Mons. Fanelli: con Maria di Nazareth per un futuro di speranza

Mons. Fanelli: con Maria di Nazareth per un futuro di speranza

Lo scorso 16 marzo ho invitato tutta la comunità diocesana ad iniziare una novena permanente alla Beata Vergine Maria, consegnandovi il testo di una Supplica alla Madonna con la quale chiedere coralmente la grazia della liberazione da questo terribile contagio del coronavirus. Il prossimo 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione del Signore, sarà la prima tappa di questa speciale novena.
Nel contempo ho chiesto di far pervenire al nostro Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali tutte le immagini con cui la Madonna è venerata nelle diverse comunità parrocchiali della Diocesi, per realizzare un ideale mosaico mariano, che possa farci sentire più famiglia e più comunità attorno a Maria Santissima, aiuto dei cristiani e causa della nostra gioia. Le diverse immagini della Beata Vergine Maria, proposte dalla Chiesa alla venerazione, sono come tanti frammenti di luce dell’unico volto radioso della Madre di Dio, che nel corso dei secoli ha sempre difeso e assistito il nostro popolo. Oggi, anche noi, eredi di questa forte devozione alla Beata Vergine Maria, vogliamo rivolgerci a Lei con altrettanta fiducia filiale.
Il mosaico mariano che vogliamo realizzare con le immagini della Madonna sarà un piccolo strumento per rinsaldare ancora di più il nostro legame con Lei, che è il nostro rifugio sicuro e il nostro aiuto potente.

Il legame secolare della nostra terra di Basilicata con la Madre di Dio ci deve spingere – particolarmente in questa ora drammatica che stiamo vivendo – a ricorrere a Lei per confidarLe i nostri gemiti e consegnarLe le nostre lacrime. Rivolgiamoci a Lei, fratelli e sorelle, soprattutto con la recita del Santo Rosario pregato in famiglia, avendo la certezza che Maria continuerà a mostrarsi a tutti madre di misericordia e, quanto prima, offrirà – ne sono certo – anche un segno visibile del suo materno aiuto.
In questi giorni di forzato isolamento, a cui tutti siamo obbligati per impedire il dilagare dell’epidemia del coronavirus, dobbiamo riscoprire la forza e la bellezza della devozione alla Madonna, per assimilare da Lei – come fanno i bimbi dal seno della loro mamma – il latte della fiducia e della speranza.
Grandi timori gravano in quest’ora drammatica sui nostri cuori e un velo di incertezza e di paura è sceso sugli occhi di tutti noi; il contagio, infatti, non si ferma e i morti sono tanti – nonostante l’impegno eroico degli operatori sanitari, che sono più di tutti esposti al virus – e ci sono anche fondate preoccupazioni circa le pesanti ricadute economiche che questa terribile epidemia avrà sul tessuto economico e sociale del nostro Paese, sulle famiglie e sulle fasce più deboli della popolazione.
Il mio cuore e i miei occhi, sin dall’inizio di questa dolorosa situazione, si sono rivolti – in un crescendo di amore e di fiducia – all’icona di Santa Maria di Nazareth, che è venerata nella nostra Cattedrale di Melfi.
Quest’icona, custodita nella Chiesa Cattedrale di Melfi, che è la madre di tutte le chiese della Diocesi, è per me l’immagine mariana dinanzi alla quale deve prostrarsi spiritualmente tutto il popolo della nostra Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa per chiedere la grande grazia della liberazione dal coronavirus. Teniamo la sacra icona dinanzi ai nostri occhi; essa sia il grande simbolo dell’unità di fede e di preghiera del nostro popolo del vulture-melfese in questa novena permanente.

Non tutti forse conoscono la storia prodigiosa dell’icona della Madonna di Nazareth della nostra Cattedrale. E’ una storia molto suggestiva, che narra la vicinanza continua di Maria alle vicende storiche, spesso travagliate, della nostra Chiesa locale e del territorio del vulture. Particolarmente significativo è il titolo con cui è venerata: Santa Maria di Nazareth. Questo titolo mariano nella sua semplicità è ricco di grandi significati spirituali, che possono notevolmente aiutare il nostro cammino di fede.
Maria di Nazareth è, infatti, il titolo mariano meno altisonante con cui possiamo onorare la Madre di Dio, ma indubbiamente è quello che è risuonato già nelle orecchie stesse di Maria, quando i suoi contemporanei volevano identificarla come la madre di Gesù.
E’ questo, però, l’unico titolo mariano che ci fa vedere Maria profondamente radicata nella vicenda terrena di Gesù e ci consente di riconoscerla come colei che cammina ancora con noi sulle strade polverose della vita. Maria di Nazareth attirandoci a Lei ci porta a Gesù, nostra unica Speranza ieri, oggi e sempre. Da Maria impariamo a camminare nella luce, in quanto Lei in tutta la sua esistenza terrena è
stata la donna che ha camminato dietro a Gesù, luce del mondo, per la salvezza del mondo. Infatti, nei Vangeli la Vergine Maria, l’umile ragazza di Nazareth, è presentata sempre in movimento: un movimento di amore, di servizio e di lode; la sua vita, anche quando è stata via crucis, in speranza, era già via lucis.

