Vaticano, 13 aprile 2017. oli crismali

La Santa Messa del Crisma nel Gioved“ della Settimana Santa presieduta da Sua Santitˆ Papa Francesco.
I vasi con gli Olii Santi

Mons. Renna: chiamati ad essere portatori e portatrici dello Spirito

Carissimi fratelli e sorelle della Sposa di Cristo di Cerignola-Ascoli Satriano, carissimi presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, dopo una lunga attesa che ci ha portato ben oltre la Settimana Santa, oggi, con immensa gioia, celebriamo la Messa Crismale. Ho voluto ardentemente questa celebrazione perché essa è “epifania di Chiesa”, essa dice la fecondità della Sposa per la quale Cristo ha dato la Sua vita, essa ci investe dell’azione dello Spirito Santo che rinnova tutte le cose. Viverla nella Veglia di Pentecoste non sminuisce, anzi arricchisce, la liturgia della benedizione e consacrazione degli olii e la rinnovazione delle promesse sacerdotali.
Dopo i lunghi giorni in cui l’umanità ha sofferto, atteso, pregato, sperato sentiamo vivo il bisogno di rinnovamento interiore. Noi siamo consapevoli che “tutto non tornerà come prima” solo se lasceremo agire lo Spirito Santo, perché è Lui che può ridare all’umanità e alla terra la grazia di nuovi inizi. Credo che ci faccia bene riascoltare quanto il metropolita Ignatius Hazim pronunciò alla Conferenza Ecumenica di Uppsala nel 1968, confortato dalla ricchissima dottrina dei Padri della Chiesa: “L’evento pasquale, realizzatosi una volta per sempre, in che modo oggi diventa nostro? Mediante quello stesso che ne è l’artefice fin dall’origine e nella pienezza del tempo: lo Spirito Santo. Egli è personalmente la Novità in opera nel mondo. Senza lo Spirito Dio è lontano, il Cristo rimane nel passato, il Vangelo è una lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità è un dominio, la missione è propaganda, il culto un’invocazione e l’agire cristiano una morale da schiavi. Ma in Lui e mediante una sinergia indissociabile, il cosmo è sollevato e geme nell’attesa del Regno, l’uomo è in lotta con la carne, il Cristo risorto è presente, il Vangelo è potenza di vita, la Chiesa manifesta la comunione trinitaria, l’autorità è un servizio liberante, la missione una Pentecoste, la liturgia memoriale e anticipazione, l’agire umano è deificato”. E in questa Veglia di Pentecoste, nella quale benediciamo e consacriamo gli oli, sentiamo che è lo Spirito che soffia sulle persone e sugli elementi perché questo nostro mondo sia ancora rinnovato. Egli soffia sul primo degli oli che verrà benedetto, quello degli infermi. Invocherò Dio Padre, chiedendogli di mandare lo Spirito Santo Paraclito “su quest’olio, frutto dell’olivo”.
Lo Spirito è Paraclito, Consolatore, Difensore nei momenti in cui sperimentiamo la fragilità della nostra vita. Lo Spirito dà conforto, libera da malattia, angoscia e dolore, e ispira azioni di cura; l’olio degli infermi è il segno di questa sollecitudine nei confronti della fragilità umana che abbiamo vissuto negli ospedali, nelle case di riposo, negli innumerevoli luoghi in cui si è testimoniata la carità. Ci richiami, questa benedizione, cari fratelli, alla responsabilità di consolare nella potenza dello Spirito. Solo la cura e la consolazione significate da quest’olio potranno rinnovare la terra.
Poi, nella benedizione dell’olio dei catecumeni, dirò che l’olio è un segno della sua “forza divina”. Chi ci sostiene nella prova, se non il dono dello Spirito di Cristo che è la fortezza? Non lo invochiamo, forse, nel Veni Creator, chiedendogli “Hostem repéllas lóngius/pacémque dones prótinus”, “Difendici dal nemico, reca in dono la pace”? E, ancora: “Ductóre sic te prævio/vitémus omne nóxium”, “la tua guida invincibile ci preservi dal male”? L’olio dei catecumeni rimane il segno e la certezza che lo Spirito Santo ci sostiene con la sua potenza perché possiamo “assumere con generosità gli impegni della vita cristiana”. Spesso la nostra vita cristiana è lotta contro gli egoismi e tutto ciò che invecchia il mondo, e lo Spirito ci dona una vittoria che ci fa camminare sereni in mezzo alle avversità. Solo chi lotta contro ingiustizia, egoismo, divisione, con le armi dello Spirito, potrà contribuire a rinnovare un mondo che invecchia sempre più ogni volta che c’è conflittualità grande o piccola, sociale, ecclesiale, familiare. Lo Spirito si poserà infine sull’olio del Crisma, in quel gesto troppo grande per un uomo, che è l’alitare del Vescovo prima della preghiera. Dirò poi: “impregnalo della forza del tuo Spirito e della potenza che emana dal Cristo”. La forza dello Spirito e la potenza di Cristo insieme santificheranno il Crisma, perché la nostra vita possa essere plasmata come esistenza di sacerdoti, re, profeti e martiri. Lo Spirito e Cristo perché, come dice sant’Ireneo di Lione, noi siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio per mezzo delle mani del Padre, cioè il Figlio e lo Spirito. Che cosa è il nostro divenire re, sacerdoti, profeti, martiri nella vocazione dei christifideles laici, dei presbiteri, dei religiosi, se non un continuo venire plasmati o scolpiti da queste “Mani”? Non ci stupiamo di fronte a questo mistero dello Spirito che agisce nella Chiesa, con il Padre e il Figlio. Attraverso di noi il mondo viene configurato all’amore di Cristo, viene rinnovato nell’amore: il creato, che attende che noi ci prendiamo cura di esso, perché sta rischiando di perire, come ci ha ricordato papa Francesco cinque anni fa nella Laudato sì; la società civile, che in questo momento storico ha mostrato che la sua forza sono i martiri della carità e del servizio alla vita, i tutori di un bene comune scevro da ideologie; la Chiesa che è stata chiamata e sarà ancora chiamata a responsabilità nuove, e che sarà credibile solo se camminerà sulla strada del Vangelo, rifiutando logiche mondane che a volte serpeggiano nei nostri cuori. Solo la forza dello Spirito e l’umile regalità di Cristo, che è servizio, rinnoverà il mondo.
Non dimentichiamo che lo Spirito è sceso sui fedeli nel Battesimo, nella Confermazione e sui presbiteri anche nell’Ordine Sacro. Come essere coerenti con le promesse sacerdotali? In questo tempo abbiamo riscoperto, cari presbiteri, la bellezza della preghiera prolungata: è lì che lo Spirito penetra nei nostri cuori, quando ci mettiamo in ascolto; abbiamo capito che solo la comunione fraterna ci rende sereni e credibili: è là che lo Spirito si manifesta e dimora, quasi fa il nido, come una colomba in un luogo tranquillo. Senza la preghiera e la comunione presbiterale qualunque nostra missione, anche la più bella ed audace, saprà di superficialità, ci lascerà inappagati perché in essa avremo cercato solo noi stessi e non sarà incisiva. Tutti, presbiteri e laici, siamo chiamati ad essere “pneumatofori”, portatori e portatrici dello Spirito, che passano facendo il bene e lasciando a chi li incontra la chiara percezione di aver ricevuto un dono che viene dal Signore stesso. Ricordiamoci che i destinatari della nostra testimonianza sono i vicini, da trattare con delicatezza e verità; e anche i più lontani, che sanno cogliere il soffio dello Spirito in maniera per noi inaspettata. Manda, perciò, il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra!