“Tutto è grazia”: la lettera di mons. Moraglia in vista delle celebrazioni di Pasqua

“Tutto è grazia”: la lettera di mons. Moraglia in vista delle celebrazioni di Pasqua

“Carissimi fedeli, presbiteri, diaconi, consacrati, consacrate, laici, quest’anno, non potremo celebrare insieme la Pasqua, desidero, così, raggiungervi con questo scritto e dirvi il mio grazie e la mia ammirazione perché molti preti con le loro comunità si spendono per mantenere viva la comunione in questo tempo di diaspora”. Così il Patriarca Francesco Moraglia introduce le parole della sua lettera a tutti i fedeli del Patriarcato, in questi tempi dolorosi che costringono la comunità cristiana a vivere in modo inedito le celebrazioni pasquali. Riportiamo alcuni brevi estratti dei temi principali che ritroverete nel testo integrale.

Il ringraziamento ai sacerdoti: 

“Desidero, così, raggiungervi con questo scritto e dirvi il mio grazie e la mia ammirazione perché molti preti con le loro comunità si spendono per mantenere viva la comunione in questo tempo di diaspora. Alcuni sacerdoti giovani, oltre a quelli già impegnati nella pastorale della salute, si sono offerti per seguire spiritualmente i malati di Covid-19; li ringrazio perché tale gesto vale più tanti di tanti altri, magari ripresi dai media”.

L’emergenza sociale:

“Desidero riflettere, con voi, fedeli ordinati, consacrati, laici, sulla situazione sociale che ci sta dinanzi nel breve e medio periodo:  come Chiesa non possiamo farci trovare impreparati o, ancor più, disinteressati; piuttosto dobbiamo cercare un nuovo approccio culturale elaborare nuovi stili di vita, così, finalmente da porre, una buona volta, al centro del quadrante della cultura e della società, la persona e la relazione su cui essa fonda le sue origini, la famiglia; sì, una politica a favore della persona e della famiglia”.  

Un nuovo sguardo sull’economia e la finanza:

“Dobbiamo, poi, richiedere a voce alta una finanza ed un’economia che, nel rispetto delle loro “proprie” leggi, siano attente all’istanza etica e sappiano considerare le fragilità e i bisogni degli uomini” e più avanti: “Ecco perché dobbiamo spenderci per una cultura politica (che non s’improvvisa), in grado di porre la persona e il bene comune della salute, davanti ad altre scelte, soprattutto, prima dell’assillo per il PIL.  Dobbiamo così impegnarci per una finanza e un’economia che mettano al primo posto la destinazione universale dei beni”.

Lo Stato:

“Dio ci guardi sia da uno Stato centralizzato e assistenzialista, sia da uno Stato liberista in senso individualistico”.

“Tutto è grazia”

“Desidero infine soffermarmi su un pensiero che, sempre, fu caro ai santi, ovvero, “tutto è grazia”; un pensiero che li ha accompagnati nei momenti più bui della loro vita, in cui tutto veniva meno; ed essi continuavano a credere che Dio fosse sempre all’opera proprio quando sembrava assente. Penso qui a Santa Teresa del Bambino Gesù, dottore della Chiesa e, al pastore Dietrich Bonhoeffer, giustiziato a Flossemburg. Dio non abbandona mai, parla nei fatti e coi fatti, con le persone e nelle persone; però, poter dire che tutto è grazia, richiede che se ne sia fatta l’esperienza, se no, è impossibile parlarne. La grazia, in sé, va oltre il sacro e il profano, perché Dio è autore dell’uno e dell’altro”.