In questa domenica potremmo dire che l’elemento caratterizzante, che fa un po’ da sottofondo a tutte le letture è il tema della testimonianza, ma con una particolarità: siamo invitati da Gesù a non avere paura. Sotto certi aspetti potremmo chiamare questa domenica la domenica della paura perché Gesù per ben tre volte invita i suoi discepoli a non avere paura, a non temere e per dirlo tre volte significa che noi abbiamo bisogno che questo invito ci venga ripetuto più volte, non basta una volta sola.
Noi siamo chiamati da Gesù ad essere testimoni; sono chiare le sue parole, non si può discutere, Lui dice: “Tutto quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce. Tutto quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti”. Potremmo tradurre, sono metafore queste, ma metafora per metafora, potremmo dire: “Tutto quello che ascoltate in Chiesa portatelo con voi quando uscite e mettetelo in pratica nella vita, in modo che chi vi guarda, chi vi ascolta, chi vi incontra possa avere chiaramente da voi una sollecitazione nei confronti della parola di Dio.
Ma diamo un’occhiata alla prima lettura del profeta Geremia; è molto bella e ci sono delle espressioni molto vere nelle quali noi non facciamo fatica a leggere qualche pezzo, qualche frammento della nostra storia di credenti: Geremia è chiamato e mandato da Dio soprattutto nei confronti della corte del re, il quale re d’Israele in quel periodo aveva portato la gente all’infedeltà, aveva fatto delle scelte anche politiche, militari, oltre che religiose, sbagliate, che avevano provocato un disastro nella vita del popolo di Dio. E allora Geremia viene mandato da Dio al re per dirgli che se non la smette, se non si converte, se non cambia rotta, il disastro sarà ancora più irreparabile.
Dunque, Geremia è chiamato a compiere un’impresa scomoda: deve andare ad annunciare sventure e sappiamo che, quando uno deve annunciare sventure, il ruolo è difficile, scomodo, è fastidioso, uno vorrebbe pure sottrarsi e nel Libro del profeta
Geremia noi leggiamo che Geremia ha pure tentato col Signore di sottrarsi, di fare resistenza ma non c’è verso, lui stesso in un’altra parte del suo Libro dovrà riconoscere: “Io tentavo di tacere, volevo star zitto, volevo farmi i fatti miei, ma nel mio cuore c’era come un fuoco; io volevo farlo fermare, ma non era possibile, questo fuoco mi divorava, per cui io parlavo anche quasi a mia insaputa”. È bellissimo questo ruolo del profeta: c’è una persona che è talmente mossa da Dio che riesce a fare delle cose anche contro voglia, ma le fa perché si sente spinto da Dio, c’è una forza superiore che ti spinge. Geremia è chiamato ad essere profeta di sventura nei confronti del re. Il re gli fa sapere: “Senti, smettila, stai zitto, non ci scocciare con le tue terribili profezie, lasciaci in pace!”. Geremia continua puntualmente a parlare e allora viene perseguitato, subisce diverse angherie.
E andiamo alla parola di Gesù: “Non temete gli uomini, non abbiate paura”! Non temete gli uomini, non abbiate paura! Siate coerenti con la vostra fede. Mi dovete riconoscere davanti agli altri, non vi dovete vergognare!”. Ecco qui! Dicevo prima,
potremmo chiamare la domenica di oggi la domenica della paura o anche la domenica della vergogna perché – diciamocelo francamente – molti cristiani si vergognano davanti agli altri della propria fede, lo nascondono, si vergognano, hanno paura delle critiche, hanno paura degli sfottò, hanno paura di essere presi in giro… Spesso ci vergogniamo di dichiararci cristiani davanti agli altri, ci nascondiamo, ci mimetizziamo perché abbiamo paura, abbiamo vergogna. Allora capiamo l’invito insistente di Gesù, per ben tre volte. La prima volta: “Non temete gli uomini”.
Coraggio, fratelli e sorelle, accogliamo quest’invito di Gesù, non temiamo nessuno, non dobbiamo avere paura di nessuno e se abbiamo paura il motivo è uno solo: la nostra fede è fiacca, debole, è pigra, è una fede a volte solo apparente! Una fede veramente convinta esce allo scoperto, non ha paura di niente e di nessuno, né del giudizio né della critica né tanto meno delle persecuzioni; quando una persona è convinta di una cosa, non si vergogna di niente e di nessuno e se noi ci vergogniamo il motivo è uno solo: non siamo convinti, c’è poco da fare, è la verità! “Non temete gli uomini”. E poco più avanti: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo. Temete piuttosto quelli che fanno della vostra vita un’immondizia”. Così dice Gesù: “Coloro che hanno il potere di uccidere l’anima e il corpo nella Geenna!”. Sapete cos’è la
Geenna? La Geenna era la discarica di Gerusalemme; allora dice Gesù: “Non vi dovete vergognare, non dovete aver paura di dichiarare la vostra fede. Voi vi dovete vergognare e dovete aver paura invece di quelle persone che fanno della vostra vita un’immondizia, un qualcosa da buttare, che non serve a niente, che non vale niente.
E poi, ancora più avanti: “Non abbiate dunque timore. Voi valete più di molti passeri”. Perché non dobbiamo aver paura? Perché il Signore conta su di noi, il Signore ha affidato il suo Vangelo alle nostre persone, Lui lo sa che noi siamo gente debole, fragile, sa dei nostri difetti, sa che siamo buoni a niente, però ci ha dato il Vangelo nelle mani. E allora se Dio si fida di noi, perché dobbiamo aver paura? Dolcissima questa parola di Gesù: “Non abbiate paura, voi valete più di molti passeri – dice Gesù – Abbiate fiducia! Il Signore è con voi!”.
Intorno alla mensa noi chiederemo al Signore, proprio nell’Eucaristia, che ci faccia, nella nostra vita di fede, un’iniezione di fiducia e dobbiamo uscire oggi dalla celebrazione eucaristica davvero più ricchi di fiducia, più liberi dalla paura che avvelena tutto e sciupa tutto il nostro percorso di fede.