Il 27 giugno mons. Pellegrini ordina due giovani preti

Il 27 giugno mons. Pellegrini ordina due giovani preti

Don Daniele Falcomer e Don Marco Cigana. 26 anni il primo e 25 il secondo. Sono i primi due giovani diaconi a essere ordinati preti nel tempo del Covid-19 nella Diocesi di Concordia-Pordenone. Nel rispetto delle nuove norme anti assembramento e diffusione del virus la celebrazione congiunta delle due ordinazioni sacerdotali sarà vissuta per un numero limitato di persone (si può entrare solo con il Pass) all’interno della Cattedrale di Concordia. Le restanti persone potranno seguire con 2 maxi schermi nel piazzale antistante così da garantire il distanziamento sociale. La celebrazione di un giovane prete (questa volta due) convocata solitamente tante persone. Per questo, nel tempo della pandemia da Covid, la celebrazione sarà trasmessa in diretta su «Media24» dal canale 606 del digitale terrestre.

A tal proposito il servizio per la liturgia della Diocesi avvisa che «i presbiteri che vorranno partecipare all’ordinazione dovranno ritirare il Pass in Curia. Al raggiungimento dei posti disponibili, sarà possibile partecipare alla celebrazione nel sagrato della stessa. Presbiteri e diaconi potranno accedere in Cattedrale passando per la porta lato Battistero e non prenderanno parte alla processione iniziale né a quella conclusiva».

Attualmente don Daniele Falcomer (originario della parrocchia di Gleris) svolge servizio nella parrocchia di Concordia. Celebrerà la sua Prima Messa domenica 28 giugno alle ore 17 nella parrocchia di Gleris.

Don Marco Cigana, invece, (originario della parrocchia di Puja di Prata) svolge servizio nella parrocchia di Maniago. Celebrerà la sua Prima Messa domenica 28 giugno alle ore 10 nella parrocchia di Puja).

 

Domande a intervista-doppia:

Quali sono i passaggi principali della tua vita prima di entrare in Seminario?

Don Daniele: «La storia di una vocazione sacerdotale è paragonabile a un filo rosso, che il Signore tesse in vari momenti della vita. La mia scelta di entrare in Seminario è stata preceduta da diversi passaggi che, una volta collegati assieme nel discernimento, hanno rivelato un disegno limpido ed evidente sul mio cammino. Tra questi ci tengo a sottolineare la presenza di un frate francescano, padre Angelo, che è tornato alla casa del Padre due anni fa. Questo sacerdote mi ha colpito per la grande devozione che aveva nel celebrare la Santa Messa, e per la sua costante e disponibile presenza nel confessionale. Era una sorgente inesauribile di misericordia. E’ grazie al suo ministero che ho cominciato a comprendere il profondo valore del sacerdozio. Un altro passaggio fondamentale è stata la comprensione profonda della bellezza della sequela del Signore. Come tutti gli altri ragazzi le prospettive di questo mondo avevano una forte attrattiva su di me; ma l’incontro vivo con Gesù dona una pienezza e una gioia tale che tutte le altre gioie si rivelano passeggere. Rispondendo sì alla chiamata del Signore, ho scelto di entrare in Seminario per vivere questa gioia ogni giorno della mia vita».

Don Marco: «Sono originario della parrocchia di Puja di Prata di Pordenone, dove sono cresciuto e dove ho ricevuto la mia iniziazione cristiana. Fin da piccolo ho svolto il servizio di chierichetto alle messe domenicali. Verso circa i dieci anni ho cominciato ad aderire all’Azione Cattolica (AC) di Prata di Pordenone. La partecipazione agli incontri di AC mi hanno aiutato ad accrescere in modo significativo la mia fede, grazie a testimonianze ed esperienze, condivise insieme a molte persone ed amici che tutt’oggi sono una parte importante della mia vita. È sempre grazie all’AC che ho potuto vivere una tappa importante del mio cammino di riflessione personale: il Campo Orientamento, occasione in cui ho cominciato a capire meglio il mio percorso vocazionale. Nacque in me il desiderio di donarmi in modo speciale e particolare alla Chiesa. L’esempio di tanti preti che avevo incontrato suscitava in me il bisogno di capire meglio il sentirmi chiamato a diventare sacerdote. Dopo questa esperienza ho cominciato a partecipare ad alcuni incontri per adolescenti organizzati in Seminario settimanalmente. Questi incontri mi hanno portato a scegliere di entrare, all’inizio della quarta superiore, in Seminario Minore, per poter imparare un po’ alla volta a discernere e comprendere quello che provavo e avvicinarmi sempre di più al volere di Dio per la mia vita. Dopo la maturità ho quindi scelto di continuare questo cammino di discernimento, ormai ben indirizzato verso la persona di Gesù e la sua Chiesa, con l’ingresso nella Comunità del Seminario Maggiore».

