Roma 17-05-2016
Giuseppe Pellegrini

Pordenone. Mons. Pellegrini, il messaggio e le indicazioni per la diocesi

Mi rivolgo a tutti Voi, Fratelli e Sorelle, per esprimere ancora una volta i sentimenti di vicinanza e partecipazione che nutro nei confronti di ciascuno.
In comunione con alcuni Vescovi del Triveneto, abbiamo scelto le parole del profeta Geremia per riflettere sul momento che stiamo vivendo. Dice il profeta: “I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo, da una ferita mortale. […] Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare.
[…] Ma per il tuo nome non abbandonarci, non render spregevole il trono della tua gloria. Ricordati!
Non rompere la tua alleanza con noi” (Geremia 14, 17-18.21).
Sono le parole del Cantico di Geremia che la Chiesa mette sulle nostre labbra nelle lodi di venerdì prossimo. Descrivono molto bene la situazione in cui tutti ci troviamo con l’accorata invocazione al Signore affinché non ci abbandoni; parlano anche della fatica e della difficoltà che noi, come Vescovi, siamo chiamati ad assumere come pastori delle nostre Chiese in questi giorni di epidemia. Come tutte le persone del nostro Paese, anche noi proviamo paura e preoccupazione, a livello personale e come responsabili delle comunità. Vogliamo sperare, anche se ci rendiamo conto che la strada è lunga ed il cammino esigente. La fede sostiene la speranza che “non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Romani 5,5).
Le notizie di queste ultime ore delineano un quadro in evoluzione riguardo alla diffusione del Coronavirus, che si sta propagando: sono queste le ore decisive per contrastarlo. Tutti siamo perciò
chiamati a collaborare attraverso un comportamento responsabile, che si traduce nella scelta di rimanere nelle nostre case: questo è il nostro primo contributo come cittadini.
Sono giorni di una “quaresima non scelta” e che nello stesso tempo accettiamo con la stessa fede e la stessa speranza, convinti che uniti in questo cammino, con l’aiuto di Dio, canteremo l’inno di ringraziamento.
Tante nostre comunità cristiane, guidate dai loro sacerdoti, stanno rispondendo bene alla situazione, cercando di mantenere i legami tra le persone, di avere forme di preghiera e meditazione sulla Parola (anche grazie alle formidabili possibilità che ci danno gli attuali mezzi di comunicazione), di garantire in qualche modo i cammini catechetici e formativi, di non trascurare l’impegno caritativo a favore dei poveri, degli ammalati e degli anziani. Mi sento per questo di ringraziare tutti e ciascuno, in particolare i presbiteri e i loro collaboratori, per il mirabile sforzo nel trovare vie e forme nuove per farsi vicini e tenere unita la Comunità cristiana. Prendo l’occasione per invitare i giovani, studenti, lavoratori e universitari, a non abbandonare le persone in difficoltà, dando una mano come volontari, in collegamento con le Caritas parrocchiali e con i Servizi sociali del proprio Comune. Siamo oggi chiamati a rivolgere a Dio una preghiera particolarmente intensa, unita a qualche atto penitenziale – espressione anche di questo tempo quaresimale – secondo quanto è nelle possibilità e suggerisce la fede di ciascuno.
Divenga nostra la preghiera del Santo Padre “per i pastori che devono accompagnare il popolo di Dio in questa crisi: che il Signore dia [loro] la forza e anche la capacità di scegliere i migliori mezzi per aiutare”; poiché “Le misure drastiche non sempre sono buone”, che ”lo Spirito Santo dia ai pastori la capacità e il discernimento pastorale affinché provvedano misure che non lascino da solo il santo popolo fedele di Dio”; che il popolo di Dio continui a sentirsi “accompagnato dai pastori e dal conforto della Parola di Dio, dei sacramenti e della preghiera” (Messa a S. Marta, 13 marzo 2020).
Come Vi ho già scritto, sentitevi tutti ricordati nella S. Messa che il Vescovo e i presbiteri quotidianamente celebrano, benché non in pubblico: Vi chiedo di unirvi tutti in questa intercessione,
affinché ci sia concesso di veder presto vinto il male e ricuperata la pace e la salute.
Invito tutti a partecipare ad alcuni momenti di preghiera che verranno diffusi attraverso i mezzi di comunicazione in particolare alla preghiera indetta dalla Conferenza Episcopale Italiana in occasione della Solennità di San Giuseppe.
Viviamo un momento difficile per il nostro paese. Penso alle categorie più fragili, bambini e anziani. Penso alle famiglie divenute luogo dove reinventare la vita in questi giorni in cui tanta parte delle nostre abitudini va ripensata e ridisegnata. Sono spesso nella mia mente e nel mio cuore quanti sono in prima linea, medici, operatori sanitari, ricercatori: mettono a disposizione le loro capacità e tanti rischiano la loro salute per il bene di tutti. Ho presente anche il mondo del lavoro e i lavoratori: alle preoccupazioni per la salute personale e dei loro cari, si aggiungono quelle legate alle loro attività.
Carissimi confratelli, sentiamoci tutti uniti al Signore Gesù nella celebrazione quotidiana dell’Eucaristia e nella preghiera della Liturgia delle Ore: offriamo tutto questo, insieme ai disagi e alle preoccupazioni che viviamo come pastori in questo tempo, per il bene della nostra gente, animati dalla speranza che ritroviamo nella promessa del Signore: Sazierò di delizie l’anima dei sacerdoti e il mio popolo abbonderà dei miei beni. Parola del Signore (Geremia 31,14).
Uniti anche nel sacramento dell’Ordine, che ci costituisce in quella speciale famiglia che è il Presbiterio, Vi invito, come padre e fratello, ad infondere nel cuore di quanti ci sono stati affidati fiducia e speranza, perché nell’animo di tutti aumenti la confidenza nell’amore di Dio. Continuate a testimoniare la passione per Dio e per i fratelli, pur nel rispetto delle restrizioni che ci vengono chieste, offrendo ascolto e consolazione, con una presenza orante in chiesa, la disponibilità al ministero della riconciliazione e l’incontro quanti soffrono. La preghiera, il riferimento a Dio, insieme alla carità sia ciò che ci guida nel compiere gesti umanamente saggi e cristianamente fondati, per essere per tutti un segno di fiducia e di speranza.