Tempo dello Spirito. La riflessione di don Busetto

Tempo dello Spirito. La riflessione di don Busetto

Non è facile immaginare come le persone abbiano vissuto e vivano la lunga quarantena che dal mercoledì delle Ceneri si sovrappone esattamente a ogni giorno della Quaresima, andando a ghermire la Pasqua. Quante cose si possono fare o non fare in casa, impegnati o annoiati, intristiti o speranzosi. Sommersi dalle acque dei canali televisivi che palleggiano interventi di politici e di esperti, assommano testimonianze di medici, di persone guarite o familiari di malati, ci ritroviamo incapaci di sopportare programmi più o meno leggeri ‘registrati prima del coronavirus’. Usciamo a riveder le stelle o il sole sulla terrazzina di casa – se c’è – o almeno dalla finestra spalancata. Nella marea di messaggini con cui conoscenti e amici si fanno premurosa compagnia, spuntano alcune perle. ‘Che questo tempo passi in fretta’ – è detto – ‘ma non aspettiamo a vivere quando tutto sarà passato’. Non lasciamoci mangiare i giorni dal dio krònos che divora i suoi figli, ma apriamo lo scrigno del kairòs, tempo di salvezza.
In un articolo in prima pagina dell’Osservatore Romano, Stella Morra, teologa, invoca lo Spirito santo, vento sottile che ‘non sai di dove viene e dove va’, ma – più potente del misterioso virus – si insinua nelle anime e nei corpi. Non realtà evanescente e ‘spiritualizzata’, ma potenza che attraversa la persona e la vivifica: suscita in Maria la natura umana del Figlio di Dio, sveglia gli apostoli dal torpore dopo Pasqua, dà vigore ai martiri, rende presente Cristo nei sacramenti della Chiesa, nella Parola che nutre, nella compagnia che sostiene, nell’amore che redime. Nuovamente – come dal caos della prima creazione – lo Spirito si libra sulle acque del mondo e genera vita, suscita una nuova percezione di noi stessi, della nostra fragilità e del nostro imponente destino, provoca solidarietà e dedizione negli ospedali e fa uscire di casa giovani e adulti a distribuire viveri e medicine, riordina la vita donando cose buone e rigettando futilità e inganni. Pur se i canali istituzionali sembrano non dare rilevanza al valore della fede e della pratica religiosa nell’affronto della pandemia, balza agli occhi una constatazione: mai vista una televisione così invasa da Messe e preghiere, mai così tanti giri di invocazioni e suppliche, mai così tanta fantasia pastorale con suggerimenti e inviti, mai un affidamento così sincero, disarmato e generalizzato nelle mani del Padre, nel cuore del Figlio, nell’amore dello Spirito Santo, nelle braccia di Maria. La ricca e varia semente gettata nel terreno non resta in superficie né viene soffocata dai rovi, ma penetra in profondità. Alla fine della dissacrante pandemia, ci incontreremo a ringraziare lo Spirito Santo, che è Signore e dà la vita.

don Angelo Busetto