“Porto uno per uno il nome di tutti i morti che ci hanno lasciato in questi giorni. La Madre dell’ultima ora li accompagni nell’abbraccio dell’amore del Padre”.
Nel giorno del quarto anniversario della sua ordinazione a Vescovo di Trento (3 aprile 2016), monsignor Lauro Tisi apre la meditazione sulla Passione di Gesù guardando l’immagine dell’Addolorata, collocata accanto alla croce, al centro del presbiterio, nella cattedrale senza fedeli (diretta TV e streaming) anche in questo quinto venerdì di quaresima, come dall’inizio dell’emergenza Coronavirus.
“Voglio portare alla Madonna – aggiunge Tisi – la fatica che si sta vivendo nelle famiglie, dovendo stare al chiuso. Il Signore ci aiuti a perseverare in questo restare a casa, in questo momento l’atto più bello d’amore per gli altri e in particolare per i sanitari che continuano in maniera indefessa ad accompagnare chi sta lottando con la malattia”. Agli ammalati si rivolge quindi l’Arcivescovo ribadendo la sua vicinanza “non a parole ma affidandovi al Signore”; ricorda gli ospiti delle case di riposo e i sacerdoti della casa del clero, e la comunità dei frati cappuccini “in quest’ora tanto difficile”, oltre alle religiose che stanno combattendo con la malattia. Un saluto va anche ai sacerdoti diocesani contagiati e a quanti tra loro hanno superato la malattia. Come don Piero Rattin, che “dal suo letto – ricorda don Lauro – ha scritto oggi per noi l’atto di affidamento a Maria”.
Nella meditazione l’Arcivescovo di Trento constata che l’atteggiamento di Gesù nella sua passione e morte “capovolge e fa cadere a terra tante nostre convinzioni: non più l’uomo che muore per Dio, ma Dio che muore per l’uomo. Dobbiamo ammetterlo: continuiamo a sperare in un Dio tappabuchi, che interviene in presa diretta tappando le nostre falle. Ma Tu – prega monsignor Tisi –, proprio perché sei l’Amore, ci affidi responsabilità, ti fidi di noi, cammini con noi. In quest’ora tanto drammatica, con la tua Parola accompagna le nostre giornate tanto tristi, ferma il corteo della morte, donaci di tornare a respirare vita e speranza”. “Grazie Signore – è un altro passaggio –, perché in questa nostra tempesta piano piano ci fai tornare ad essere uomini.”
Terminato il racconto della Passione, una lunga preghiera di affidamento di tutta la Diocesi a Maria Addolorata, “a nome di chiunque sia nel dolore” precisa don Lauro inginocchiato davanti all’immagine della Madonna sul presbiterio, copia della statua dell’Addolorata posta sopra l’altare laterale della cattedrale e tanto amata dai trentini.
“Noi – recita l’appassionata preghiera del biblista Rattin, proclamata da don Lauro – ci ritenevamo più forti d’ogni avversità e capaci di far fronte con i nostri soli mezzi a qualsiasi minacciosa evenienza. Ed ecco che ora, sconfitti nelle nostre presunzioni, in umiltà e fiducia – e a nome di tutta la popolazione della nostra terra – ricorriamo a te, o Madre che stai presso la Croce”. “Difendici dalla diabolica tentazione di abbandonarci ad egoismi collettivi, dalla presunzione di uscirne chiudendoci in noi stessi, dall’illusione che solo nell’erigere muri e nel rispolverare confini e frontiere potremo garantirci vita e futuro. Da questo virus, ben più nefasto d’ogni altro, liberaci e difendici, o Maria.
Monsignor Tisi prega perché infine affinché, “quando la tempesta si sarà calmata e il morbo che insidia le nostre vite avrà esaurito o quantomeno ridotto la sua potenza”, possiamo maturare la capacità di ”valutare con sapienza di fede questo drammatico evento, di comprenderlo quale ‘segno dei tempi’ e di coglierne le provocazioni – individuali, familiari, collettive – ad attuare scelte concrete di conversione coraggiosa e coerenti cambiamenti di mentalità e di condotta.”
Questa sera la Via Crucis animata dai giovani e trasmessa in diretta streaming. Durante la preghiera a distanza, l’arcivescovo Lauro si rivolgerà ai giovani in videocollegamento.