In questo momento così difficile a causa della pandemia da coronavirus che ha colpito l’intera umanità, senza risparmiare il territorio delle nostre Diocesi con il suo tributo di morti e malati, desidero esprimervi la mia vicinanza e incoraggiarvi, consapevole che il vostro servizio di docenti ed educatori è oggi ancor più necessario.
La crisi che stiamo vivendo investe molteplici ambiti: da quello sanitario a quello economico, da quello relazionale per arrivare alla dimensione della fede nel suo vissuto personale e comunitario. Si riaccendono le domande di senso che abitano nel cuore di ciascuno di noi e alle quali dobbiamo far fronte non solo per noi stessi ma anche nel desiderio di aiutare gli altri e, nel vostro ambito, i ragazzi che vi sono stati affidati come alunni. In questo periodo, in modo speciale i nostri i ragazzi e giovani, stimolati alla riflessione ma anche intimoriti dalle tante notizie che continuamente li bombardano, si interrogano su più questioni: che peso avrà nel futuro l’esperienza di questo virus? Perché è successo? Come sarà il domani? Cambierà qualcosa? Insieme ad altre domande che toccano la fede: perché Dio non ferma la pandemia? Perché la vita umana è così fragile e come si può realmente proteggere? Come trovare nella scienza una risorsa reale che possa proteggerci senza fallire?
I ragazzi sono messi di fronte alla fragilità e alla morte propria e delle persone care. Forse molti metteranno a tacere queste domande, ma altri lasceranno che trovino spazio nel loro cuore. Al ritorno a scuola tutto ciò sarà una nuova occasione per voi, per stimolare la riflessione e la ricerca di senso. Nel mondo della Scuola, in questo contesto inaspettato – come voi ben sapete e sperimentate – è in atto una sorta di rivoluzione culturale. Ci si sta attivando in molteplici modi per affrontarla e gestirla. È stato positivo vedere che tanti docenti, anche quelli di religione, non si sono tirati indietro di fronte a questa sfida, ma sono stati capaci di far nascere una grande solidarietà tra loro, tra insegnanti e alunni, tra insegnanti e famiglie. La distanza fisica viene supplita dall’uso dei mezzi di comunicazione, aprendo nuovi scenari, offrendo possibilità di un nuovo stile relazionale e di vicinanza, che insieme alla presenza fisica modellerà sempre più il codice relazionale del nostro tempo e del futuro che ci aspetta. Quale può essere dunque il compito dell’Insegnamento di Religione Cattolica in questa particolare circostanza?
Penso che oggi si presenti l’opportunità per voi di far emergere dai ragazzi tante domande, sul senso di una realtà che ci interroga, senza la pretesa di dare affrettatamente delle risposte ma piuttosto stimolare e suscitare la loro ricerca, l’approfondimento, in vista del reale interesse per la loro crescita umana e cristiana. Sappiamo bene che i giovani cercano chi, con empatia e vero interesse, si avvicini alla loro vita e li aiuti a non perdere la speranza nel futuro, a coltivare un sogno, a pensare a un progetto per la propria vita, a interrogarsi sulla fede, su come manifestarla e coltivarla, e sulla proposta di vita nuova che viene dal Vangelo di Gesù, il Risorto. Penso che in questo voi possiate e dobbiate avere un ruolo fondamentale.
Carissimi Insegnanti, vi ringrazio perché in questi giorni faticosi anche per voi, vi impegnate per portare agli studenti e alle loro famiglie il vostro prezioso contributo. Vi incoraggio a vivere voi stessi con speranza questo tempo di prova e di incertezza. Vi accompagno con la mia preghiera e la mia gratitudine.