«Ciò che è distrutto si ricostruisce, ciò che è invecchiato si rinnova e tutto ritorna alla sua integrità, per mezzo del Cristo, che è principio di tutte le cose». Queste parole della Veglia di Pasqua sintetizzano gli auguri che intendo rivolgere a tutti voi. La Pasqua 2020 al tempo del Covid-19, contraddicendo l’antico proverbio “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”, sarà una festività tutta casalinga, familiare e una preziosa opportunità per riscoprirsi “piccola chiesa domestica”.
Sarà una Pasqua con i riti religiosi a porte chiuse, all’insegna della “interiorizzazione”, a cui giungiamo spiritualmente più allenati e pronti, più determinati e coesi per declinare, nello scorrere dei giorni che verranno, i preziosi insegnamenti che tutti abbiamo appreso dalla storia di questi indimenticabili e terribili giorni.
Abbiamo imparato una grande lezione che deve ispirare nuovi stili di vita, attraverso sentimenti più puri e atteggiamenti più veri. La Pasqua di Cristo ci ricorda che dobbiamo fare un passaggio: dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù alla libertà, una libertà da se stessi che si apre ad una libertà per gli altri.
Facendo nostre le parole della liturgia, ci auguriamo vicendevolmente di lasciarci alle spalle le cose passate, compreso il terribile mostro potente come la morte.
Il Signore Gesù, risorto e vivente tra noi, ci apre all’audace speranza delle cose nuove e inedite che egli prepara per noi, ma non senza di noi: la capacità di apprezzare la quotidianità e la normalità della vita, di riqualificare le relazioni umane e la forza dell’altruismo che si fa solidarietà con i più poveri, di ridimensionare il delirio di onnipotenza, nella serena fiducia che, ritorni il sereno dopo la devastante tempesta.
Albeggia per tutti un nuovo mattino, un nuovo inizio. Ricominciare a sperare, riprendere il cammino, rinascere a vita nuova. Questo è fare Pasqua!