Venerdì Santo. Mons. Delpini: vi erano là anche molte donne

Venerdì Santo. Mons. Delpini: vi erano là anche molte donne

Voi che osservate da lontano, donne di Galilea e voi che osservate da lontano, voi madri sorelle, figlie, amiche, voi che siete state perseveranti quando i discepoli sono fuggiti, voi che avete continuato a guardare quando molti hanno distolto lo sguardo, voi che non avete predicato, parlateci di quello che avete visto, di quello che avete pensato, aiutateci a capire per quale via si possa entrare nel mistero, come si possa rimanere fedeli, come si possa morire senza morire.
Dovrebbero esserci donne a parlare questa sera, di fronte a questa croce. Dovrebbero esserci donne. Non ci sono. Presterò la mia voce, per quanto impropria.

Maria Luisa (Spaziani, + 2014): Non chiedermi parole, oggi non bastano. / Stanno dei dizionari: sia pure imprevedibili / nei loro incastri, sono consunte voci. / … / Vorrei parlare con te – è lo stesso con Dio – / tramite segni umbratili di nervi, / un fremere d’antenne, un disegno di danza / un infinitesimo battere di ciglia, / … Le donne che osservavano da lontano dicono che lo spettacolo della croce impone altro pensiero, altro modo di sentire e condividere, altro modo di fare silenzio: forse il compatire.

La via irrinunciabile per conoscere: Vincenza (Capitanio + 1847): chi conosce il Crocifisso sa tutto, chi non lo conosce, non sa niente. Riconoscere la via della salvezza: Madeleine (Delbrel + 1964): “Salvare il mondo non significa offrirgli la felicità, ma dare un senso alla sua sofferenza e regalargli una gioia che nessuno potrà sottrargli”.

Etty (Hillesum + 1943) Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. (…) Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa
far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. (…) tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi.
Emily (Dickinson + 1886): A un cuore in pezzi / Nessuno s’avvicini / Senza l’alto privilegio / Di aver sofferto altrettanto.

Chi sa? Imparare a pregare?
Alda (Merini + 2009): Gesù,/ per coloro che hanno perso la mente / e i princìpi della ragione,/ per coloro che sono oppressi / dal duro silenzio dei martiri, / per coloro che non sanno gridare / perché nessuno li ascolta, /per coloro che non trovano altra soluzione /al grido che la parola, / per coloro che scongiurano il mondo /di non devastarli più, /per coloro che attendono un cenno d’amore / che non arriva, /per coloro che erroneamente / fanno morire la carne / per non sentirne più l’anima./ Insomma, /per coloro che muoiono nel nome tuo, / apri le grandi porte del Paradiso / e fa’ loro vedere / che la tua mano / era fresca e vellutata, / come qualsiasi fiore, / e che forse loro troppo audaci /non hanno capito che il silenzio era Dio / e si sono sentiti oppressi /da questo silenzio / che era solo una nuvola di canto. Forse una rivelazione.

Angela (da Foligno + 1309): Ho avuto questa divina rivelazione: “Dopo le cose che avete scritto, fa’ scrivere che chiunque vuole conservare la grazia non deve togliere gli occhi dell’anima dalla Croce, sia nella gioia sia nella tristezza che gli concedo o permetto” (…) Il mercoledì della settimana santa stavo meditando sulla morte del Figlio di Dio incarnato; mi sforzavo di liberare la mente da ogni altro pensiero per poter avere l’anima più raccolta nella sua passione e morte ed ero tutta occupata nella ricerca e nel desiderio del modo migliore di farlo per avere un ricordo più vivo della passione e morte del Figlio di Dio. Allora, improvvisamente, mentre stavo in tale occupazione e ricerca, sentii nella mia anima queste parole divine: «Io non ti
ho amata per scherzo». Esse furono per me un doloroso colpo mortale, perché subito si aprirono gli occhi dell’anima e capii che quello che diceva era verissimo. Compresi le opere del suo amore e tutto quello che il Dio e uomo straziato soffrì nella vita e nella morte per amore indicibile e profondo. Allo stesso modo in cui capii tutte le opere del suo verissimo amore e la piena verità di quelle parole in riferimento a Lui, che mi amò non per scherzo ma in modo perfettissimo e profondo, mi resi conto che in me c’era tutto il contrario, perché non l’amavo se non per scherzo e falsamente. Quella visione fu per me una pena mortale e un dolore così insopportabile che credevo di morire”.

Una vocazione a percorrere con Gesù la via della passione: Madelein (Delbrel + 1964): La passione, la nostra passione, sì, noi l’attendiamo. Noi sappiamo che deve venire, e naturalmente intendiamo viverla con una certa grandezza. La passione, noi l’attendiamo. Noi l’attendiamo, ed essa non viene. Vengono, invece, le pazienze.Le pazienze, queste briciole di passione, che hanno lo scopo di ucciderci lentamente per la tua gloria, di ucciderci senza la nostra gloria. Fin dal mattino esse vengono davanti a noi: sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti. E’ il telefono che si scatena; quelli che noi amiamo e non ci amano più; è la voglia di tacere e il dover parlare, è la voglia di parlare e la necessità di tacere; è voler uscire quando si è chiusi e rimanere in casa quando bisogna uscire; è il marito al quale vorremmo appoggiarci e che diventa il più fragile dei bambini. Così vengono le nostre pazienze. Ogni riscatto è un martirio, ma non ogni martirio è sanguinoso: ce ne sono di sgranati da un capo all’altro della vita. E’ la passione delle pazienze.

Anche per le donne che stavano osservando da lontano scende infine anche quella sera. Come sarà entrare in quella notte? Come in attesa dell’amore, come Anna (Achmatova + 1966): Guardare, come si smarriscono i sentieri / dentro al bosco, all’imbrunire ormai del giorno, / ebbra del suono di una voce /che è simile alla tua. / E sapere che tutto è già perduto, / che la vita è un tremendo inferno. / Ero certa / che saresti ritornato. E Marilena citando Emily (Dickinson + 1886): Non sapendo quando l’alba possa venire/ lascio aperta ogni porta, / che abbia ali come un uccello / oppure onde, come spiaggia.