Mondovì. Mons. Miragoli, “la salvezza delle anime è la legge suprema della Chiesa”

Mondovì. Mons. Miragoli, “la salvezza delle anime è la legge suprema della Chiesa”

Mentre guardiamo con animo grato e riconoscente a tutti gli operatori sanitari che si stanno prodigando per le persone che hanno contratto il coronavirus, con voi e per voi ogni giorno innalziamo preghiere per tutti gli ammalati, specialmente quelli che versano in gravi condizioni negli ospedali e che, per le necessarie restrizioni sanitarie, non possono neppure godere della vicinanza dei loro famigliari o ricevere il conforto dei Sacramenti.

“La salvezza delle anime è la legge suprema delle Chiesa!”, così recita un antico principio che potrebbe essere tradotto con queste parole più semplici: la salvezza dell’anima è la preoccupazione prima della Chiesa; oppure: prima di tutto, e ad ogni costo, la salvezza delle anime, perché possano avere la vita eterna.

Animato da questa preoccupazione, nel rispetto di quanto stabilito nel Dpcm in vigore dall’8 marzo al 3 aprile, alla luce della situazione che stiamo vivendo e che di giorno in giorno si evolve, mi è parso opportuno ricordare a tutti alcuni principi circa il perdono dei peccati e dare alcune indicazioni preventive ai sacerdoti che hanno più direttamente la responsabilità di accompagnare i fedeli e di assisterli nelle loro necessità spirituali.

 Per tutti, sacerdoti e fedeli della diocesi

Si deve ricordare che “in caso di estrema necessità l’atto di dolore perfetto, accompagnato dall’intenzione di ricevere il sacramento della Penitenza, da se stesso comporta immediatamente la riconciliazione con Dio” (CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Nota del 25 novembre 1989).

Se si verifica l’impossibilità di accostarsi al sacramento della confessione, anche il votum sacramenti, ovvero, anche il solo desiderio di ricevere a suo tempo l’assoluzione sacramentale, accompagnato da una preghiera di pentimento (il Confesso a Dio Onnipotente, oppure, l’Atto di dolore, oppure l’invocazione Agnello di Dio che togli i peccati del mondo abbi pietà di me) comporta il perdono completo dei peccati, anche gravi, commessi.

Per i Cappellani degli Ospedali e assistenti delle Case di riposo

Si ricorda che:

  1. Sono sospese da parte dei Cappellani e del personale pastorale le visite ai reparti. Per l’amministrazione del Sacramento della Riconciliazione o dell’Unzione degli Infermi si concordino le modalità e le precauzioni con l’Autorità sanitaria locale.
  2. Nell’impossibilità di procedere o, comunque, in caso di estrema necessità, si ricorda che l’assoluzione sacramentale, anche a più penitenti insieme, senza la previa confessione individuale può essere impartita in modo generale se “vi sia imminente pericolo di morte e al sacerdote non basti il tempo per ascoltare le confessioni dei singoli penitenti” (cf. can. 961 Codice di diritto Canonico).

Per tutti i sacerdoti

Ricordo l’importanza di essere comunque disponibili per amministrare il Sacramento della Riconciliazione ai singoli fedeli che lo richiedessero, adottando le necessarie precauzioni sanitarie richieste. A titolo di esempio: evitando l’uso del confessionale, osservando la debita distanza dal penitente, sulle panche della Chiesa, non di fronte al penitente, ma stando di lato.

Ricordo inoltre l’importanza di essere vicini alle famiglie che perdono i loro cari in questa battaglia difficile contro un nemico invisibile. La preghiera di commiato al cimitero, benché essenziale, sia fatta con cura.

L’accettazione delle normative e la condivisione delle necessarie norme di prudenza per tutelare gli altri e se stessi, non devono comunque oscurare ciò che la nostra coscienza sacerdotale – oserei dire il nostro dovere professionale – ci chiede: essere pastori che non fuggono nel momento del pericolo, essere “medici delle anime” che in maniera coraggiosa non temono di accostarsi alle piaghe dei fratelli.  Intanto mi associo alle parole di papa Francesco, nel ringraziare per la creatività di questi giorni nell’offrire sussidi e aiuti spirituali.

 Ai medici cattolici e al personale infermieristico cattolico

Oltre all’ammirevole impegno professionale riconosciuto, mi permetto di offrire un suggerimento, anzi, di chiedere un atto di carità, per le situazioni di emergenza, ovvero di fronte ad ammalati in isolamento e irraggiungibili: quello di una preghiera silenziosa o di un segno di croce tracciato sulla fronte di chi sta per morire. Fatelo a nome dei parenti.

Ma sappiate che è anche la benedizione del vescovo e della Chiesa. Sarete così come il buon samaritano del Vangelo, che offre aiuto e insieme speranza e consolazione.

Ogni giorno, insieme con l’Eucarestia, non mi stancherò di supplicare la Regina Montis Regalis, patrona della Diocesi e alla quale è dedicato anche l’Ospedale di Mondovì, di intercedere per tutti noi presso il suo Figlio Gesù. Dobbiamo avere fiducia, e sostenerci a vicenda!

Vi ricordo e vi benedico tutti di cuore.