“Se c’è un’esperienza che può aiutarci in questo momento di emergenza ad affrontarlo senza perdere la speranza è quella che riconduce al cammino di maturazione umana e spirituale che appartiene ad ogni uomo”. Lo sottolinea don Ivan Maffeis, sottosegretario e portavoce della Cei, ricordando che “per un credente, questo cammino ha il volto della preghiera”.
La preghiera, spiega, “porta, in questo momento, a farci carico di tanti ammalati, di tante persone che nelle case e negli ospedali stanno soffrendo; porta ad intercedere per infermieri, medici e per quanti stanno dando la vita, in prima linea, per curare le persone; ci porta a riscoprire il volto di Dio, che è sempre dalla parte dell’uomo anche quando tutto sembra contro”. Un Dio, aggiunge, “che ama l’uomo”. E “questa riscoperta del volto di Dio, alimentata dalla preghiera di ciascuno, porta a riscoprire il volto del fratello”.
La preghiera, infatti, “diventa carità, che si realizza nei gesti concreti”. “In questo tempo in cui tutti siamo costretti a stare di più, insieme, in famiglia – rileva don Maffeis – vuol dire carità che si fa pazienza nei rapporti con le persone care, diventa stile di vita, non solo di sopportazione, ma di una nuova modalità di stare insieme”. È una carità, osserva ancora il sottosegretario della Cei, che si esprime in tanti gesti di prossimità, di servizio: penso a tanti volontari, a tante realtà associative che si stanno facendo carico degli ultimi, dei poveri, dei più bisognosi, a tanti giovani che si rendono disponibili, nel condominio, per fare la spesa all’anziano”.
Tutto questo, conclude, “ci consegna un patrimonio enorme, un patrimonio che è la ricchezza del nostro Paese, che è la chiave per affrontare questa emergenza ed è anche la garanzia per poterne uscire insieme”.