Incanto per un giorno santo

Incanto per un giorno santo

Incantation pour un jour saint  è il titolo di un magnifico brano organistico di Jean Langlais, compositore francese del Novecento. Ho pensato di usare questo brano non solo come augurio di Pasqua, ma per aiutarci insieme a vivere la Pasqua in questo tempo così oscuro.

Innanzitutto il termine Incantation. Come possiamo tradurre questa parola? Incanto, Stupore, Meraviglia per un Giorno Santo? Sì, proprio così ci dice la liturgia: ci invita a contemplare la Pasqua come “il Giorno Santo”, il Giorno per eccellenza, il Giorno che proietta il tempo dell’uomo nel Giorno eterno di Dio.

La Pasqua è il giorno della nuova creazione, il giorno che oggi attendiamo, il giorno della liberazione dalla malattia, dal contagio, dalla morte. «Hic est dies verus Dei», canta l’inno di Pasqua: «Questo è il giorno che ha fatto il Signore», giorno Santo di Dio, e noi con tutta la creazione gemiamo e soffriamo in attesa di questo giorno Santo.

Noi, nonostante tutto, possiamo celebrarlo. Possiamo stupirci per questo giorno che mette fine a ogni tenebra perché splende «il sole nuovo che sorge dall’alto»: Cristo Signore!

Questo brano inizia con la proclamazione solenne delle tre note dirette all’intero universo in cui il sacerdote, con apostolica voce, canta «Lumen Christi», e tutto il popolo risponde «Deo gratias» (Rendiamo grazie a Dio).

Come appare straordinariamente contrastante l’incedere solenne delle note precise, granitiche, potenti rispetto alla risposta, in organo pleno, su accordi quasi confusi, estremamente dissonanti, faticosi nel trovare una conclusione. Quanto è efficace questo contrasto: la ripetizione ad altezze successive, a intervalli ascendenti che indica come la luce di Cristo risplende con straordinaria nitidezza, e per converso la risposta degli uomini sempre diversa, turgida, confusa, e purtuttavia estremamente efficace, corale, forte. Sembra voler dire che, nonostante le nostre difficoltà, la nostra confusione in questo tempo particolare, noi vogliamo esprimere con decisione questo «Deo gratias»: perché sappiamo che questa luce vincerà le nostre tenebre, ci porterà fuori da questo tunnel apparentemente senza uscita e, dopo la tristezza del Venerdì Santo, c’è la gioia della Pasqua. La luce di Dio è più forte della notte. Dio vince la nostra morte. Dio ci promette un futuro, un futuro nuovo dove percepire la sua presenza in mezzo a noi.

Allora non ci resta che cogliere l’altro segno liturgico che il grande compositore ha inserito nella sua opera: la supplica litanica eseguita dalle tastiere dell’organo, a cui il pedale risponde «Salvaci Signore», «Ti preghiamo, ascoltaci». Questo rito fa parte della Veglia pasquale. Tutto il popolo di Dio, con coloro che sono stati appena battezzati, innalzano questa supplica al Padre del cielo: «Da ogni male, da ogni peccato, da ogni angoscia: Salvaci Signore».

Dio doni al mondo la pace, la serenità, la concordia, la salute, la vita. Lo chiediamo come dono della Pasqua e, visto che non lo possiamo fare tutti insieme, quest’anno ho voluto che il nostro organo, che ci manca tanto e che ascoltiamo con grande gioia ogni domenica, lo faccia al posto nostro, lo faccia per tutti noi, per tutti voi che mi siete tanto cari in questo momento difficile.

Per dirvi che vi porto nel cuore! Vi metto tutti quanti nel calice della salvezza che innalzerò alla Veglia pasquale come perfetto, definitivo sacrificio a gloria del Suo nome.

E infine questo brano si conclude con un accordo prolungato, solenne, perfettamente consonante. Dopo quella tonalità così dilatata, tipica della musica del Novecento, ascoltiamo questa sorta di ricongiungimento univoco. Tutto è ricondotto perfettamente all’uno, uno squarcio del tempo per offrirci una visione sull’aldilà. Una “divina lunghezza” direbbe Schumann, che ci dona la prospettiva di una grande speranza.

Ora la mia voce si unisce a quella del nostro organo per farvi questo augurio:
Vinci il buio di questo momento perché la luce di Cristo è più forte di ogni tenebra.
Abbi fiducia in Dio che salva le sue creature da ogni male.
Stupisciti di questo Nuovo giorno, Vero giorno, e impara a vivere il tempo immerso nella luce e nella gloria di Dio.
E infine vivi la speranza, squarcia il muro della morte, perché il nostro Dio, che risorge dai morti, apre per tutti noi un nuovo futuro di vita. Buona Pasqua.

don Maurizio Corbetta, parroco di Santa Maria Segreta – Milano