Mons. Orofino: l’annuncio che cambia la direzione della storia

Mons. Orofino: l’annuncio che cambia la direzione della storia

Cristo è veramente risorto, Alleluia! Questo è l’annuncio che ha cambiato la direzione della storia umana. Che fa la differenza ancora oggi. Che può alimentare la speranza di ogni uomo. Anche la nostra. Qui e ora.

“Non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, come aveva detto (Mt 28,5-6). Con queste parole l’Angelo del Signore rassicura le donne andate a visitare la tomba in cui era stato deposto il corpo di Gesù. Queste parole rassicurano anche noi, oggi. Le uniche che, se accolte, illuminano il cammino incerto e oscuro di questo momento.

Gesù è risorto! Questo è l’annuncio centrale, decisivo e fondamentale che la Chiesa è chiamata a portare ai suoi fratelli (1Cor 15,14). Questa è l’unica notizia che vale la pena ascoltare per vivere pienamente, per sperare certamente, per amare intensamente. Questa è l’unica “Buona Notizia” che genera tante “belle notizie”. La risurrezione di Gesù è la causa della nostra serenità, della nostra speranza, della nostra voglia di vivere e di operare. La risurrezione di Gesù è la condizione essenziale per ogni nostro impegno e per qualsiasi autentico progresso, personale e comunitario. Immaginiamo solo per un istante cosa sarebbe dei nostri continenti se tutto quello che viene speso per gli armamenti venisse impiegato per la ricerca scientifica, per lo sviluppo economico e culturale: il covid-19 sarebbe stato già sconfitto, ci sarebbe cibo per tutti, etc.

E’ Pasqua! Accogliamo nella nostra vita il Signore risorto, causa della nostra gioia. Con la gioia pasquale nel cuore viviamo intensamente questo tempo. Sintonizziamo il nostro sguardo con gli eventi pasquali e saremo capaci di cogliere anche in questo tempo i segni dell’amore di Dio per noi. Dio ama sempre. Soprattutto oggi.

Questo è il “tempo buono” per imparare a “dire grazie” a Dio e ai fratelli, per il dono dell’amore, della vita, della fede, della Chiesa, della famiglia, dell’amicizia, … etc. Senza la gratuità è difficile ogni tipo di relazione, poiché viene meno la comprensione dell’amore e si cade nella pretesa egoistica.

Questo è il “tempo privilegiato” per imparare a vivere la vita come dono, nella consapevolezza che – avendo ricevuto tutto in dono – occorre mettersi al servizio della comunità e di chiunque è nel bisogno (farsi dono – cibo e bevanda – per gli altri). Questo è il fondamento dell’impegno caritativo del cristiano e di ogni persona di buona volontà. Guardare il mondo con gli occhi del dono permette di aiutare anche coloro che non conosco o non gradisco e consente di instaurare rapporti che aprono alla fiducia contro il sospetto, alla solidarietà contro l’individualismo.

Questo è il “tempo speciale” per imparare a offrire al Signore il nostro personale “culto spirituale” e a sperimentare l’ineludibilità e l’importanza delle relazioni umane: siamo fatti per stare insieme, dipendiamo ontologicamente gli uni dagli altri, quello che accade nel posto più remoto del mondo interessa tutti gli abitanti del mondo. Siamo chiamati, perciò, a sentirci fratelli e a vivere come tali, con relazioni belle e costruttive per edificare la civiltà dell’amore, definita dalla verità, dalla giustizia e dalla solidarietà. Questo è il tempo in cui occorre globalizzare la carità e imparare a vivere insieme da amici: l’uno dono per l’altro.

Questo è il “tempo per vivere” da persone salvate, nella consapevolezza che siamo stati liberati da ogni male dal sacrificio redentore di Cristo. Siamo già salvati, tutto il bene che desideriamo per noi e per i nostri cari è già presente, dobbiamo imparare a riconoscerlo e ad accoglierlo.

Lasciamoci immergere nel “dinamismo pasquale” dell’esistenza “risorta” e sperimenteremo che la vita è più forte della morte, che l’amore è più suadente dell’odio, che l’impegno costruttivo è più entusiasmante del pessimismo, che la verità è più attraente della menzogna, che le scelte libere e responsabili sono più efficaci del potere strumentale e dell’egoismo invadente. A noi la libertà di vivere le circostanze della vita con la “certezza di questa speranza” o di rimanere aggrovigliati nella matassa ingarbugliata dei nostri problemi personali e comunitari, compreso il coronavirus.

Di seguito, riporto brani di uno scritto che Marietta Di Sario, nostra amica di San Chirico Raparo, costretta sulla carrozzella, mi ha inviato ieri.

«(…) Spesso un dolore ti sconvolge la prospettiva, nel mio caso ha un nome e si chiama poliomielite. Vivere su una sedia a rotelle mi dà l’opportunità da anni di guardare la realtà con occhi diversi e dare ad ogni azione il suo senso più profondo. Anche bere un bicchiere di acqua acquista un valore grande proprio perché non mi è possibile farlo senza l’aiuto di mia sorella.
Oggi, in questa emergenza, il virus ci sta privando della libertà e sta causando lutti in tantissime famiglie. Ci troviamo all’improvviso ad essere tutti disabili, costretti ad affrontare una barriera architettonica invisibile. Questa condizione non risparmia nessuno, non c’è differenza di età, di conto corrente, di religione, di etnia, di geografia.
Il dolore negli ospedali, la sofferenza di morire in solitudine, la paura del contagio, il rischio di perdere il lavoro, l’incertezza per il futuro ci rendono tutti più vulnerabili, più fragili e umani.
Questo tempo diventa così un’occasione per fare pace con il nostro orgoglio, con la presunzione di poter stare in piedi da soli, animati da una sorta di onnipotenza, con la pretesa di essere sempre all’altezza.
Questo deserto può davvero compiere tante guarigioni del cuore, può diventare linfa vitale per una grande conversione, una via per arrivare all’essenziale, a ciò che conta davvero.
Tutto dipende da noi ma la storia è nelle mani di Dio. In questi giorni la preghiera mi sta aiutando molto a cambiare lo sguardo anche su questa tragedia. Pregare non cambia la vita ma ci cambia e ci aiuta a guardare a tutte queste morti, alle fatiche dei medici, degli infermieri come a un mezzo per salvare altre vite!
Se tutto quello che stiamo vivendo non ci donerà un cuore nuovo, come quello di un bimbo allora tutto sarà stato vano.
Dopo una quaresima lunga e faticosa stiamo per avvicinarci alla Pasqua! Sono certa che arriverà carica di luce, di speranza per tutto il mondo, anche per chi non ha ancora conosciuto l’amore di Dio. Non significa che non ci sarà più pianto e morte, la realtà non cambierà ma se vivremo bene questo tempo saremo cambiati noi, il nostro sguardo, il nostro atteggiamento, il nostro cuore.
Vorrei invitarvi quindi ancora una volta alla preghiera, ad una relazione più profonda con il Signore perché quando incontri Lui non hai risolto un problema, hai risolto la vita» (Marietta Di Sario).

Auguro a ciascuno di voi di gustare in pienezza l’abbondanza e la profondità di vita che sgorga dal Mistero Pasquale.
Il Signore ci conceda il dono della vita nuova. Oggi, in questa particolare situazione di sofferenza. Per le nostre persone, le nostre famiglie e la nostra Comunità diocesana.