciato il Giovedì Santo in cattedrale durante la Messa nella Cena del Signore. Una celebrazione a porte chiuse per l’emergenza sanitaria in corso senza la presenza dei fedeli. Durante il rito è stata omessa la lavanda dei piedi e la processione al termine della celebrazione. Il Santissimo Sacramento è stato riposto nel Tabernacolo senza adorazione solenne.
«Siamo nelle nostre case, alcuni soli – ha proseguito il cardinale Matteo Zuppi -. Ebbene anche lì è la sala dove il Signore apparecchia la sua presenza. E ricordiamoci che la Chiesa è la nostra casa dove si riunisce intorno a Lui la famiglia che Gesù convoca intorno a sé. “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap. 3,20). Sperimentiamo questo. Nessuno è solo e questa Coena Domini apparecchiata qui ci raccoglie tutti, sempre, anche quando non ci siamo o per malattia o perché ci allontaniamo. Sappiate che qui c’è sempre il vostro posto, quello che Dio prepara per ognuno di noi nella casa del cielo e che è sempre pronto per voi. Nella casa del Padre c’era sempre il posto per il figlio giovane, perché la Chiesa non è il fratello maggiore che lo ha tolto! Quanta sofferenza del Padre vedere quel posto vuoto! Ma oggi capiamo che il Signore ci chiede di apparecchiare la sua mensa di amore nelle nostre case e con il prossimo».
«Lavare i piedi dona valore all’altro, ne esprime l’importanza e aiuta il fratello a ritrovarsi perché curato dall’amore – ha detto l’arcivescovo in un altro passaggio -. Così diventano importanti i fratelli, gli anziani, che senza si sentono e sono considerati uno scarto. Così i bambini sono protetti dalla speranza perché l’amore è la vera educazione, plasma i cuori, rende intelligenti, difende e protegge nella fragilità. Così chi è straniero, o per condizione o perché senza casa, trova sicurezza e fiducia. Lavare i piedi vuol dire i gesti piccoli dell’amore, del servizio, come portare qualcosa da mangiare per loro. Ci inginocchiamo davanti al Corpo di Cristo e ci inginocchiamo davanti al povero».