Cosa significa e implica essere ordinato prete al tempo del Covid-19?

Don Daniele: «Il Covid-19 ha modificato fortemente non solo le abitudini sociali, ma anche quelle ecclesiali. So bene che non vivrò un’ordinazione sacerdotale come quelle che ho visto fino all’anno scorso. Tale fatto mi ha interpellato molto e mi sono chiesto che cosa mi stesse dicendo il Signore in questa situazione. Il lockdown è stato un tempo inaspettato di grazia: ho potuto prepararmi al sacerdozio molto meglio di come avrei fatto nella normalità precedente alla pandemia. Secondo il programma già stabilito avrei dovuto sostenere molteplici attività – catechismo quasi tutti i giorni, incontri in Oratorio, riunioni di ogni genere, per non parlare dello studio – ; invece ho avuto modo di dedicarmi più assiduamente alla preghiera, cosa che mi ha giovato moltissimo. Essere ordinato presbitero in questo tempo significa iniziare il ministero in un periodo di fermento, revisione e cambiamento. Io e don Marco saremo i primi preti di Concordia-Pordenone a non aver vissuto come sacerdoti il periodo pre-Covid. E’ una grande sfida e una pesante responsabilità: il Risorto ci invia per accompagnare la Chiesa in un futuro che, per ora, ha dei tratti molto incerti. Si tratta però di una sfida accattivante e stimolante, che non vedo l’ora di poter affrontare».

Don Marco: «La consapevolezza di essere ordinato prete durante un tempo in cui la maggior parte delle attenzioni sono rivolte al Covid-19 pone alcune questioni che in un qualsiasi periodo “normale” non vengono facilmente alla mente. Prima di tutto non bisogna dimenticarsi di tutte quelle persone e famiglie che a causa della pandemia hanno sofferto o stanno soffrendo per malattia o la morte di un familiare. Porto nel cuore tutti coloro che vivono con dolore questo momento. Un altro aspetto da considerare è la necessità di compiere una scelta di semplicità. Davanti alle sofferenze di molte persone e nel dover rispettare un doveroso distanziamento sociale per evitare la diffusione del contagio, si scopre l’esigenza di dover vivere l’ordinazione non solo come un momento di festa, ma come momento in cui il Signore mostra la sua vicinanza al popolo di Dio. Andare quindi all’essenziale, per diventare davvero dono per gli altri, e, accompagnati dalla Chiesa, diventare ministri dei doni del Signore per i bisogni degli uomini».

Due suggerimenti concreti ai seminaristi che proseguono il cammino

Don Daniele: «Il primo: cercate di scoprire voi stessi e i vostri talenti, e amate quello che siete, perché il Signore ha scelto voi e vi conosceva bene quando lo ha fatto. Attraverso la vostra persona, così com’è, egli ha qualcosa da dire al mondo intero. Il secondo: fate più amicizia che potete in Seminario, perché poi quegli amici saranno i migliori che avrete per tutta la vita. Con una sincera amicizia sarà possibile costruire un bel presbiterio».

Don Marco: «Primo suggerimento: ai seminaristi dico di avere sempre più fiducia della Chiesa, dei superiori e dei preti in generale. Senza questa fiducia si diventerebbe una sorta di persona solitaria che non riesce a camminare in sintonia con la Chiesa e con il presbiterio della diocesi. Il dono dell’incardinazione e dell’appartenenza ad un presbiterio va sostenuto dalla fede, in modo che si sviluppi una feconda collaborazione. Camminare insieme non è facile, ma è requisito per vivere secondo il volere del Signore Gesù. Secondo suggerimento è di guardare con ottimismo alle proprie capacità. Il Signore ci dona tutto quello di cui abbiamo bisogno per compiere con fedeltà il nostro impegno in mezzo agli uomini e alle donne delle nostre comunità. Le insicurezze possono alle volte bloccarci e limitarci, ma guardare al Signore che si è donato per noi ci potrà smuovere per andare incontro a chi è più nel bisogno. Bambini, ragazzi, giovani, adulti e anziani incontreranno così un sacerdote capace con semplicità di portare Dio nei loro cuori».