Mons. Accolla: un pensiero per chi si spende per alleviare il dolore degli altri

Mons. Accolla: un pensiero per chi si spende per alleviare il dolore degli altri

“Una particolare Settimana Santa, segnata dal dolore e dalla preoccupazione”. Ma anche “una particolare Settimana Santa che, in maniera più profonda, ci mette in comunione con il Signore Gesù, Servo di Jahvè sofferente e consolatore”. Lo ha detto l’Arcivescovo Giovanni Accolla, celebrando la liturgia della Domenica delle Palme in una cattedrale deserta, a motivo delle disposizioni legate all’emergenza in atto.

E proprio traendo spunto dall’emergenza, l’Arcivescovo ha invitato a riconsiderare i particolari “luoghi di culto” nei quali, a causa dell’isolamento, è possibile fare esperienza di una “chiesa diffusa” che contempla il mistero di Cristo sofferente e redentore: gli ospedali, le carceri, i luoghi della pubblica amministrazione nei quali si provvede alle emergenze di molti, fino alle case in cui le famiglie si riuniscono in preghiera.
Soffermandosi sulla Liturgia della Parola, Mons. Accolla ha ribadito la necessità del ministero profetico dei cristiani, chiamati a mantenere – pur in mezzo alle difficoltà – sentimenti di sicurezza e speranza, sull’esempio del profeta Isaia. L’imitazione di Cristo, inoltre, compiuta attraverso l’obbedienza alla volontà del Padre (così come sottolineato da san Paolo), ci permette di attingere all’autorità del Maestro, che diventa credibile proprio perché fondata sulla sofferenza, tratteggiata nei versetti del vangelo secondo Matteo.
“Nella tragedia ogni parola è superflua, anche quella che, arrampicandomi sugli specchi, sto cercando di spendere per raggiungere ognuno di voi”, ha concluso l’Arcivescovo, che però non ha mancato di guardare con gratitudine e dedicare un pensiero agli operatori che quotidianamente tentano di alleviare il dolore di tanti: “sono loro – ha aggiunto – che accolgono, accompagnano e acclamano la vita regale di tante persone che sono nella prova. Sono l’immagine più autentica di Gesù che entra in Gerusalemme. Sono ‘professionisti dal cuore d’oro’, che condividono con la loro sofferenza il dolore di molti”.