Post.it, 5 parole per comprendere il presente e progettare il futuro: uscire

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POST.it 5 parole per comprendere il presente e progettare il futuro

Post.it – 5 parole per comprendere il presente e progettare il futuroa cura dell'Ufficio Diocesano Cultura Scuola e UniversitàUSCIRE: Riflessione a cura di Padre Leandro GiugnoDirettore dell'Ufficio Pastorale Giovanile della Diocesi di CaltanissettaUSCIRE«Uscire» è una nota fondamentale nel magistero di Papa Francesco: andare verso gli altri e prendersi cura fraternamente di tutti. Il pontefice esorta la Chiesa a uscire, invita ad essere missionari della gioia. E questo è il cuore del Vangelo di Gesù: la Buona notizia da annunciare a tutti.Come possiamo dunque seguire quest’invito come discepoli e discepole missionari di Gesù Cristo? Verso dove dobbiamo andare? Cosa ci ostacola in questa uscita? È il messaggio del Papa specialmente per la Chiesa in Europa, che appare in una fase di stanca nella fede! Cosa significa questa «nuova uscita» per la Chiesa in occidente, che sembra trovarsi al crepuscolo della fede? E soprattutto come andare verso i giovani, come renderli protagonisti del Vangelo?Il ricorso costante dei termini «in uscita» e «periferia» nel magistero di Papa Francesco inducono a pensare che ci troviamo davanti ad un punto saldo non solo nel pensiero di Papa Bergoglio ma della vita della stessa Chiesa: la periferia è la chiave ermeneutica per la comprensione del pontificato di Papa Francesco. E oggi molti giovani si trovano a vivere la stagione del non senso impelagati nelle loro periferie esistenziali. L’espressione di una «Chiesa in uscita» ricorre molte volte nei discorsi del Papa come anche in quelli di molti vescovi e sacerdoti: «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione» (EG 27). Tutti sono chiamati a uscire dall’intimismo ecclesiale, prendendo l'iniziativa, gettandosi nella mischia e, soprattutto, aprendosi alle periferie. «La sua gioia di comunicare Gesù Cristo si esprime tanto nella preoccupazione di annunciarlo in altri luoghi più bisognosi, quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio o verso i nuovi ambiti socioculturali» (EG 30).L’immagine della «Chiesa in uscita» scorre in parallelo con quella della «Chiesa dalle porte aperte»: «La Chiesa “in uscita” è una Chiesa con le porte aperte» (EG 46). C’è dunque un doppio movimento da porre in atto, di accoglienza e di ricerca, così come le porte sono fatte per entrare e per uscire. Tra le «porte chiuse» si citano quelle fisiche, dell'edificio-chiesa, e quelle sacramentali, tema costante nella predicazione di Papa Bergoglio che chiede ai pastori maggior tolleranza, facendosi «facilitatori» e non «controllori» della grazia, perché «la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa» (EG 47).L’immagine guida è quella di una Chiesa della misericordia, contro una pastorale avara, condizionata dalla visione di una Chiesa più ideale che reale. L’ecclesiologia di comunione porta a convertirsi al principio relazionale, dove contano le persone, mostrando «che la relazione con il nostro Padre esige e incoraggia una comunione che guarisca, promuova e rafforzi i legami interpersonali» (EG 67).Per tale motivo nella Esortazione Apostolica Christus vivit, il pontefice invita la Chiesa a ripensare la pastorale giovanile in modo «sinodale» e «popolare». Il principio è che la Chiesa «non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare» (EG 174). Immersa nella storia essa ha bisogno di lasciarsi plasmare dal vangelo che annuncia, perché possa veramente raggiungere tutti superando ogni forma di conflitto. Il rischio contrario è di impantanarsi in una «psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo» (EG 83).La nozione ecclesiologica che scaturisce da questo paradigma è quella di una Chiesa estroversa. La Chiesa di Papa Bergoglio non è autoreferenziale, ma si trova in una condizione di dono, ponendo se stessa e le sue attività al servizio di Cristo nel mondo. Mettersi in atteggiamento di «uscita» significa superare ciò che ci blocca e scoprire, liberi dai pregiudizi, la forza salvifica del Vangelo. La nuova uscita è da intendersi come un nuovo, radicale orientamento verso Gesù Cristo; in caso contrario, essa si esprimerà solo sotto forma di frenetico attivismo, risultando alla fine improduttiva. Tutta la Chiesa è chiamata a spendersi per trovare vie percorribili per raggiungere i giovani e parlare al loro cuore.Porterà ai frutti desiderati se noi, con una fedeltà esistenziale e creativa in Cristo, vivremo secondo la sua mentalità e agendo di conseguenza. Per questo è necessario che i fedeli cristiani facciano una riflessione autocritica sul compito loro affidato da Dio, sulla loro missione divina. «Uscire» significa vivere il Vangelo ripensando al nostro essere «sale della terra e luce del mondo».

Pubblicato da Ufficio Comunicazioni Sociali Diocesi di Caltanissetta su Sabato 27 giugno 2020