Mons. De Luca: Gesù trasfigura il nostro pianto in gioia

Mons. De Luca: Gesù trasfigura il nostro pianto in gioia

Carissimi fratelli e sorelle, il mattino di quella prima Pasqua si apre con la vista di una tomba violata ed il pianto e lo smarrimento di chi va al sepolcro per ultimare i prescritti riti di sepoltura. Accanto al dolore per la morte atroce, anche la desolazione nel non poter onorare il corpo di Cristo. Lo sconforto occlude i ricordi, la memoria è annebbiata; nessuno si sovviene dei discorsi, delle promesse, delle anticipazioni che Gesù ha fatto. C’è solo il lancinante dolore per la sua ‘assenza’.

Maria Maddalena è chiusa in un cerchio di angosciante tristezza che progressivamente si aprirà allo stupore e alla gioia quando ascolterà le parole del ‘misterioso personaggio’: «perché piangi? Chi cerchi?»; ed infine: «non mi trattenere … ma va da miei fratelli…». Gesù, il Risorto, si rivela: ha vinto la morte ed ha introdotto l’intera umanità nella possibilità-certezza di una vita senza fine.

Questo è possibile se riusciamo a rispondere anche noi all’imperativo «non mi trattenere» del Cristo Risorto. «Non mi trattenere», può significare non cercare di chiudermi nei ragionamenti asfittici di calcoli ideologici; non compromettermi con quesiti che sanno più di calcolo che di fiducia; non coinvolgermi in vicissitudini che sono il frutto di ossessivi pronostici umani. «Non mi trattenere» è una rivendicazione di libertà; è un’ultima uscita di sicurezza, se si vuole seguire il Maestro morto e risorto. Andare con Lui diventa possibile e l’approdo è sicuro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 20,17). «Non mi trattenere», non è un rifiuto radicale né una disistima da parte di Gesù, al contrario, mostra alla Maddalena tutta la sua fiducia, affidando a lei, ed in lei anche a noi, l’annuncio fondamentale da portare ai fratelli.

Nel mattino di Pasqua c’è la vera consegna della fede che è abbandono, speranza e certezza di non essere lasciati soli anche quando «Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio» (Papa Francesco, Momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia, 27 marzo 2020).

In questa terribile prova, che getta ombre di tristezza, Gesù ci chiede di non legarlo alle nostre paure, ma di incamminarci con Lui sulla via pasquale di una nuova imminente Risurrezione, di una sicura guarigione del corpo e dello spirito. È vero, ci sentiamo privati della gioia più bella delle nostre comunità che è la Pasqua, ma non possiamo avvertire la mancanza del Risorto: anche nella sofferenza e nella prova Egli ci raggiunge e, benché non ci sottragga al dolore e alla sofferenza, ci dà la forza per imprimervi un senso nuovo attraverso il quale arrivare alla gioia della Risurrezione. La sua ‘misteriosa presenza’ è percepibile nelle domande che ci rivolge: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (Mc 4,40). Sono per noi domande ridondanti ed attuali. Gesù non vuole risposte nozionistiche, non chiede teoremi, vuole solo trasfigurare il nostro pianto in gioia, perché aver ritrovato Lui e la sua comunità ci permette ancora di continuare insieme a proclamare la sua morte e la sua Risurrezione nell’attesa della sua venuta.

In questo mattino di Pasqua, segnato dalla sofferenza ma illuminato dallo splendore della Risurrezione del Signore, voglio ricordare e ringraziare particolarmente i parroci che con generosità continuano ad assistere i poveri e a donare alle comunità l’assicurazione di una diuturna vicinanza. Con l’aiuto delle religiose e dei religiosi, la carità si fa concreta. Un grato e riconoscente apprezzamento agli Uffici Diocesani, che in diversi modi continuano a lavorare a servizio delle Comunità.

Un pensiero affettuoso unito alla preghiera va alle persone sole e malate, alle famiglie segnate dalla tristezza del lutto, a quelle provate dalla perdita di lavoro e di pane, ai fratelli migranti, ai giovani scesi in campo con tenacia e coraggio, ai volontari, alle forze dell’ordine, alle associazioni, agli operatori della sanità, alle istituzioni civili, e a chi ha inteso rendere dignitoso il servizio dell’informazione con il recupero di un’etica necessarissima, lottando ed astenendosi dalla diffusione di ogni falsa notizia e dal terrorismo informativo. Il Signore sostenga tutti!

Per intercessione di Maria, Regina dei cieli, nel nome della Trinità, di cuore vi benedico e vi auguro ogni bene nella speranza di riabbracciarci presto dopo la prova di questo momento.