La “Chiesa domestica” in cammino con il Risorto. VI Domenica di Pasqua. Percorso per la famiglia

La “Chiesa domestica” in cammino con il Risorto. VI Domenica di Pasqua. Percorso per la famiglia

Anche il brano evangelico odierno è tratto dal lungo discorso di addio di Gesù (Gv 13-17), ma apre al contempo alla celebrazione – tra due settimane – della Pentecoste, in cui la farà da padrone lo Spirito Santo. Così, ancora si intrecciano
passione e risurrezione, si ascolta un testamento spirituale, ma è il testamento del Risorto.
Sono parole di promessa: il Padre invierà lo Spirito e, in questo modo, Gesù non lascerà «orfani» i suoi, che continueranno a «vederlo» anche quando non ci sarà più, grazie allo Spirito. In che modo? Per rispondere, è possibile considerare la parola usata da Gesù, intraducibile e perciò lasciata nel testo italiano: Paràclito, letteralmente “(uno) chiamato (a stare) accanto”. Lo Spirito assolve a questo importante compito: non lasciare che i discepoli restino da soli, sentendosi di conseguenza abbandonati. È lo Spirito a continuare l’opera del Signore, rimanendo con noi «per sempre».
L’agire dello Spirito nel discepolo, tuttavia, non è qualcosa di magico (come sappiamo bene!). Per questo è del tutto comprensibile il duplice invito con cui si apre e si chiude il Vangelo di questa domenica: amare e osservare i comandamenti. C’è qui racchiuso il mistero della grazia e della libertà: noi possiamo amare solo grazie allo Spirito, e allo stesso tempo senza la nostra libera volontà di amare e osservare i comandamenti, lo Spirito non può agire in noi. La promessa di Gesù, quindi, non ci lascia inattivi, ma chiede a ciascuno di accogliere e aderire: come ogni (bel) dono ricevuto, la gratuità implica, almeno, l’accoglienza… anche un dono si può rifiutare!
Fa bene sentire queste parole, sapere che Gesù si fa carico del timore dei discepoli – loro che lo avevano lì davanti in carne e ossa, in potenza e sapienza – di fronte all’idea di rimanere orfani…