Mons. Pennisi: guardiamo il Crocifisso e lasciamoci guardare da Lui

Mons. Pennisi: guardiamo il Crocifisso e lasciamoci guardare da Lui

Oggi a causa della pandemia del Coronavirus al fine di salvaguardare la salute e la vita delle persone la Festa del SS. Crocifisso, con grande dolore di tutti, si svolge in una maniera inusuale.
Le celebrazioni Eucaristiche si svolgono senza la presenza del popolo e verranno trasmesse per televisione e in streaming e soprattutto non si potrà svolgere la tradizionale processione, organizzata dalla Confraternita del SS. Crocifisso e partecipata da una marea di popolo.
Nel Santuario del Crocifisso di Monreale è venerato da secoli il SS. Crocifisso , come cimelio prezioso di fede , “ pegno” della bella eredità” trasmessa rilanciata dall’arcivescovo Girolamo Venèro nel 1625.
In quell’anno, in cui la città di Monreale fu funestata dalla peste, il Crocifisso fu portato con una solenne processione in Cattedrale dall’11 al 19 aprile .Si legge in un documento dell’epoca:” non senza grande comune meraviglia e letizia la peste cominciò a diminuire da quel giorno”. Il 30 aprile La Deputazione della sanità presieduta dal vescovo Venero invita a fare luminarie in tutte le strade .
È questo l’atto di nascita della festa del SS. Crocifisso, che da allora si celebra a Monreale ogni 3 maggio, festa del ritrovamento della croce da parte di S. Elena.
L’arcivescovo di Monreale Mons. Girolamo Venero, che esercitava contemporaneamente il servizio ecclesiale e il potere civile e penale, in occasione di quella epidemia se da una parte imponeva in modo severo l’isolamento igienico e le quarantene, dall’altra parte raccomandava la pratica delle “quarantore” e il “precetto pasquale” e organizzava una solenne processione del Crocifisso. Nei bandi emanati dall’arcivescovo si minacciavano pene severe per chi fosse entrato o uscito dalla città senza i dovuti controlli, si ordinava di tenere pulite ed odorose le case(bruciando alloro, rosmarino ed altre piante odorose), si proibiva soprattutto ai bambini e alle donne di uscire di casa e di girare per la città, si raccomandava di tenersi almeno a dieci palmi di distanza dalle persone contagiate, si controllava perché i generi alimentari avessero un prezzo giusto e modico.
Si deve all’operare di mons. Venero se il numero delle vittime alla fine dell’epidemia non superò il 3 % della popolazione, mentre nel 1575 la percentuale dei morti aveva superato il 25% della popolazione.
Nella relazione della visita pastorale del 1710 sotto l’episcopato del Card. Francesco Giudice, per la prima volta che viene descritto in tutta la sua potente bellezza il SS. Crocifisso; vengono delineati con estrema precisione tutti i sette veli con i loro colori, e per la prima volta si parla di 40 uomini vestiti di bianco, che sulle nude spalle a piedi scalzi portano la Vara dorata con il SS. Crocifisso per la festa del 3 maggio.
Il Venerdì 20 marzo scorso ho celebrato la S. Messa senza popolo nel Santuario del Crocifisso e ho rivolto al SS. Crocifisso una preghiera, che ripeterò oggi alla fine della Celebrazione Eucaristica che presiederò alle 11 e alla quale si collegheranno non solo i cittadini di Monreale ma i membri della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia e anche alcune confraternite dall’estero.
Con questa preghiera affiderò a Gesù Crocifisso le nostre famiglie, i bambini, i giovani, gli anziani, gli ammalati, i medici e gli operatori sanitari, le autorità civili e militari e ricorderò quanti hanno perduto una persona cara.
Chiedo ai fedeli di Monreale, durante questa celebrazione di raccogliersi in preghiera davanti all’immagine di Gesù Crocifisso ornata di lumini e di fiori.
Lasciamoci guardare dal Crocifisso e guardiamo il Crocifisso per far nostra quella sua compassione per noi stessi e per i nostri fratelli.
Non possiamo essere devoti del Ss. Crocifisso solo per un giorno, ma per tutta la vita.
Da Gesù Cristo Crocifisso e Risorto emana una luce che può illuminare le nostre intelligenze e riscaldare nostri i cuori con un amore disinteressato da cui scaturisce la disponibilità a condividere il dolore di altri superando il proprio tornaconto personale, ma offrendo il proprio contributo come stanno facendo tanti operatori sanitari e tanti volontari in occasione di questa epidemia.