È Pasqua, carissimi fratelli e sorelle, carissimi militari, carissimi cappellani!
È il Mistero più inaccessibile che l’uomo sia chiamato a penetrare. Eppure, è l’attesa più grande dell’uomo, la risposta alle sue domande più profonde, al dramma centrale dell’esistenza e della storia: il dolore, il rifiuto, il peccato, la morte.
Non è la spiegazione, la Pasqua; il mistero non si spiega, così come l’amore. È la risposta perché l’amore risponde sempre e lo fa donando se stesso, donando vita. Sì, se Natale è l’Amore che si fa Vita, Pasqua è la vita che trova pienezza nell’amore; è la Vita che si fa Amore!
È la trasfigurazione che avviene sulla Croce, è ciò che rende «bello» quel Crocifisso che, dice Isaia, «non ha apparenza né bellezza» e offre il Suo Volto «agli insulti e agli sputi» (cfr. Is 52,2; 50,6).
Quale «bellezza», in questo Volto, se non la perfezione dell’amore?
È Pasqua! E noi abbiamo bisogno, soprattutto nel momento doloroso e difficile della pandemia che viviamo, di contemplare quel Volto; di gridare, con Paolo VI,: «Tu ci sei necessario, o Cristo»! (cfr.: G.B. Montini, Lettera Pastorale alla diocesi di Milano per la Quaresima 1955).
Ci sei necessario perché possiamo vedere rifulgere nel Tuo Volto la Luce irrefrenabile di un Amore che non muore. Per ritrovare il volto di ogni malattia e di ogni morte, anche di quelle che si sono consumate nelle nuove solitudini di questi giorni, e renderci conto che nessuno muore da solo se è amato e se ama; che, in realtà, nessuno muore mai del tutto. Per scrutare la luce nascosta nei volti di chi si prende cura: dei nostri medici, infermieri, di tutti i militari con i diversi compiti, di coloro che riscoprono la solidarietà come strumento concreto per lottare contro la pandemia e la crisi. Volti nei quali, come nel Tuo, l’amore supera la stanchezza, la speranza rimuove gli ostacoli, la solidarietà scopre che c’è sempre qualcuno più povero, più solo, più bisognoso di pane o di vicinanza…
Tu ci sei necessario, o Cristo; ci è necessario incontrarTi! Ed è triste che, sia pure nelle dovute limitazioni di questi giorni – che dobbiamo e vogliamo rispettare -, qualcuno si senta dire che sostare brevemente alla Tua Presenza in una Chiesa non sia “tra le cose necessarie”.
Tu, invece, ci sei necessario, e, pur comprendendo l’impossibilità di rivivere la Tua Passione, Morte e Risurrezione nei Riti di sempre, che aiutano lo spirito e raccontano la fede antica e forte del nostro popolo, sappiamo quanto seria sia tale rinuncia. Soprattutto, sappiamo quanto doloroso sia rinunciare all’incontro con Te Vivo e con la Tua Grazia operante nei Sacramenti: nell’Eucaristia, la “nostra domenica”, mistero di comunione con Te e con i fratelli alla stessa Mensa d’amore; nella Confessione Sacramentale che, solo in casi estremi di mancanza del sacerdote, può essere compensata da una “confessione personale” dei propri peccati a Cristo, accompagnata da pentimento sincero e dal proposito di confessarsi appena possibile.
È Pasqua! E Tu ci sei necessario, o Cristo! E noi custodiamo vivo il desiderio di Te: nella nostalgia struggente risvegliata dal suono delle campane, misto a quello delle ambulanze, in una Piazza San Pietro vuota, la cui immagine ci resterà nel cuore; nella preghiera fiduciosa delle nostre case, delle nostre famiglie, delle nostre solitudini; nella certezza gioiosa che nulla e nessuno potrà mai separarci da Te e dal Tuo Volto, nel quale splende l’Amore che accompagna, consola, vince il buio e il dolore di questi giorni e già rifulge, dolce e decisa, la Luce del Mattino della Risurrezione. Buona Pasqua! Il Risorto vi benedica tutti.