Nella solennità della Pentecoste, la Chiesa ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, avvenuta, secondo il racconto degli Atti, nel giorno della festa ebraica dallo stesso nome, cinquanta giorni dopo la Pasqua. Il Vangelo di Giovanni proposto oggi racconta di una prima effusione dello Spirito avvenuta la sera stessa del giorno della risurrezione. Narrazioni differenti, ma un unico messaggio di fondo: che siano cinquanta giorni o uno solo, è chiaro che per gli evangelisti lo Spirito Santo è un dono reso possibile dalla risurrezione. La scelta di Giovanni, che colloca tutto in uno stesso giorno, rende però più evidente il legame tra Risorto e Spirito.
Il primo frutto della risurrezione e dello Spirito è la pace. I discepoli stanno ben chiusi in casa, per paura, come viene espressamente specificato. E le prime parole di Gesù sono un incoraggiante «pace a voi». Lo stesso «mettersi in mezzo» del Signore vuole confortare e sostenere: io ci sono, sembra dire Gesù ai suoi impauriti. E sono proprio io! – continua ad affermare con i suoi gesti, mostrando le mani e il fianco, recanti i segni della passione. Dopo il dono, il compito: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Parole molto simili a quelle udite domenica scorsa in Matteo, perché in fondo sempre di tale missione si tratta: portare Gesù, portare Dio e il Vangelo al mondo intero. Lo Spirito serve (anche) a questo, come il racconto degli Atti mostra chiaramente, legando la sua discesa sugli apostoli al meraviglioso annuncio di Pietro in tutte le lingue del mondo. Gesù è il primo mandato, dal Padre, e noi suoi discepoli siamo inviati da lui e come lui.
Subito legato all’effusione dello Spirito è poi il secondo dono: il perdono dei peccati. Agli apostoli è concesso di poter perdonare (o no) i peccati… qualcosa di incredibile, a ben pensarci! Dono che la Chiesa ha conservato gelosamente nei secoli, somministrando misericordia nei cuori doloranti degli uomini. Può forse stupire che l’unico frutto dello Spirito espressamente ricordato dal Vangelo sia il perdono dei peccati, ma certamente consola che sia così. Davanti a tutto il male che c’è nel mondo, la Chiesa non si stanca di portare la medicina del perdono, l’unica a poter sanare dal profondo anche i cuori più corrotti dal male e l’unica efficace contro il male stesso (non l’odio, non la vendetta, non la violenza)….