Carissimi, in questi giorni di esilio, meditando il Vangelo dell’incontro di Gesù con la Samaritana (Gv.4, 5-42) ho avvertito forte l’urgenza di una profonda conversione, o meglio di aprirmi ad una diversa possibilità di vivere la mia vita. Voglio farne partecipi anche voi, perché quanto il Signore ci dona non è solo ed esclusivamente per noi stessi, ma per il bene dei fratelli, ma soprattutto perché i doni ricevuti, se non vanno comunicati, rischiano di essere persi, anzi è il donarli che li rende presenti nella nostra vita per sempre.
Esprimo in un unico pensiero quanto mi sembra di aver colto dalla Parola: nel mio cuore ho avvertito in modo chiaro e forte l’invito a fare un viaggio che comporta il passaggio da un approccio alla realtà, alla vita, attraverso le mani, ad un approccio attraverso lo sguardo e l’ascolto, per approdare al cuore, è lì che troviamo noi stessi e più intimo a noi di noi stessi Dio, che ha il Volto di Gesù Crocifisso. Nell’episodio di Gesù con la Samaritana, (sarebbe bello che tu avessi modo di rileggerlo) tutto è giocato sull’equivoco e sul fraintendimento. Proprio questo gioco dischiude a un incontro che cambia la vita e la trasforma, nel caso specifico, da donna esclusa e isolata ad Apostola, portatrice di una Buona Notizia ai suoi paesani.
“Se tu conoscessi il dono di Dio…”
Riflettendo un po’ sulla nostra esistenza risulta evidente che essa è caratterizzata da un modo di vivere e di pensare prevalentemente centrati sulle mani: toccare, abbracciare, prendere, trasformare, manipolare, possedere … La stessa tecnologia altro non è che un prolungamento stupendo ed esaltante delle mani.
E proprio sulle mani e sul tatto più in generale ci arrivano le avvertenze fondamentali per preservarci dal contagio e per evitarne la diffusione. “Lavarsi le mani più volte al giorno” è la prima norma che ci hanno consegnato. “Meno contatti possibili, è bene restare a casa” è l’altro assunto fondamentale.
Siamo messi in stand-by! E’ dura, vero? Non so se a te basta sapere che “andrà tutto bene”, sicuramente anche i nostri nonni, durante la guerra, e gli internati nei campi di concentramento, avranno pensato che alla fine sarebbe andato tutto bene. A me non basta! e ritengo che non possa bastare nemmeno a te.
La frenata brusca che ha bloccato, ingabbiato, la nostra quotidianità; le conseguenze sociali, economiche e di sistema che si stanno verificando; gli stessi risvolti che la situazione ha nella pratica religiosa di tutti noi, aprono un vuoto dentro, una certa angustia interiore.
La stessa lodevole determinazione nel consegnarci alle direttive impartite e la consapevolezza di contribuire, in questo modo, al bene di tutti, non chiudono il vuoto che si avverte dentro. In fondo non potrebbe essere diversamente, ognuno di noi non è fatto per subire, ma per intraprendere, non è fatto per accontentarsi, ma per un “di più”, sempre perseguito e mai pienamente raggiunto. In questo caso l’”andrà tutto bene” interpreta ed esprime un desiderio collettivo.
Se tu conoscessi il dono di Dio …
Il nostro modo di vivere è fatto più di cose che di desideri, anzi il desiderio viene ridotto e quasi impedito: le cose, infatti, vengono date subito. Fondamentalmente si identifica il desiderio con il bisogno, ma dove si spegne il desiderio si spegne la vita. Ne risultavamo mortificati, appiattiti, ridotti a consumatori ed esuberi.
Ora che i bisogni sono messi in scacco, ecco che si riaccende il desiderio.
Il passaggio dall’approccio alla realtà attraverso le mani a quello attraverso lo sguardo è sicuramente urgente. Non si tratta di un passaggio semplice, indolore, ma vitale e profondamente umano: dal prendere ad accogliere, dal possedere al rispettare, dall’avere al donare, dal fare al contemplare. Lo sguardo, in quanto ricerca di senso, riaccende il desiderio, quello profondo, che vive dentro ciascuno di noi.
Se tu conoscessi il dono di Dio …
Se vogliamo andare fino in fondo nel cogliere ciò che desideriamo, debbiamo riconoscere che il nostro desiderio è quello di diventare come Dio. Il più grande nemico di questo nostro desiderio, vero e profondo, siamo solo ed unicamente noi. All’origine delle nostre frustrazioni, delle nostre paure, dei nostri fallimenti c’è il fatto che non riusciamo a coglierci come dono; non consideriamo la vita come un dono, come segno d’amore; ma come qualcosa da pagare, qualcosa da conquistare.
Vi dico con sincerità, finché non ho accettato la mia vita come dono, ho sempre vissuto nell’ansia di perderla, nella frenesia di possedere, di essere riconosciuto e apprezzato, per essere qualcuno. Se non si accoglie la vita come dono, non la si possiede veramente, e di conseguenza non la si può donare, in definitiva non si sa amare, e quindi non si ha la vita. Non si può essere come Dio, perché Dio è Amore.
Se tu conoscessi il dono di Dio … e Colui che ti abita dentro
C’è un punto dentro di noi, nel nostro profondo, che è la nostra finestra su Dio. Lì siamo noi stessi nella piena libertà dei nostri desideri, lì siamo in Lui e Lui è in noi. E’ il luogo della comunione piena, è la sorgente della nostra vita. Non è acquistabile, o da conquistare; è già e solo dentro il nostro cuore. Tutti abbiamo una certa esperienza di questa sorgente. Quando siamo lì, siamo sereni, nella pace: con noi stessi, con gli altri con l’universo.
E’ venuta l’ora ed è questa in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirto e verità…
Carissimi anche il “digiuno dell’Eucaristia” che come ho avuto modo di scrivere, è fondante della nostra esistenza cristiana e del nostro essere Chiesa, ci induce a intraprendere questo cammino al centro del nostro cuore, dove ci scopriamo figli, amati dal Padre; e dove il Figlio ha voluto mettere la sua dimora dal giorno del nostro Battesimo. In questa sorgente viva ci troviamo rinnovati e capaci di vivere da fratelli.
Alcuni piccoli suggerimenti per aiutarci in questo percorso.
- Intensifichiamo la nostra gratitudine cogliendo il positivo che ci sta intorno e il dono che è ogni persona e ogni circostanza contiene; si diciamolo convinti: Grazie, lode a Te o Padre.
- Non permettiamo che la durezza e la fatica del momento indurisca il nostro cuore, usiamo un po’ di tempo di ogni giornata per leggere una pagina del Vangelo. Io vengo facilitato in questo: ogni mattina inizio la giornata con il salmo 94 dove mi viene ricordato: “non indurire il tuo cuore nel giorno dalla prova, ma ascolta oggi, la mia parola”.
- Coltiviamo il nostro sentimento di figli: non siamo mai soli, il Padre è con noi, anche i capelli del nostro capo sono contati, nulla ci separa dal Suo Amore. E’ questa la preghiera: lasciarci cadere tra le sue braccia. Vivere dentro questo abbraccio perenne.
Facciamolo, insieme, sarei contento di sapere come va. Il Signore vi Benedica, vi custodisca da ogni male, faccia risplendere su di voi il Suo Volto e vi dia Pace.