Il camminare frettoloso di Maria ha la sua prima tappa nel servizio premuroso alla cugina Elisabetta; questo “snodo” iniziale del suo percorso esistenziale la porta immediatamente ad imboccare la via del discepolato, per potersi configurare totalmente al suo figlio Gesù.
La meta vera di questo cammino per Maria sarà il Calvario, dove – rinnovando il suo si a Dio – si abbandonerà fiduciosa alla sua volontà nell’attesa del dono dello Spirito Santo. Dal monte Calvario Maria si incamminerà verso il Cenacolo, da dove uscirà con gli Apostoli correndo per portare la gioia del Vangelo al mondo intero. Maria di Nazareth, anche oggi, corre per portare questo annuncio di salvezza e di speranza a noi che stiamo gemendo e piangendo in questa valle di lacrime a causa di questo terribile
contagio. Santa Maria di Nazareth è la madre della Speranza, che con la sua potente intercessione
riaccende la fiducia nei nostri cuori, spronandoci a camminare con Lei lungo le vie del servizio ai fratelli e dell’abbandono fiducioso alla volontà del Padre. La missione di Maria resta, anche oggi, quella di raccogliere i discepoli di Gesù in una preghiera concorde e perseverante (cfr. At 1, 14) per rivestirli della forza dello Spirito Santo, il dono dell’Altissimo, il solo che può sanare ciò che sanguina (cfr. Sequenza di Pentecoste) e rinnovare la faccia della terra (cfr. Sal 104, 30).

Contempliamo, fratelli e sorelle, con gli occhi della fede l’icona di Santa Maria di Nazareth, sentiamo il suo sguardo amorevole rivolto verso di noi e il mondo intero. L’amore con cui Maria ci ama è la forza redentrice della Pasqua. Non a caso a Melfi, l’icona di Santa Maria di Nazareth, per antica tradizione, è venerata solennemente nel giorno dell’Assunzione. Maria di Nazareth è l’Assunta: è la donna vittoriosa di cui ci parla il libro dell’Apocalisse (Cfr. Ap 12, 12), creando una singolare identificazione tra Lei e la Chiesa e, quindi, con ciascuno di noi.
La Vergine di Nazareth, in quanto discepola perfetta di suo Figlio, è la pienamente redenta, è la creatura che già gioisce pienamente della vittoria di Cristo sulla morte e su ogni morte. Questa è la vittoria che dobbiamo continuamente chiedere al Signore invocando il dono dello Spirito Santo. Questa vittoria ci è stata già data nel battesimo, ma essa deve impegnare anche tutta la nostra responsabilità per seminare ovunque atteggiamenti pasquali, ovvero comportamenti aperti alla Speranza. Santa Maria non si stanca mai di indicarci l’unica via per custodire questo dono e farlo crescere: la via della fede-speranza-carità.
L’inquietudine causata dal coranovirus ci tocca tutti; molti sono ansiosi, preoccupati, confusi.
Facciamo, perciò, nostre le esortazioni dell’apostolo Paolo ai cristiani di Roma: Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità (Rm 12, 12-13). La letizia, la fortezza, la perseveranza, la sollecitudine e l’ospitalità sono atteggiamenti del cuore di Maria; ma possono essere anche le nostre virtù, se con docilità ci pongono alla scuola di Maria per imparare Cristo (cfr. Ef 4, 20-25).

