Chieti. Mons. Forte ai sacerdoti: il valore delle eucaristie quotidiane “senza popolo, ma per tutto il popolo”.

Chieti. Mons. Forte ai sacerdoti: il valore delle eucaristie quotidiane “senza popolo, ma per tutto il popolo”.

In questo tempo, segnato dalla minaccia del Coronavirus, ci è stato chiesto di celebrare l’Eucaristia senza concorso di popolo quale misura precauzionale a beneficio di tutti. Qualcuno potrebbe domandare: non è questo un modo di svuotare il senso comunitario della celebrazione della morte e resurrezione di Gesù? Rispondo a partire dalle convinzioni della Chiesa e anche alla luce dell’esperienza spirituale e pastorale, maturata nei vari decenni del mio ministero. Parto dal ricordare un dato fondamentale: siamo preti perché Gesù ci ha voluti tali, ci ha chiamati e ci ha amati così e così sempre ancora ci vuole e ci ama, Lui che è fedele per sempre nell’amore. Il senso della nostra vita e della nostra vocazione non consiste in qualcosa, fosse pure la più bella del mondo, ma in Qualcuno: questo Qualcuno è Lui, il Signore Gesù. Siamo preti perché un giorno Lui ci ha raggiunti e ci ha chiamati a seguirLo nel sacerdozio (ognuno di noi sa come: nella parola di un testimone, in un gesto di carità che ci ha toccato il cuore, nel silenzio di un cammino di ascolto e di preghiera, perfino nel dolore di una vita che ci è apparsa improvvisamente come sciupata senza di Lui)!

A Lui che chiamava abbiamo risposto sì: e da allora si è accesa in noi una fiamma d’amor vivo, che con la Sua grazia non si è mai più spenta. Una fiamma che ci fa ardere di Cristo, desiderare Lui, volere quel che Lui vuole per noi. Non avremmo potuto essere preti ed esserlo con fedeltà, nonostante tutto, se non fosse stato il Signore a donarcelo, a vivere in noi, a innamorarci sempre di nuovo di sé. È questo amore che ci ha spinto a tutte le opere che abbiamo fatto per gli altri: dalla semplice accoglienza del cuore, all’ascolto perseverante e paziente del prossimo, allo sforzo di trasmettere a tutti il senso e la bellezza della vita vissuta per Dio e il Vangelo, alle opere della carità e all’impegno per la giustizia, condividendo specialmente l’ansia del povero e cercando di farci voce di chi non ha voce. Certo, ci sembra sempre poco quanto abbiamo potuto fare o abbiamo fatto: quel che è certo è che – se qualcosa di vero e di bello abbiamo realizzato per gli altri – lo abbiamo fatto perché è Gesù che ci ha dato di farlo! È Lui che si è donato a noi e ci ha reso capaci di gesti di gratuità, che da soli non avremmo mai potuto neanche pensare o sognare.

Questa premessa – che è poi la testimonianza umile della nostra vita di chiamati da Cristo – mi porta a spiegare perché ritengo giusto e motivato il bisogno di celebrare ogni giorno l’eucaristia e di farlo anche quando non ci fosse concorso di popolo: non si tratta di un precetto, ma di un bisogno, non solo emotivo (a volte, anzi, l’emotività sembra farsi del tutto da parte!), ma vero, profondo, ineludibile. È il bisogno di riempire ogni giorno la nostra vita di Lui: è Gesù che ci ha detto che a ogni giorno basta il suo affanno (cf. Mt 6,34), cioè che ogni giorno è lungo quel tanto che basta per sostenere la lotta e conservare la fede. Ogni giorno nasce il sole per noi e ogni giorno il nostro cuore assetato d’amore ha bisogno che il sole dell’Amato lo raggiunga e lo riscaldi di nuovo: se Lui è la nostra vita, il senso e la bellezza di essa, non possiamo fare a meno di incontrarLo, lì dove Lui vivo e vero si offre a noi. Che pensare di un innamorato che – potendolo – non sentisse il bisogno di incontrare anche ogni giorno la persona amata? E se questo vale per l’amore umano, che spesso è tanto fragile e volubile, come potrà non valere per l’amore che non delude e non tradisce, l’amore che fa vivere nel tempo e per l’eternità, l’amore di Dio in Cristo Gesù, vita nostra?

