Post.it, 5 parole per comprendere il presente e progettare il futuro: annunciare

Post.it, 5 parole per comprendere il presente e progettare il futuro: annunciare

Post.it – 5 parole per comprendere il presente e progettare il futuro a cura dell'Ufficio Diocesano Cultura Scuola e Università ANNUNCIARE: Riflessione a cura di Padre Salvatore Rumeo Direttore dell'Ufficio Catechistico Diocesano

Post.it – 5 parole per comprendere il presente e progettare il futuro a cura dell'Ufficio Diocesano Cultura Scuola e UniversitàANNUNCIARE: Riflessione a cura di Padre Salvatore RumeoDirettore dell'Ufficio Catechistico della Diocesi di CaltanissettaANNUNCIARERipartire dalla Parola. È la missione della Chiesa. Da sempre. La sua «vocazione» e «identità», come ricordava San Paolo VI in Evangelii nuntiandi (EN, 14). Con fatti e parole di vita, Dio ha voluto comunicare tutto Se stesso agli uomini. È avvenuto nella sua Rivelazione, dapprima al popolo eletto, Israele, e poi in Gesù Cristo, Parola eterna fattasi carne. Afferma Benedetto XVI nell’Esortazione Apostolica postsinodale Verbum Domini: «Siamo posti di fronte al mistero di Dio che comunica se stesso mediante il dono della sua Parola. Questa Parola, che rimane in eterno, è entrata nel tempo. Dio ha pronunciato la sua eterna Parola in modo umano; il suo Verbo “si fece carne” (Gv 1, 14). Questa è la buona notizia. Questo è l’annunzio che attraversa i secoli, arrivando fino a noi oggi» (VD 1).La Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, è Lui, nel quale Dio ci dice e dona tutto: «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo» (Eb 1, 1).Accogliere Cristo vuol dire, allora, aprirsi anche alla piena intelligenza delle Scritture. E nutrirsi delle Scritture è nutrirsi di Cristo: «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo» affermava San Girolamo. Chi vuole vivere di Gesù deve ascoltare incessantemente le Scritture ispirate, rileggendo tutto nella Sua luce. In questa rilettura illuminante e profetica non siamo soli: a rendere possibile l’incontro con il Vivente nel giardino delle Scritture è lo Spirito Santo: «Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14, 26). È lo Spirito a farci entrare nella Verità tutta intera attraverso la porta della Parola, rendendoci operatori e testimoni della forza liberante che essa possiede, così necessaria ad un mondo in cui spesso sembra si sia perso il gusto e la passione per la Verità. La comunicazione della fede non può essere un semplice insegnamento dottrinale, trasmissione di venerande formule, ma un’iniziazione ad un’esperienza autentica di conoscenza del Signore. Il Vangelo di Gesù Cristo non è una costruzione dottrinale o una teoria per il miglioramento del mondo: è la parola di Dio e la parola della vita. Il vangelo è la stessa persona di Gesù Cristo, il Dio vivo su cui costruiamo la nostra esistenza e nel quale bisogna riporre fiducia.La comunicazione della fede si concretizza dentro una profonda esperienza spirituale, di relazione con Cristo Signore, avendo come modello esemplare l'esperienza di Maria e degli Apostoli. La fede è incontro, relazione, rapporto dinamico, sequela coraggiosa, ascolto e dialogo, servizio amoroso, senso di vita, stile e logica di esistenza, apertura incondizionata al bene, speranza in un futuro che non ha fine. Come possiamo trasmettere nel nostro tempo il messaggio di Gesù agli uomini di oggi?La nuova evangelizzazione non può predicare alcun nuovo vangelo, ma deve attualizzare l’unico e medesimo Vangelo nella situazione odierna. Raggiungeremo come predicatori il cuore degli ascoltatori solo se parleremo concretamente di Dio di fronte ai bisogni e alle sofferenze degli uomini e se li aiuteremo a scoprire il Dio misericordioso nelle pieghe più nascoste della loro vita. «Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, […] noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta» (1Gv 1, 14). Come possiamo trasmettere il messaggio di Gesù agli uomini di oggi, in tempo di pandemia?La passione di tanti presbiteri dal cuore grande, generoso e zelante, si è concretizzata in mille modi anche abbastanza originali: dalla evangelica predicazione sui tetti delle chiese o dei palazzi alle processioni con il simulacro del Crocifisso adagiato su qualsiasi mezzo di trasporto, dalle migliaia dirette streaming al suono ininterrotto delle campane.Molti catechisti, giovani impegnati e operatori pastorali, attraverso i social, hanno fatto di tutto per assicurare la loro presenza e continuare il percorso catechistico coinvolgendo anche i genitori dei nostri ragazzi. Dicevano i Padri della Chiesa: «Colui che ti ha creato senza di te non ti salverà senza di te». Senza di te…ecco la risposta creativa di tanti cristiani che si sono cimentati nel far vivere una Chiesa in uscita ed estroversa che entra nelle case dei discepoli del Signore e nel cuore di chi è in cammino alla ricerca della Verità.L’apostolato digitale è stato «benedetto» da Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Christus vivit come nuova modalità di annunciare il Vangelo. Dobbiamo riflettere su come le persone interagiscono con la cultura digitale e su come i social modificano fortemente la vita degli individui e delle collettività nella loro interezza. L'obiettivo è pensare questa realtà digitale attraverso le categorie del Vangelo. L’essere «connessi» e far parte di una «rete» deve alimentare e sostenere il servizio alla comunione ecclesiale. Il digitale è uno strumento che deve essere utilizzato soprattutto in maniera intelligente e prudente. Oggi siamo chiamati ad essere accanto alla nostra gente così come possiamo. Tutte le modalità di presenza odierna devono però essere un punto di partenza al rilancio di altre modalità quando sarà possibile tornare a una sorta di auspicata e definitiva normalità. Il digitale sarà sempre uno strumento utile, fondamentale e aggiungerei indispensabile, ma che non deve farci venir meno il desiderio di stare uno accanto all'altro. Necessita un puntuale e attento impegno di natura strutturale, che permetta alle singole persone e alla comunità educativa di vedere sostenuta e incoraggiata la loro nuova attitudine a utilizzare il digitale in modo non solo tecnico e strumentale, ma anche pedagogico-pastorale, come elemento chiave per poter ancora sostenere la fede di tutti in un nuovo contesto socio-culturale in continuo cambiamento. In questo tempo, che ha scompaginato gli scenari della didattica e della pedagogia della fede, si impone, accanto all’emergenza di realizzare modalità possibili d’intervento scandite dalla «continuità», il tema dominante dell’ascolto dei singoli e delle famiglie nella gestione dei loro tempi e dei loro spazi. Ma iniziamo a organizzare il nostro domani con grande entusiasmo, a ricostruire il tessuto comunitario su cui pensare la nostra azione pastorale. Quale mandato, dunque, per la Chiesa nel nuovo millennio? Quello di sempre: annunciare Cristo, ripartendo da Cristo. «Non si tratta, allora, di inventare un “nuovo programma”. Il programma c'è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste» (NMI, 29).

Pubblicato da Ufficio Comunicazioni Sociali Diocesi di Caltanissetta su Sabato 20 giugno 2020