12 giugno, preghiera per gli anziani e le vittime del virus promossa da Sant’Egidio

12 giugno, preghiera per gli anziani e le vittime del virus promossa da Sant’Egidio

Venerdì 12 giugno, alle 20, la Comunità di Sant’Egidio invita tutti a una preghiera per gli anziani e per quanti hanno perso la vita per il Covid-19. La preghiera si svolge presso la chiesa di San Bernardino alle Monache (via Lanzone 13 – M2 Sant’Ambrogio), dove la Comunità ha ripreso la preghiera serale nel rispetto delle normative sanitarie. È possibile partecipare alla preghiera oppure seguire la diretta sulla pagina Facebook sulla pagina della Comunità di Sant’Egidio Milano.

Durante i mesi di emergenza sanitaria, Sant’Egidio ha vissuto e promosso una vicinanza per gli anziani, che in Lombardia e in tutta Europa sono stati le prime vittime del virus. A Milano, ancora nella Fase 1, la Comunità ha avviato un progetto presso l’Istituto Virgilio Ferrari di via Panigarola, al Corvetto, fornendo DPI supplementari per ospiti e personale per evitare ulteriori contagi e provvedendo a un sostegno supplementare di medici e OSS per anziani isolati nelle loro stanze da mesi.

Nello stesso spirito, con la preghiera del 12 giugno, la Comunità vuole contrastare l’idea che sia possibile sacrificare le vite degli anziani in favore di altre. Papa Francesco la definisce «cultura dello scarto»: toglie agli anziani il diritto a essere considerati persone, ma solo un numero e in certi casi nemmeno quello. Risulta un modello pericoloso che privilegia una «sanità selettiva», che considera residuale la vita degli anziani e che, per la loro maggiore vulnerabilità, l’avanzare degli anni, le possibili altre patologie di cui sono portatori, giustificherebbero una forma di “scelta” in favore dei più giovani e dei più sani.

Al contrario l’esperienza del Covid insegna a non ripetere in futuro il tragico errore di concentrare gli anziani in grandi strutture (Rsa), inadeguate di fronte all’emergenza sanitaria, ma anche a creare quel clima umano e familiare che aiuta a resistere davanti alle difficoltà; di privilegiare l’ospedalizzazione e l’istituzionalizzazione rispetto all’assistenza domiciliare; e di risparmiare con gare al ribasso proprio sulle persone più fragili.