Le campane ai tempi del coronavirus: preghiera accorata e segno di fratellanza

Le campane ai tempi del coronavirus: preghiera accorata e segno di fratellanza

«Segno di fiducia nella presenza e nell’aiuto del Signore nonché vicinanza alle persone che soffrono», scrive Mons. Nosiglia, «visita di un angelo alle singole case, un invito a guardare lontano e a desiderare la salute» ribadisce Mons. Delpini, «suono che fa sentire vicinanza ai malati, a quanti sono impegnati nel contrastare il virus e a quanti si trovano nelle loro case» sottolinea Mons. Zuppi. Le campane ai tempi del Coronavirus. Amate o vituperate, ascoltate o accusate, in questo momento di particolare emergenza scendono in campo dall’alto dei loro campanili con la missione speciale di unire non solo l’essere umano a Dio ma anche di collegarlo “virtualmente” con la sua casa.

Celebrazioni a porte chiuse ma con centinaia di cuori spalancati che, al suono dei bronzi delle varie comunità, si connettono via mente o… via wi-fi per partecipare, seppur telematicamente, ai sacri riti.

Per esempio le parrocchie torinesi di Mirafiori sud, di Moncalieri e di Savigliano suonano le campane tutte le sere alle 19 per invitare i fedeli ad unirsi alla preghiera del rosario, a Rivalta di Torino alle 20.30 il campanile dei Santi Pietro e Andrea annuncia la benedizione eucaristica, a San Gioacchino la melodia dell’inno mariano “Madre Santa” indica alla comunità l’inizio della celebrazione di mezzogiorno, alla Piccola Casa della Divina Provvidenza alle 17 l’antica campana chiamata “del Cottolengo” accompagna la benedizione con la reliquia del Santo. E se a Carmagnola mercoledì 25 marzo è stato rinnovato il voto all’Immacolata tra il tripudio dei campanili cittadini anche il popolo di Poirino venerdì 27 alle 21 si è votato alla Madonna del Rosario con una novena ad oltranza annunciata proprio dal suono delle torri campanarie del concentrico.

Chieri non è da meno e nella giornata del 29 marzo si è affidata alla Madonna delle Grazie tra le armonie delle campane del territorio, in primis Duomo e San Domenico che, per l’occasione, è tornata a far udire la voce dei suoi tre bronzi dopo decenni di silenzio. Venerdì 27 alle 17.30 il campanile del Faà di Bruno ha fatto risuonare le note dell’Inno di Mameli armonizzato per campane nel giorno in cui l’Italia ha pregato per le vittime del covid19.

In queste domeniche di celebrazioni senza concorso di popolo, su invito dell’arcivescovo, numerose chiese delle diocesi di Torino e Susa suonano la distesa completa delle loro campane a mezzogiorno, sentite e seguite puntualmente sul web da numerosi follower grazie alle dirette streaming di parroci e rettori 2.0, come nel caso di Maria Ausiliatrice, San Vincenzo de Paoli, Stimmate di San Francesco, Fiano, Leinì. A Santa Maria di Venaria e a San Lorenzo di Altessano intorno alle 11.50 si rievocano atmosfere guareschiane con benedizione domenicale alla città e recita dell’angelus diffusi ai quattro venti dalla cima dei campanili e sanciti ancora più sonoramente dal concerto conclusivo delle campane.

Così dalle piccole cappelle delle valli alpine fino alle possenti torri cittadine il suono argentino e squillante dei sacri bronzi si libra nel cielo non solo come preghiera accorata ma anche come segno mirabile di fratellanza in un momento di difficoltà e di pericolo. D’altronde, per diversi secoli, il rintocco delle campane è stato insignito di un valore apotropaico e quasi “magico” a tal punto da essere utilizzato non solo come simbolo religioso o civile ma anche come potente strumento di difesa dalle calamità e dalle tempeste, tutti fenomeni che nel medioevo erano identificati come manifestazioni diaboliche: in alcuni paesi questa funzione è stata riportata anche sulla superficie bronzea delle campane tramite iscrizioni e dediche mirate ad allontanare gli sconvolgimenti atmosferici e le epidemie: «A fulgure et tempestate libera nos Domine» oppure «A fame et peste salva nos Domine».

Invocazioni di speranza scaturite da una fede semplice, la stessa che ancora oggi ci incoraggia a rivolgere mente e cuore verso i nostri campanili nella consapevolezza che un giorno quella voce argentina, dopo aver contribuito a scacciare le tempeste dalla nostra esistenza e a debellare l’epidemia della sofferenza e dell’isolamento, ritornerà pienamente e… finalmente a tenere fede alla sua missione di invitare il popolo alle celebrazioni, radunare il clero attorno alla mensa eucaristica e rallegrare con la sua armonia il giorno del Signore Risorto… proprio come riportato sulla campana maggiore della Cattedrale di Torino: «Plebem voco, congrego clerum, festa decoro».