Mons. Fusco: riprendiamo in mano il Rosario in famiglia

Mons. Fusco: riprendiamo in mano il Rosario in famiglia

Carissimi, stiamo vivendo un tempo “speciale”, un lungo Venerdì Santo, un tempo in cui vengono  messe alla prova le nostre scelte personali, familiari e comunitarie.

Siamo stati costretti a rallentare la nostra vita, prima andavamo di corsa, il tempo non bastava per fare quello che avevamo programmato, prima senza tempo, ora tanto tempo, ma  per fare cosa? Per cercare nuovo senso, un significato al nostro andare. Prima, abbagliati dal fare, abbiamo corso a volte senza un orientamento preciso, presi dall’efficientismo; ora siamo seduti, abbiamo dovuto rallentare la nostra corsa e ci troviamo tra le mani tanto tempo da gestire. Un tempo di silenzio, per rientrare in noi stessi e comprendere il senso del nostro andare, della vita, che forse prima ritenevamo legato al tanto fare, al guadagno, al divertimento, ora niente più di tutto questo.

La nostra esperienza di Chiesa, senza voler addossare a nessuno la responsabilità, in questi ultimi tempi  ha voluto relegare Dio in un edificio, il sacro in un luogo e tempi stabiliti, certo non in modo esclusivo, ma nella maggior parte delle nostre esperienze. Così, fatto il nostro dovere di buoni cristiani, tutto termina una volta andati a Messa. A volte abbiamo preferito non far entrare Gesù nei nostri impegni, nelle scelte personali. Come se Cristo non si fosse incarnato, non sia entrato nel tempo dell’uomo, nella sua quotidianità, l’abbiamo voluto relegare in uno spazio ristretto, in un luogo sacro. Quanta difficoltà a vivere la nostra fede, adesso, in questa situazione,  in altri luoghi, in famiglia, in tempi da dover scegliere personalmente o con i familiari. Quanta difficoltà a vivere la nostra fede senza andare a  Messa in quel luogo, come anche a non saper celebrare la nostra messa unendola a quella dei sacerdoti e di Gesù, celebrata a distanza nelle Chiese.

Ora questa esperienza nuova non immaginata, non scelta, obbligata, ci fa comprendere che siamo chiamati a vivere la fede in un modo diverso, forse abbiamo da scoprire che possiamo “adorare il Signore in spirito e verità”, ovunque batte un cuore che lo ami. Ora è il tempo di far rinascere Dio nel nostro cuore, non fuori di noi ma dentro, vivere dentro legati a Lui e uniti fra noi. Farlo rinascere soprattutto nelle nostre famiglie, nelle nostre case.

E’ questo il tempo in cui  il “Santo” esca dai luoghi sacri e abiti nelle nostre case, il Signore ci sta “obbligando” e  invitando a farlo rivivere nelle famiglie, facendo crollare l’eresia di relegarlo soltanto in un tempio.

Come imparare a vivere la nostra fede in questo tempo di grazia?

Certo i mezzi di comunicazione possono aiutarci. Ringraziamo il Signore che ci dà questa opportunità, ma non basta. Se alla base non c’è una scelta personale, se non impariamo a  dialogare con Colui che abita nel profondo del nostro cuore, se non ripartiamo dall’ascolto di Dio, dal porre al centro della nostra vita la Parola di Dio che ci parla ogni giorno, che parla a me in un dialogo personale, a cui aderisco con tutto il mio cuore, non crescerà la nostra fede, correndo così il rischio di rimanere nel buio del Venerdì Santo e mai giungere alla luce della Pasqua.

Questo ascolto di Dio dentro di me, questa sua presenza viva, mi sostiene e mi apre all’ascolto del fratello, nell’avere uno sguardo di benevolenza, di affetto verso di lui che vive con me, che abita sotto il mio stesso tetto. E se rinasce la fede e cresce la reciprocità dell’amore, allora accade il miracolo di toccare con mano la presenza del Risorto tra di noi.  Allora questa casa, questa famiglia, è una famiglia fatta Chiesa dove abita l’Eterno tra gli uomini, dove puoi fare esperienza del Divino. Qui vivi la tua messa e offri te stesso in unione a Gesù e alla Chiesa per i fratelli, per generare vita, per far rivivere il Santo tra noi, la Trinità che abita la terra.

Carissimi, impariamo di nuovo a pregare in famiglia, a far nascere e rinascere Dio nelle nostre case. Accogliendo la Parola nel nostro cuore ogni giorno possiamo diventare come Maria, capaci di dire il nostro SI al Signore, e per miracolo si realizza di nuovo l’incarnazione.  Così Gesù viene e abita sotto il nostro tetto.

Occorrono certamente dei segni che possano aiutarci. In alcune famiglie ho visto che su un ripiano avevano messo la Bibbia aperta con qualche segno, così passando più volte al giorno potevano ricordarsi della Parola da vivere.

Riprendiamo in mano la corona del Rosario che ci aiuta a rivivere tutti i misteri della vita di Gesù e preghiamo insieme in famiglia. Soprattutto un invito: ai nonni che ricordano quando un tempo si pregava in famiglia, e ai genitori, a trovare momenti durante la giornata (ora  abbiamo tanto tempo), in cui con i ragazzi, i giovani, si possa riscoprire la bellezza di mettere al centro della vita familiare il Signore e pregare insieme. Forse ci sono alcuni di voi che già lo stanno facendo, coraggio andate avanti. Consiglierei di fare un patto in famiglia, cioè di incontrarsi e stabilire insieme un tempo durante la giornata da dedicare al Signore e alla preghiera. Forse ci sono alcuni membri che non credono o sono indifferenti. A loro si potrebbe chiedere almeno di rispettare un tempo di silenzio in casa, spegnendo il televisore, o altri apparecchi che possano dare disturbo.

Desidero ringraziare tutti gli operatori sanitari, i sacerdoti, le forze dell’ordine e i volontari, che in questi giorni stanno spendendo il loro tempo, la loro vita, per sostenere gli ammalati del Coronavirus. Incoraggio i parroci a continuare a pregare per le loro comunità, seppure da soli e senza il popolo. Sono vicino a tutte le famiglie che stanno soffrendo per i loro cari deceduti in questi giorni e a cui non possono rivolgere l’ultimo saluto. Condivido con tutte le famiglie il disagio di rimanere in casa ma, se vogliamo preservare il bene della salute, occorre che tutti facciano la loro parte e restino a casa.

Oggi celebriamo la festa dell’Annunciazione, il giorno del Sì di Maria, dell’incarnazione del Verbo nel grembo di Maria. Il Vangelo racconta che Maria rimase molto turbata alle parole dell’Arcangelo Gabriele, ma viene rassicurata: “Non temere”. Dopo aver accolto la Parola, Maria si rende disponibile ad essere protagonista nel realizzare il progetto di Dio. Sono le Parole che oggi il Signore rivolge a me, a te, a ciascuno: non temere continua ad aver fede, il Signore ti sosterrà in questo tempo particolare.

Maria col suo Sì ci invita ad accogliere la Parola e collaborare in prima persona al progetto di Dio, saremo così pietre vive del tempio del Signore, una porta spalancata sul mondo.