Mons. Tomasi ai giovani: prendetevi cura del nostro tempo, dei dimenticati, della Chiesa

Mons. Tomasi ai giovani: prendetevi cura del nostro tempo, dei dimenticati, della Chiesa

Erano oltre 1200 le persone “presenti”, sabato sera, alla veglia per la Gmg diocesana dei giovani. Il collegamento streaming ha messo in dialogo, infatti, il vescovo Michele e don Paolo Slompo, direttore dell’ufficio di Pastorale giovanile, riuniti nella cappellina del Vescovado, con tantissimi giovani e giovanissimi, che si erano raccolti nella propria camera, o nel salotto di casa, per un momento di preghiera e di riflessione. Un incontro che di solito si svolge nel grande tempio di San Nicolò, traboccante di giovani, ma che quest’anno ha trovato una modalità nuova, dettata dalle circostanze, che impediscono di incontrarsi, di abbracciarsi, di pregare tutti insieme nello stesso luogo. Ciascuno era da solo, quindi,  ma allo stesso tempo insieme a tutti gli altri giovani e al Vescovo, “nella comunione vera che solo Gesù può realizzare”, come ha sottolineato don Paolo.

L’atmosfera bella, intima, favorita anche dai canti e dai salmi recitati insieme, contemporaneamente, ha messo in dialogo il Vescovo e i giovani, che si sono posti reciprocamente delle domande. L’invito a riflettere era centrato sulla pagina del Vangelo scelta dal Papa per la Gmg 2020: Gesù che richiama alla vita il figlio della vedova di Nain.

Un video molto bello ha accostato le immagini, veloci e gioiose, delle Gmg con Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco in tanti Paesi del mondo, alle riprese più lente e tristi di questi giorni, nei reparti di terapia intensiva, all’interno delle ambulanze: luoghi di dolore ma anche di grande umanità e professionalità, dove si lotta ogni giorno per la vita, dove ci si prende cura dei malati più gravi e talvolta li si accompagna alla morte.

Mons. Tomasi, nella meditazione ha fatto notare ai giovani che Gesù, nel racconto che fa l’evangelista Luca, tocca la bara del giovane e invita la madre a non piangere. Gesù può farlo, lui “che si è coinvolto fino in fondo nella nostra storia e per noi ha sofferto l’abbandono e la morte, lui da Risorto ha Parole di vita, di vita eterna”. Il Vescovo, anche grazie a un dialogo a distanza, ha invitato i giovani a “imparare a piangere”, a provare compassione per gli altri. “E’ molto importante anche per noi imparare a piangere, perché “certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime”, come ha ricordato papa Francesco. “Non tutte le lacrime sono un male”: così finisce un famoso romanzo, ha detto mons. Tomasi, evocando “Il Signore degli anelli”.

L’invito ai giovani è a sentire su di sé il tocco e lo sguardo di Gesù che “ci fanno nuovi” e ci invitano ad alzarci. Un invito che non viene “da uno qualunque, ma dal Risorto, che è vivo, è qui con noi”. Ecco, allora, l’appello ad alzarsi, a “mettere in movimento la nostra vita. Prendetevi  cura del nostro tempo, del nostro mondo, delle vostre amicizie, dei dimenticati”.

E poi la preghiera e lo studio: “Ricordiamo davanti a Gesù la persona cui vogliamo bene. Poi quelle che hanno più bisogno. Impegniamoci per esempio nello studio per essere pronti a dare forma al mondo con amore, solidarietà e competenza quando potremo nuovamente muoverci anche fisicamente. Proviamo anche noi a guardare tutte le persone che nessuno vede, guardiamole con lo stesso sguardo di Gesù”.

Infine, rispondendo a una delle domande, l’invito del Vescovo: “Prendetevi cura della Chiesa e fate sentire la vostra voce. Imparate a conoscere e ad amare Gesù e il suo Vangelo. Imparate a conoscere e ad amare la Chiesa”.

Un appello, a mettere in gioco la propria vita, che è risuonato anche nelle parole del Papa, nella celebrazione di domenica,in occasione della Gmg:  “Cari amici, guardate ai veri eroi, che in questi giorni vengono alla luce: non sono quelli che hanno fama, soldi e successo, ma quelli che danno se stessi per servire gli altri. Sentitevi chiamati a mettere in gioco la vita. Non abbiate paura di spenderla per Dio e per gli altri, ci guadagnerete! Perché la vita è un dono che si riceve donandosi. E perché la gioia più grande è dire sì all’amore, senza se e senza ma. Come ha fatto Gesù per noi”.