Nel giorno del silenzio, il Sabato santo, nel luogo simbolo del ricordo, il Cimitero Monumentale, in una Milano piena di sole, ma surreale e deserta, il suono di sole 3 voci che pregano insieme, invocano l’unico Dio e il Signore risorto, è forte e parla – diretta – al cuore di tutti i cristiani e di chi non ha fede, di chi soffre, spera e di chi non è riuscito a sopravvivere alla pandemia. L’Arcivescovo, la pastora della Chiesa valdese, Daniela di Carlo e padre Traian Valdman, vicario Emerito della Diocesi italiana della Chiesa Romena, entrano insieme al Monumentale, dopo un breve momento di raccoglimento ai piedi del grande e storico scalone che porta al Famedio, per far risuonare, attraverso una preghiera ecumenica, il messaggio «della vittoria di Dio sulla morte. Un compito che le Chiese cristiane sentono ancora più urgente dentro la nostra storia, dentro i nostri giorni», come dice il vicario episcopale e presidente della Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo, monsignor Luca Bressan. A rappresentare Milano ci sono la vicesindaco Anna Scavuzzo, che indossa la fascia tricolore del Primo cittadino, e Roberta Cocco, assessore ai Servizi Civici del Comune.
Dopo la preghiera penitenziale e la lettura del Vangelo della Risurrezione di Luca, i rappresentanti delle Chiese prendono la parola proprio per dare testimonianza «con una sola voce, dell’essenziale», per usare un’espressione dell’Arcivescovo.
Le riflessioni
«Rappresentiamo tutte le Confessioni cristiane presenti in città, presenti nella nostra terra. Noi cristiani abbiamo le nostre storie complicate, ma questa situazione ci chiama a diventare più semplici, più essenziali», sottolinea, infatti, il Vescovo Mario, che aggiunge. «Se la città secolare, la città che ha dichiarato l’assenza di Dio, che può vivere senza pregare, senza celebrare, se la città ci domanda: “Perché siete qui, voi cristiani? Perché ci siete?”, rispondiamo, talora, elencando i nostri meriti e il nostro contributo alla storia, alla cultura, alla carità. Ma in questo luogo, in questo momento tragico per la città e per l’intero pianeta, riceviamo la grazia di ritrovare l’annuncio essenziale, di proporre la verità che ci unisce, di dire insieme la parola inaccettabile e necessaria, scandalosa e liberante, taciuta e obbligatoria».
E ciò che si può dire insieme, da discepoli di Cristo, è una, semplice e sconvolgente. «Morte, pietra che schiacci ogni speranza, veleno che inquini ogni gioia, spavento che atterrisci ogni vivente, morte, sei stata sconfitta. E noi ne siamo testimoni. Diamo testimonianza con la nostra speranza, con la nostra carità, con la nostra voce unita nel dare gloria a Dio che ha risuscitato dai morti il nostro Signore Gesù Cristo».
Così anche per padre Valdman che dice: «Celebriamo la più grande festa cristiana, la regina delle feste. Celebriamo la Pasqua del Signore che ci fa passare dalla terra al cielo. Ci liberiamo dalla paura della morte, rafforziamo la speranza e viviamo da risorti. Anche durante la pandemia del Coronavirus, il giorno della Risurrezione è giorno di gioia, di riconciliazione, di speranza, di solidarietà. Abbracciamoci gli uni gli altri, anche a distanza e perdoniamo tutto per la Risurrezione».
«Non siamo in grado di dire una parola definitiva, oggi, sul perché della pandemia. Siamo, invece, sempre nella posizione di annunciare la grazia di Dio attraverso Cristo», osserva, da parte sua, di Carlo, accennando «all’uso predatorio e scellerato che l’umanità fa della terra» e a mutazioni devastanti della vita dei virus, di cui ne «è esempio il Covid-19».
«Non perdiamo la gioia della fede che sta imparando a convivere con l’addio che daremo a chi ci lascia, con la preghiera per coloro che sono negli ospedali, per lavoro o perché malati. Se annunciamo la grazia, ci imbattiamo nella Risurrezione. È questo lo scandalo del nostro annuncio evangelico che ci porta a dire che la tomba è vuota».
Le intercessioni e l’augurio Pasquale
Concetti e invocazioni ripetute nelle preghiere di intercessione, ovviamente, centrate sull’emergenza pandemica, ma anche attente a non dimenticare «tutte le altre grandi tragedie che minano la pace nel mondo», come lo sfruttamento e l’ingiustizia. «Aiutaci a mantenere salde le catene di solidarietà nell’Europa tutta, non abbandonarci alla paura del contagio, ma ancora di più al contagio della paura».
«Preghiamo per i preti, i pastori, uomini e donne che la morte ha sottratto al Ministero; per tutti i vivi che danno conforto, che servono per il sollievo, che seppelliscono i morti; per tutti i poveri che non trovano soccorso, per tutti i gemiti che non trovano ascolto».
E, infine – dopo la recita del Padre Nostro -, arriva anche l’augurio pasquale, rivolto idealmente, da ciascuno dei Ministri, a tutta la città, alla Lombardia, al Paese e al mondo.
L’Arcivescovo: «A tutti i cristiani dico buona Pasqua. Faccio i miei auguri a tutti i fedeli di altre religioni, perché possano vivere, trovare nella loro fede, il conforto delle prove. E faccio gli auguri anche a tutti coloro che non si riconoscono in nessuna religione: che possano, come abbiamo pregato qui, trovare motivi di saggezza nel meditare il tempo che stiamo vivendo e nel coltivare insieme il desiderio, la speranza di una città solidale, di una convivenza fraterna».
La pastora di Carlo «Buona Pasqua affinché possano sentire per esperienza la Risurrezione, quella che Cristo ha avuto e ci ha offerto per primo, quella che ci permette di buttare via l’ansia, il dolore, la paura per diventare donne e uomini solidali, che in Cristo, vedono, nel volto delle persone che incontrano, fratelli e sorelle coi quali costruire la città che vuole rinascere».
Padre Valdman: «Buona Pasqua da parte dei Cristiani Ortodossi di Milano e d’Italia. Buona Pasqua per vivere questo momento come un momento di grande gioia, un momento di comunione e di grande speranza della vittoria della vita sulla morte. Ecco perché tutti insieme dobbiamo comunicare, fra noi e al mondo, che Cristo è risorto, veramente è risorto».
Celebriamo la più grande festa cristiana, la regina delle feste. Celebriamo la Pasqua del Signore nostro Gesù Cristo che ci fa passare dalla terra al cielo. Ci liberiamo dalla paura della morte, rafforziamo la speranza e viviamo da risorti. Anche durante la pandemia del Coronavirus, il giorno della risurrezione è giorno di gioia, di riconciliazione, di speranza, di solidarietà. Irradiamo di gioia. Abbracciamoci gli uni gli altri, anche a distanza. Perdoniamo tutto per la Risurrezione