In questi giorni di crisi i bisogni sono raddoppiati e riguardano anche la classe media: nei nostri territori si conferma il dato nazionale. Vorremmo però anzitutto, come Caritas, rilevare un dato prezioso per il nostro futuro: l’emergere di tanta spontanea solidarietà! Nel ringraziare tentiamo solo di esemplificare perché sappiamo che, insieme alle disponibilità di beni (ma anche di attenzione) e alle offerte pervenute alla Caritas diocesana, tanti aiutano attraverso i singoli vicariati e le parrocchie. Tutti ringraziamo!
Ci commuovono le offerte di tanta gente semplice – fa pensare alla povera vedova del vangelo che nella piccola offerta dona tutta sé stessa – e di categorie di lavoratori (in una città gli operatori ecologici, che spesso hanno tanti problemi nei pagamenti) che conoscono la fatica della vita; è stato bello fin dall’inizio registrare tante iniziative di “spesa sospesa” e di beni della terra, di doni per la Pasqua, e poi di tablet e quanto serve per le lezioni a distanza. Con sostegni che provengono da Fondazioni, da banche e associazioni di categorie, emittenti radio-televisive, generate da sensibilità operosa. E non vanno dimenticati i fondi dell’otto per mille della carità della Chiesa cattolica, che man mano diventeranno progettualità concreta, già testimoniata dai parroci, dalle opere caritative e dalla rete di aiuto con i suoi 46 centri parrocchiali e i coordinatori vicariali. Quello che ci sembra opportuno rilevare è lo stile del dono, soprattutto nei centri di aiuto delle parrocchie: discrezione e delicatezza, rapportandosi non solo ad una crescita numerica ma alla presenza, tra chi chiede, di tanti che prima non l’avevano fatto, mentre si intravedono il crescere drammatico della disoccupazione e le gravissime difficoltà di tante imprese e il rischio di regressi, di abbandono, di non adeguata cura per le categorie più fragili (bambini con disagi, anziani, diversamente abili, detenuti e loro famiglie, immigrati). Per questo la nostra Caritas sta intervenendo a tre livelli: l’aiuto immediato; la rete dei centri di aiuto e delle opere caritative (compresi i cantieri educativi, rimasti in prima linea sul fronte educativo) e la progettazione, a breve, di interventi esemplari sul fronte del lavoro e dell’attenzione ai più fragili e dimenticati. Come sottolinea il nostro vescovo, Mons. Antonio Staglianò, tutto questo ha un’anima e una cifra per il futuro dell’umanità: l’empatia! “Empatia – chiarisce – significa sensibilità che rende attenti all’altro e apre a relazioni ospitali, ma significa anche la base di tessuti comunitari responsabili che saranno la vera possibilità di uscire dalla crisi e di costruire un futuro che ci lascia umani. La Caritas resta, in questo, non solo sentinella, ma anche luogo di esplorazione di vie che accompagnano la comune ricerca con il ‘di più’ di un amore appassionato e gratuito, generato dal Vangelo, che trova nell’eucaristia la sua fonte e il suo culmine. La carità di questi tempi troverà per questo nella messa che speriamo di celebrare presto nella sua forma piena, unendo a questo vivo desiderio la preoccupazione delle protezioni per il bene di tutti, la pienezza della sua fonte ma anche il suo culmine, per una rinnovata unità tra fede e vita.
Ci è chiesto un cristianesimo vero, che ritrova in questo tempo pasquale il modello della Chiesa nascente, ripreso dal nostro sinodo diocesano: una comunità che diventa un cuor solo e un’anima sola, attorno alle cose essenziali della fede. Ovvero: l’ascolto assiduo della Parola nella lectio divina, il lasciarsi adunare (soprattutto la domenica) nell’eucaristia, la fraternità e l’affetto per i poveri, traduzione concreta della comunione nello Spirito santo. Così, come Chiesa, siamo al servizio della comune speranza e dell’impegno per uscire dalla crisi rinnovati: con la forza che viene da Dio e ci rende ‘empaticamente’ vicini a tutti, Chiesa in uscita – come ama dire papa Francesco, che ringraziamo per come ci sta guidando e confermando nella via luminosa del Vangelo”.