Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, celebriamo oggi la memoria di S. Maurelio, Vescovo e martire, copatrono della città di Ferrara, il cui corpo è custodito in questa Basilica da almeno nove secoli.
“Beati gli invitati alla cena dell’Agnello”, recita il ritornello del Salmo 22 che abbiamo ripetuto. S. Maurelio è uno di questa schiera di Beati che hanno testimoniato la fede fino a dare la vita. Per usare le immagini della pagina dell’Apocalisse S. Maurelio ha ascoltato la voce, ha aperto la porta al Signore che ha bussato, facendo posto alla sua tavola, nella sua vita alla presenza del Signore. Dopo questo incontro, questa risposta alla chiamata del Signore, S. Maurelio ha speso la sua vita, anzitutto, a “predicare il Vangelo”, facendo di questo – per usare le parole dell’apostolo Paolo ai Corinzi – il suo “dovere” più che un “vanto”, il primo suo servizio. L’annuncio del Vangelo per S. Maurelio lo ha portato a dare la sua vita, fino al martirio. Al compito di evangelizzare S. Maurelio ha unito, come Pastore e Vescovo, la condivisione di vita con il popolo di Dio a lui affidato, facendosi – sempre per usare le parole dell’apostolo Paolo – “servo di tutti”, “debole con i deboli”, “tutto a tutti”, provvedendo “al bene dei fedeli secondo il bisogno di ciascuno” – per usare le parole del decreto sull’ufficio pastorale dei Vescovi del Concilio Vaticano II -, adoperandosi per “conoscere a fondo le loro necessità, e le condizioni sociali nelle quali vivono”, “premuroso verso tutti: “di qualsiasi età, condizione nazionalità; siano essi del paese, o di passaggio, o stranieri” (C. D. 16). Così S. Maurelio, rinunciando al trono regale, ha seguito la strada che Gesù aveva indicato ai suoi discepoli e ricordata dalla pagina evangelica di Luca: “il più grande tra voi diventi il più piccolo”, “chi governa colui che serve”, fino a dare la sua vita.
La salvezza viene non dal ruolo che si ha nella Chiesa, ma dalla capacità di “diventare piccoli”: con questa consapevolezza S. Maurelio ha accettato il servizio episcopale, divenendo, secondo la tradizione, o l’ultimo Vescovo di Voghenza o il primo Vescovo di Ferrara. La storia della santità è la storia di chi ha scelto la via della piccolezza, la strada della minorità, nella duplice consapevolezza che tanto più lasciamo spazio al Signore nella nostra vita, tanto più il Signore fa cose grandi; tanto più i piccoli hanno posto nella nostra vita, tanto più il Signore è presente. In questo senso, la vita di S. Maurelio è stata “un piccolo riflesso della perfezione di Dio, che dona e perdona in modo sovrabbondante” (G.E. 81) – per usare le parole di Papa Francesco nell’esortazione Gaudete et exsultate.
S. Maurelio è un Santo della nostra Chiesa, nella nostra città, scelto dal popolo di Dio a rappresentare ciò che bello, giusto, ammirabile nella nostra vita quotidiana. E’ il santo della quotidianità, che celebra l’Eucaristia, il Pane di vita per ogni giorno – il cui bisogno abbiamo sentito forte nei tempi della privazione per la pandemia – per invocare la benedizione di Dio e la sua protezione sul popolo ferrarese, come rappresentato in uno dei bellissimi arazzi della nostra Cattedrale. Per S. Maurelio l’Eucaristia è “la fonte e il culmine” (P. O. 5) della vita cristiana. Pertanto, “quanti partecipiamo dell’Eucaristia – ha Benedetto XVI nell’enciclica Deus Caritas est -, siamo chiamati a scoprire, mediante questo Sacramento, il senso profondo della nostra azione nel mondo in favore dello sviluppo e della pace; ed a ricevere da esso le energie per impegnarci sempre più generosamente, sull’esempio di Cristo che in tale Sacramento dà la vita per i suoi amici (Gv15,13)” (D.C.E. 13).
Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, “in questa valle oscura” in cui camminiamo, ancora segnata da sofferenza e paura, la testimonianza evangelica del martire S. Maurelio ci aiuta a guardare avanti, confidando in Gesù che è la nostra risurrezione e la nostra vita. E vogliamo oggi pregare S. Maurelio, perché protegga e benedica questa sua e nostra città che lo ha scelto come copatrono e accompagni la mia povera persona, a tre anni dall’inizio del mio ministero episcopale nella Chiesa di Ferrara-Comacchio, ad essere suo degno successore. Così sia.