Mons. Pennisi: trovare la via della santità nella vita ordinaria

Mons. Pennisi: trovare la via della santità nella vita ordinaria

Carissimi fratelli e sorelle della Consulta diocesana delle Aggregazioni laicali,  ci prepariamo a celebrare la festa della Pentecoste in questo tempo nel quale viviamo momenti di smarrimento, di preoccupazione e di paura per il contagio del Coronavirus. La sfida del Covid-19 ci ha cambiati, non saremo più quelli di prima. Certamente potremmo essere migliori, solo se ci lasceremo guidare veramente dallo Spirito Santo, che ci fa vincere ogni paura e ci rende capaci di fare della nostra vita un dono d’amore che supera persino lo sgomento della morte.
Ci è richiesto un supplemento d’amore che sia in grado aprire i cuori ad una nuova speranza, ad uno nuovo stile di vita che pur mantenendo per ora il distanziamento sociale superi l’isolamento, che potrebbe farci correre il rischio di non prenderci più cura dell’altro, per paura di essere contagiati.
La Pentecoste è la festa dello Spirito, il dono per eccellenza del Risorto, che viene effuso con abbondanza sulla comunità dei primi credenti e ci viene donato perché siamo sostenuti nell’impegnativo compito di liberare il mondo dalle malattie e da ogni forma di male, per farci prendere coscienza di essere figli di Dio e fratelli e sorelle in Cristo.
Lo Spirito è una forza che scende dall’Alto, dal mondo di Dio ed entra nella storia per vivificarla, infonde forza, coraggio per superare tutte le difficoltà. Gli uomini e le donne su cui è stato effuso lo Spirito siamo le creature nuove, trasformate dal soffio che ricrea le cose.
Nel vangelo che abbiamo ascoltato, lo Spirito santo che è il nostro Consolatore, il nostro avvocato difensore, ci viene presentato come l’accusatore in un processo che si svolge davanti a Dio e nel quale l’imputato è il mondo che si è reso colpevole di non accogliere Gesù.
L’oggetto della confutazione è in primo luogo il peccato dell’incredulità.
In secondo luogo lo Spirito «confuterà» il mondo «riguardo alla giustizia» perché Gesù che è stato crocifisso è risorto ed è stato glorificato dal Padre.
Il Principe di questo mondo che aveva condannato Gesù, viene giudicato e condannato perché è il responsabile della sua crocifissione.
Gesù ci assicura che manderà lo Spirito di verità, come il maestro interiore, che ci guiderà a tutta la Verità, riversando nei nostri cuori l’amore di Dio.
Lo Spirito Santo, che è fonte dei vari doni spirituali e garanzia di unità, ci deve rendere capaci di superare la tentazione della divisione di Babele, di parlare l’unico linguaggio dell’amore e di farci ascoltare in tutte le lingue.
Papa Francesco nel suo messaggio alle Pontificie Opere Missionarie ha detto che il tratto genetico e più intimo della Chiesa è quello di essere opera dello Spirito Santo e non conseguenza delle nostre riflessioni e intenzioni.
È lo Spirito Santo che accende e anima la missione, che un’altra cosa rispetto ad ogni proselitismo politico o culturale, psicologico o religioso.
Papa Francesco ci richiama a trovare la via della santità nella vita ordinaria, nella partecipazione alle necessità, alle speranze e ai problemi di tutti.
Non si tratta di inventare percorsi di addestramento “dedicati”, di creare mondi paralleli, di costruire bolle mediatiche in cui far riecheggiare i propri slogan, le proprie dichiarazioni d’intenti.
A proposito della promozione di cristiani laici come protagonisti della missione della Chiesa papa Francesco denuncia:” Ho ricordato altre volte che nella Chiesa c’è chi continua a far riecheggiare con enfasi lo slogan «È l’ora dei laici!», ma intanto l’orologio sembra essersi fermato.
Egli mette in guardia chi fa parte di organismi e realtà organizzate nella Chiesa, dalla tentazione di un sentimento elitario, l’idea di appartenere a un’aristocrazia. Una classe superiore di specialisti che cerca di allargare i propri spazi in complicità o in competizione con altre élite ecclesiastiche, e addestra i suoi membri secondo i sistemi e le logiche mondani della militanza con l’intento primario di promuovere le proprie prerogative oligarchiche.
La tentazione elitista in alcune realtà connesse alla Chiesa si accompagna talvolta a un sentimento di superiorità e di insofferenza verso la moltitudine dei battezzati, verso il popolo di Dio che magari frequenta le parrocchie e i santuari, ma non è composto di “attivisti” occupati in organizzazioni cattoliche.
Preghiamo perché il dono dello Spirito fruttifichi nella nostra vita operando una conversione profonda, apra i nostri cuori alla relazione con tutti, ci formi all’accoglienza delle diversità e delle circostanze impreviste, ci educhi al dialogo, ci insegni l’arte di amare Dio sopra ogni cosa, il prossimo come noi stessi e come Cristo ci ha amato.
Con Maria SS, che nel cenacolo ha atteso la discesa dello Spirito Santo assieme ai discepoli di Gesù, invochiamo una nuova effusione dello Spirito nel desiderio ardente che infonda in ciascuno di noi l’anelito alla santità nella vita quotidiana, alla comunione ecclesiale e all’annuncio missionario del Vangelo.