Ecco dunque perché è profondo il bisogno di incontrare il Signore ogni giorno e sempre di nuovo: e dove potremmo incontrarlo di più noi sacerdoti, se non dove Lui ci ha promesso e garantito il dono della Sua presenza viva e vivificante? “Questo è il mio Corpo – questo è il calice del sangue della nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”. Sì, ogni giorno abbiamo bisogno di Gesù: e se la domenica lo incontriamo nella festa del giorno della Sua resurrezione e della vita nuova che Lui dona alla Chiesa e al mondo, la grazia che ci fa di poter celebrare ogni giorno il memoriale della Sua pasqua ci riempie quotidianamente di gioia e di pace. Non siamo soli nel cammino del nostro ministero: è Cristo a raggiungerci sempre di nuovo con la Sua Parola di vita; è Lui a visitarci nei fratelli e nelle sorelle che chiedono il nostro aiuto; è Lui – al vertice di tutto questo e come fonte viva di questo fiume di vita e d’amore – a farsi presente nell’eucaristia, perché ci nutriamo di Lui, viviamo di Lui, Lo amiamo, oggi e per l’eternità, e lo doniamo agli altri con fede e amore.

Perciò è giusto e bello celebrare l’eucaristia ogni giorno e fare di tutto perché essa non manchi mai a chi la chiede. Perciò è più che motivato celebrarla anche quando a viverla con noi sono solo la Vergine Maria, gli Angeli e i Santi: è per incontrare Te, Gesù, nella maniera più intensa (“chi mangia Cristo diventa Cristo”, affermava Sant’Agostino), Tu che sei la vita vera, l’amore che dà senso a tutto e tutto trasforma, il dono che rende perfino uno come me capace di grazia e di perdono. Celebriamo ogni giorno per chiedere al Risorto che tutti possano conoscerLo, amarLo, sperare e confidare in Lui, nel modo in cui Lui solo può rendere capace ciascuno. Celebriamo ogni giorno, anche quando siamo costretti a farlo da soli (come a volte i martiri nelle prigioni in cui erano stati gettati: si pensi all’esempio del grande Card. Nguyȇn Văn Thuȃn) perché, come ogni giorno abbiamo bisogno del pane per vivere, così abbiamo bisogno di Te, Gesù, per vivere la vita che non finirà: in questo duplice senso diciamo al Padre, per noi e per i nostri fratelli, le parole che Tu ci hai insegnato: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Celebriamo ogni giorno per incontrare Te, Signore Gesù, per farci raggiungere e trasformare sempre di più dalla Tua bellezza che salva, per essere – nonostante la nostra povertà – il riflesso povero e innamorato di Te.

Incontrando e ricevendo Te, possiamo dire veramente di celebrare per gli altri e con loro, anche se essi non sono visibilmente presenti, perché in Te incontriamo il popolo che ci hai affidato, a Te affidiamo il suo amore e il suo dolore, anche se molti di loro non lo sapranno mai. Questo è il ministero di intercessione cui ci hai chiamato, di preghiera per gli altri e al loro posto, anche per quelli che non conosciamo o non conosceremo mai, preghiera che possiamo vivere solo uniti a Te, in Te e per Tuo mezzo, perché Tu sei il Sacerdote della nuova ed eterna alleanza consegnato per la vita, la gioia e la salvezza di ognuna della Tue creature. Celebrando ogni giorno, riceviamo forza per i gesti di carità e di vicinanza alla nostra gente, specie agli ammalati, che ci sono richiesti in questo tempo non facile, in cui il conforto dei sacramenti è più che mai necessario per tutti. Celebrando ogni giorno, speriamo di diventare in tutti i sensi migliori in Te e grazie a Te, che nei sacramenti della Tua Chiesa ci raggiungi come il solo bene, la bontà perfetta, la bellezza che tutto trasfigura e salva. E penso, carissimi Sacerdoti, che al fondo del cuore di noi tutti, servi della riconciliazione, testimoni del Vangelo, c’è questo stesso bisogno.
Vi chiedo allora di incontrarci ogni giorno all’altare della vita anche in questo tempo di prova, di dolore e perfino di morte: io porterò ognuno di Voi, Voi me e insieme porteremo tutto il nostro popolo amato, e sarà Cristo a portarci, a portare la nostra croce e quella di coloro di cui dobbiamo farci carico, a donarci la Sua vita di Risorto, che ha vinto il peccato e la morte per vincerli in noi e nei nostri compagni di strada, nel tempo e per l’eternità. La Vergine Madre Maria ci assista in questo cammino di fedeltà, di preghiera e di amore