Mons. Antonio De Luca invia ai fedeli della diocesi di Teggiano-Policastro un incoraggiamento attraverso un breve testo che invita alla riflessione su quanto accade a causa del dilagare del Covid-19.
Siamo ormai entrati nei giorni della prova e con indicazioni ancora più restrittive. Anche oggi nella preghiera il mio pensiero raggiunge tutti voi, le vostre famiglie, gli anziani e gli ammalati. Anche oggi intendo rivolgervi una condivisione spirituale. La crisi di questo tempo mette tutto in discussione. Richiede ripensamento degli stili di vita, accortezza nei consumi, prudenza nei contatti, e finalmente l’accantonamento di una brillantezza esasperata del mito dell’immagine, dell’efficienza, delle prestazioni e dell’istantaneità delle risposte. Non siamo onnipotenti! Anche la scienza con la rapidità dei suoi successi è costretta ad attendere.
Tuttavia la contingenza deve permettere la rinascita di una visione che sottolinea il “più umano”, il “più umile”, il “più essenziale” e il “più ragionevole”. È la logica della sostenibilità contro il delirio dell’individualismo. È anche urgente avvertire ciò che in questo tempo di crisi ci manca veramente: ci manca l’incontro, ci priviamo dell’affetto di un abbraccio, del suggello impegnativo di una stretta di mano, di un minuto trascorso in un luogo pubblico, la vitalità dei giovani nelle nostre strade, sembra tutto inverosimile.
Noi cristiani avvertiamo la mancanza dell’Eucarestia e con essa della comunità adunata in preghiera. Forse distratti e abitudinari ora siamo messi di fronte a un giudizio, si perché la mancanza è sempre un giudizio! Ora è il momento di riscoprire una visione cristiana del tempo e della vita, delle nostre domeniche, dei nostri spazi di libertà, dei nostri incontri, non per uno sterile rimpianto, ma per una ritrovata speranza di impegno, per una riscoperta di profondità e di motivazioni. In un libretto “Del buon uso delle crisi”, una pensatrice recentemente scomparsa scrive: “Nel corso della vita ho raggiunto la certezza che le crisi servono ad evitarci il peggio. Sapete che cosa è il peggio? È aver trascorso la vita senza naufragi, è esser sempre rimasti alla superficie delle cose”.