Bari, 7 luglio 2018.
Papa Francesco incontra i Patriarchi delle Chiese Orientali per una preghiera Ecumenica.

Unità, quanta strada ci resta da fare?

di don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso

La Lettera Enciclica Ut Unum Sint ha segnato profondamente il Pontificato di san Giovanni Paolo II dal punto di vista ecumenico. Oggi, a distanza di 25 anni, Papa Francesco ne ribadisce l’attualità in una lettera al card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Quell’Enciclica preparava e introduceva la Chiesa cattolica nel Terzo Millennio, auspicando che i percorsi ecumenici potessero avere uno spazio importante e significativo. E così accadde, anche grazie al cammino di riconciliazione che ebbe nelle richieste di perdono, solennemente pronunciate in san Pietro in occasione del Giubileo del 2000, una concreta attuazione del Concilio Vaticano II. Il cammino è continuato negli anni successivi, con diverse importanti tappe, tra cui le ultime che hanno visto protagonista Papa Francesco: le visite alla Chiesa Valdese (22 giugno 2015), alla Chiesa Luterana (15 novembre 2015) e alla Cattedrale luterana di Lund durante la visita apostolica in Svezia (31 ottobre 2016).

Pur riconoscendo i passi compiuti, “davanti a noi il cammino non è giunto al termine”, scrive il Pontefice. “L’unità – spiega – non è principalmente il risultato della nostra azione, ma è dono dello Spirito Santo. Essa tuttavia «non verrà come un miracolo alla fine: l’unità viene nel cammino, la fa lo Spirito Santo nel cammino» (Omelia nei Vespri, San Paolo fuori le Mura, 25 gennaio 2014)”. Proprio per questo il Papa sottolinea l’importanza di due iniziative: la rivista Acta Oecumenica che si propone come sussidio per quanti lavorano per l’unità e il Vademecum ecumenico per i Vescovi che sarà pubblicato nel prossimo autunno.

Sono, questi, segni concreti di vita vissuta e da vivere: fatti, processi avviati e da avviare, incontri, relazioni da promuovere e realizzare, senza le quali l’avventura ecumenica rischia di rimanere sospesa in documenti, convegni, seminari.

Non a caso, Acta Oecumenica significa proprio atti, fatti, azioni che come un seme possano portare i frutti di Dio nella vigna del Signore. Vademecum richiama l’attività pratica, cioè uno stile di vita da promuovere, da incoraggiare. Si tratta di consigli, indirizzi utili per una pastorale che ha già nei documenti ufficiali indicazioni ed orientamenti, che chiedono oggi di essere attuati, promossi, come ad esempio i Consigli delle Chiese. La pubblicazione di un Vademecum per i Vescovi è dunque il segno concreto della necessità non più rimandabile di una pastorale attenta ai processi ecumenici.

L’augurio è che i passi, che Papa Francesco sta coraggiosamente chiedendo alla Chiesa cattolica, possano farci capire che l’opera che ciascuno di noi compie, per quanto modesta, è parte di un lavoro più grande che ci supera, perché rappresenta un servizio non solo all’interno della Chiesa, ma che irradia al di fuori di essa, verso gli orizzonti dell’unità dei cristiani.