Mons. Tisi commemora i defunti: Dio ci liberi dal virus della superficialità

Mons. Tisi commemora i defunti: Dio ci liberi dal virus della superficialità

Il vescovo Lauro ha celebrato, mercoledì sera, la messa sul cimitero a Pergine: era infatti la prima celebrazione della serie che proseguirà tutti i mercoledì, fino ad agosto. In questo modo, le parrocchie del perginese vogliono commemorare anzitutto i defunti del periodo dell’emergenza sanitaria per la pandemia di coronavirus (45, da inizio marzo a metà maggio), per i quali non è stato possibile celebrare il funerale aperto alla comunità.

All’inizio della messa, il parroco di Pergine, don Antonio Brugnara, che ha concelebrato assieme anche al vicario parrocchiale don Paolo Vigolani, ha letto i nomi delle persone defunte in questo periodo: “Abbiamo pronunciato -ha detto don Lauro introducendo la celebrazione- la lunga serie di nomi di tanti fratelli e sorelle che se ne sono andati senza avere il conforto dei propri familiari, senza poter godere della loro mano amica”.
Sempre all’inizio della messa, il vescovo ha avuto parole di ricordo per gli operatori sanitarivolontarioperatori delle case di riposo che si sono prodigati in questo periodo di emergenza, ed anche per gli operatori delle pompe funebri.


L’omelia di mons. Tisi

L’apostolo Paolo avverte la comunità che entreranno lupi rapaci. Anche nell’umanità in cui siamo inseriti, in questo momento, ci sono lupi rapaci. Non hanno un nome e un cognome preciso: hanno i tratti di una serie di atteggiamenti e comportamenti che stanno facendo molto male.

Innanzitutto la superficialità, pur avendo davanti agli occhi un dolore smisurato, si continua a tutti i livelli a dar vita ad estenuanti chiacchiere senza né capo né coda. Si dimentica la drammatica morte di tanti fratelli e sorelle continuando a immaginare di affidare al denaro la soluzione dei problemi, ostinatamente convinti, che sarà la partita economica a salvarci.

I lupi rapaci del sistema economico – finanziario stanno già affinano le armi per le loro nefaste speculazioni.

Chiediamo al Dio della vita la liberazione dal virus della superficialità.

Quanto abbiamo drammaticamente imparato in questi mesi: il valore della persona, il bisogno di essere prossimi, la necessità di incontrarci, siano la nostra stella polare per non tornare all’antico, alla barbarie di una vita fatta di individualismo e solitudine.

Questo luogo, custode prezioso del ricordo dei nostri morti, sia un monito a non tornare all’antico: ad una vita scandita da fitte agende, piene di impegni, dove gli altri sono sistematicamente ignorati.

L’apostolo Paolo affida la comunità alla Parola che ha un nome e un volto: Gesù Cristo. In questi mesi, provvidenzialmente, abbiamo imparato a prendere in mano la Parola di Dio, anche nelle case, qualcuno l’ha fatto per la prima volta. Lasciamo che sia essa a scandire i nostri passi, mentre ci ricorda che chi vuole la vita deve consegnare sé stesso alla gratuità, all’amore, allo spendersi per gli altri.

La Parola l’abbiamo vista all’opera negli operatori sanitari: in loro si è realizzata la Pasqua, uomini e donne che hanno rinunciato a pensare per sé e si sono spesi per gli altri.

Il loro comportamento ha suscitato la nostra ammirazione; non c’ è dubbio la Pasqua attira, uomini e donne che “vivono per”, non centrati su sé stessi, commuovono.  “Custodiscili nella verità”, il Vangelo di Giovanni ci ha consegnato queste splendida preghiera di Gesù. Chi è la verità? Gesù di Nazareth, morto e risorto è la Verità.

Manda il tuo Spirito Signore, custodiscici nel vero, non toglierci la memoria di quanto abbiamo veduto, per onorare questi nostri morti che come Te, Signore della Vita, sono stati sepolti in tutta fretta”.