E’ necessario, dunque, rimettersi alla scuola di Maria per imparare la vita buona del Vangelo, per allontanare la paura e riaccendere la Speranza. L’iniziativa di raccogliere tutte le immagini della Vergine Maria presenti nelle nostre comunità, in un simbolico mosaico, rafforzerà anche il nostro senso di appartenenza alla grande famiglia del popolo di Dio che è la Chiesa, che da sempre venera Maria “con affetto di pietà filiale come madre amatissima” (LG 53). La Sacra icona di Santa Maria di Nazareth mentre ci richiama le radici evangeliche e teologiche del culto mariano, che il Concilio Vaticano II ha mirabilmente espresso nel capitolo VIII della Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, ci ricorda anche alcune pagine importanti della storia della nostra Diocesi. Infatti, quest’icona ci riporta, secondo alcuni studiosi, all’anno mille, quando la Diocesi di Melfi era ancora suffraganea di Bisanzio e quindi al tempo della dedicazione della nostra Cattedrale alla Beata Vergine di Nazareth. Anche i Normanni, successivamente, nel 1153 – dopo che Melfi già dal 1037 aveva interrotto il suo legame giuridico con Bisanzio – elevando la Cattedrale a Basilica conservarono il titolo originario della dedicazione. Questi fatti sono tutti attestazioni della speciale venerazione del popolo del vulture verso la Beata Vergine
Maria.
I secoli successivi furono segnati ancora da grandi segni di devozione e gratitudine del popolo melfitano verso la Madre di Dio; all’intercessione della Madonna di Nazareth fu attribuita la liberazione della città e del territorio circostante dalle guerre e dalla peste. Nel 1728 la storia di Melfi annovera anche un singolare evento prodigioso, sempre legato alla Sacra icona di S. Maria di Nazareth. Questo evento riguardò proprio il Vescovo, Mons. Mandilla Orsini, che ottenne, attraverso la preghiera incessante del popolo ai piedi della sacra icona, una prodigiosa guarigione. Purtroppo, nel 1982, tra la notte del 24 e il 25 giugno, Melfi si vede sottrarre – per un furto sacrilego – la prodigiosa antica icona. Solo nel 1996, il 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione del Signore, una nuova icona, dipinta da Costantin Udroiu, restituisce aMelfi il volto della Vergine che stringe con affetto materno tra le sue braccia il Figlio di Dio.

Questa sacra icona sia ora per tutti noi il segno tangibile che gli occhi misericordiosi della Madre di Dio sono costantemente rivolti su di noi. Proprio per questa ragione anche noi ora vogliamo elevare il nostro sguardo devoto verso Maria per sentirci protetti dalle sue braccia materne; facciamo perciò risuonare nel nostro cuore, come un vero farmaco per lo spirito, le parole di S. Teresa di Avila: Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, solo Dio basta.
Il prossimo 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione del Signore, come Diocesi di MelfiRapolla-Venosa, mentre restiamo tutti a casa per impedire il diffondersi del contagio, rivolgiamo spiritualmente i nostri occhi alla sacra icona della Vergine di Nazareth e imploriamo da Lei la sospirata grazia della guarigione per tutti gli ammalati, della liberazione per il mondo intero, della vittoria per gli operatori sanitari e per i ricercatori scientifici. Carissimi, questo difficile momento ci porti a riscoprire l’importanza del rapporto con Dio e quindi della preghiera. Non dimentichiamo i tanti morti per questa epidemia. Questa tragedia,
mentre fa risuonare nel cuore di tanti l’interrogativo se con la morte finisce tutto, faccia invece sbocciare – attraverso la testimonianza di ogni battezzato – la certezza che Cristo risorto è la nostra grande speranza!
Quest’anno la celebrazione della Pasqua avverrà a porte chiuse; questo è un grandissimo sacrificio, ma necessario per la tutela della salute di tutti! Dalle nostre case seguiremo, tramite i media, le celebrazioni che si svolgeranno senza fedeli. Questa Pasqua sarà come la prima Pasqua: anche noi, come gli Apostoli, dopo i giorni della passione, vivremo a porte chiuse (cfr. Gv 20, 19) il mistero del Cristo nel silenzio di
un’attesa: l’attesa che il Signore Risorto ci doni nuovamente e in maniera sovrabbondante una rinnovata effusione dello Spirito Santo (cfr. Gv 20, 19-23), che allontanerà da noi il nemico e infonderà nei cuori l’amore (cfr. Veni Creator).
Chiudo questa mia riflessione con le parole dell’apostolo Paolo, che ci esorta a non lasciarci vincere dal male, ma a vincere con il bene il male (cfr. Rm 12, 21), nella speranza che da questa tragedia ne usciremo tutti migliori, certi che nulla potrà mai separarci dall’amore di Cristo (cfr. Rm 8, 35).
Santa Maria di Nazareth ci benedica e ci protegga tutti.