“Aperto per ferie”: un sito e le indicazioni per la progettazione nei territori​

“Aperto per ferie”: un sito e le indicazioni per la progettazione nei territori​

È online apertoperferie.chiesacattolica.it, il sito che mette in rete materiali e buone prassi in vista delle attività estive che, quest’anno, saranno inevitabilmente segnate dalle misure per contenimento del coronavirus. Sul portale, che vuole essere di supporto a quanti a livello ecclesiale sono impegnati sul fronte dell’animazione di bambini e ragazzi, è possibile trovare video per la formazione, indicazioni per i laboratori espressivi e manuali, documenti e normative, ma anche schede e suggerimenti per giocare in sicurezza. Anche questo strumento si inserisce nell’ambito del progetto “Aperto per ferie”, lanciato dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei per sostenere le attività educative ecclesiali, tradizionalmente svolte da parrocchie, oratori, da realtà legate alla vita consacrata e da associazioni.

Dopo la pubblicazione delle “Linee guida per la gestione in sicurezza di opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini ed adolescenti nella fase 2 dell’emergenza COVID-19” a cura del Dipartimento per le politiche della famiglia, il Servizio Cei ha fornito alcune indicazioni per orientare meglio il progetto. Il documento costituisce un aiuto a intravvedere le possibilità in questo tempo di pandemia per riprendere le attività di oratorio, offrire ai ragazzi un’esperienza educativa e sostenere le famiglie nei mesi di ritorno ad una vita sociale.

Poiché però le Regioni (ad oggi) in Italia stanno vivendo situazioni molto diverse tra loro, il testo deve essere declinato tenendo conto delle possibilità nei vari territori, in aperto dialogo con le istituzioni ecclesiali e civili. Il documento riassume le norme previste dal Governo, evidenziando cosa è consentito, e suggerisce alcuni spunti pastorali.

Per la Chiesa italiana si tratta di “un’occasione importante per cambiare lo stile della nostra presenza educativa nel territorio”, per “attivare reti intraecclesiali ed extraecclesiali di lavoro e di comunione, per rendere l’oratorio “luogo di formazione alla vita” ma anche per aiutare i ragazzi a conoscere l’epidemia e “ad affrontarla con responsabilità e con solidarietà”.