Corpus Domini. La riflessione di mons. De Luca

Corpus Domini. La riflessione di mons. De Luca

“Ho desiderato ardentemente …” (Lc 22,16)

Amati Sacerdoti, sorelle e fratelli, quest’anno anche la festa del Corpus Domini risente delle dolorose rinunzie celebrative e delle sentite manifestazioni di fede eucaristica che ogni anno contraddistinguono questa solennità. Nelle nostre chiese bisognerà mantenere il numero limitato di presenze, nel rispetto del distanziamento e delle misure precauzionali anticontagio, e non sarà possibile vivere la processione Eucaristica durante la quale viene adorato Gesù vivo e vero, presente nel Santissimo Sacramento.

La celebrazione della solennità del Corpo e Sangue di nostro Signore Gesù Cristo è, tuttavia, sempre motivo di riflessione, di lode e ringraziamento e di profonda adorazione e contemplazione del grande Mistero (cfr Ef 5,32). Lo è ancor più quest’anno, in cui per un lungo periodo ne abbiamo fatto fisicamente digiuno, ma non spiritualmente, ne sono più che certo.

È un po’ rivivere con il cuore e la mente in quel cenacolo dove tutto è cominciato; è tornare alle radici del nostro essere Comunità ecclesiale, del nostro vivere e del nostro morire. È tuffarci in modo tutto particolare nelle sorgenti della salvezza. Il Risorto, ad ogni Celebrazione Eucaristica, viene a noi e ci raduna come popolo perché, in festosa assemblea, celebriamo il sacramento pasquale del Suo Corpo e del Suo Sangue.

“Prendete, mangiate… bevetene tutti…” (Mt 26,26.27). Carissimi amici, la solennità di quest’anno ci sollecita ancor più, come Comunità di credenti, ad una attenta e seria verifica sulla nostra relazione di fede che viviamo con il Signore Gesù. Egli, risorto e vivente, è presente nella sua Chiesa e la guida e la protegge assicurandole il Suo sostegno; ed essa, nel Suo Amore fiducioso non si stanca mai di invocarlo nella prova, e nella gioia sempre gli rende grazie (cfr. Prefazio delle Domeniche del tempo Ordinario IX).

È una intensa ed intima relazione sacramentale tra lo Sposo e la Sua sposa, la Chiesa. Una presenza che diventa per la Chiesa-sposa esperienza, anche se misteriosa ed intangibile; una esperienza talmente profonda e singolare che ispira un ineffabile sentimento di fiducia, di sicurezza e che la appella nell’intimo, continuamente. Dopo l’Ascensione di Gesù, che lo sottrae all’esperienza sensibile degli uomini, la Sua presenza nella Comunità dei credenti cambia segno ma non realtà. Egli resta e si dona: il segno del pane spezzato e del vino, nei quali offre il Suo Corpo come cibo e il Suo Sangue come bevanda di salvezza e di vita (cfr 1Cor 10,16-17; Gv 6,51). Egli rimane con noi per sempre sino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20).

 “…Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19).

Sì, possiamo incontrarlo Gesù facendo di Lui “memoria”. Durante ogni celebrazione liturgica, infatti, la Comunità riunita nel Suo nome, con la forza dello Spirito, fa “memoriale” della vita del Suo Maestro, della Sua morte, della Sua Resurrezione, e in tal modo Lo rende “presente”. Non si tratta di una presenza disincarnata, o di un mero riportare alla mente le belle gesta compiute da Gesù (ricordo). “Memoriale” è ricordo e celebrazione; è rendere presente ciò che significa. Non è un simbolo che indica la realtà, ma è un gesto che la riproduce, la riattualizza. Attraverso i segni del pane e del vino mangiati e condivisi dalla Comunità, Cristo è realmente presente nella Sua realtà e totalità e nel mistero che ci vengono comunicati.

L’Eucarestia, dunque, è “memoriale” della Sua passione-morte-risurrezione, è ricordo e celebrazione di tutta la Storia della Salvezza: lo è delle vicende di Israele, “popolo di Dio”, della vita di Cristo, della storia e della vita attuale della Chiesa, “nuovo popolo di Dio”. È unione intima, l’Eucarestia; è epifania sacramentale della Pasqua; è memoria di fede. È desiderio intimo di Lui, fonte inesauribile di ogni bene (cfr Colletta alternativa della solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo – anno A).

Carissimi, non ci troviamo di fronte a delle belle parole di un ottimo predicatore, ma siamo alla Presenza dell’Amore che diventa chiodi, sangue, morte. Siamo di fronte non ad un amore, ma all’Amore; all’Amore di Dio che è totale, definitivo; all’Amore che ci ama, che mi ama fino alla morte, nonostante la mia, la nostra indifferenza, senza aspettarsi nulla da me, da noi… e questo Amore noi contempliamo!

Quest’anno, non porteremo per le nostre strade il Corpo del Signore. Non cammineremo con Lui, ma lo “guarderemo” faccia a faccia, permettendoGli di parlarci, nel prolungamento della stessa Eucarestia celebrata, contemplando il “Dio con noi”, “cor ad cor loquitur”, secondo il motto cardinalizio di San John Henry Newman.

È mio vivo desiderio che in ogni Comunità parrocchiale, possibilmente domenica 14 giugno 2020, si esponga il Santissimo Sacramento per un prolungato tempo di adorazione. Il popolo santo di Dio sosterà col Suo Signore in intima unione con Lui e, proclamando e professando la sua fede nel Signore Risorto, vivo e vero presente realmente e totalmente nel Santissimo Sacramento, potrà riconoscersi popolo redento (cfr Lc 1,68). Si abbia cura di proporre turni di adorazione per piccoli gruppi, sempre nel rispetto delle norme vigenti. Non si tralasci di raccomandare alla nostra gente anche altri segni esterni della nostra adorazione verso il Signore quali, per esempio, l’esporre drappi alle finestre o ai balconi e ceri accesi, elementi questi od altri tipici della pietà popolare intenti unicamente alla lode del Signore. L’Ufficio Liturgico diocesano ha preparato un apposito sussidio per un momento comunitario di adorazione a conclusione della giornata.

“…Voi stessi date loro da mangiare” (Mt 14,16). “Questo è il mio corpo, che è per voi” (1Cor 11,24).

Tutti coloro che Gesù unisce a sé nell’Eucaristia sono chiamati a ripetere e fare propria tale dichiarazione. Fatti una cosa sola con Lui, possono dire a ognuno: ecco qui la mia persona, sono a totale disposizione… sèrviti! Eppure “Ci sono di quelli che mangiano, ma non si lasciano mangiare. Ci sono di quelli che non mangiano, ma si lasciano mangiare. Ci sono di quelli che mangiano e si lasciano mangiare” (Sant’Agostino). A quale categoria appartengo?

Maria, donna eucaristica, ci aiuti ad adorare il Mistero, ad incarnarLo, a viverLo.