Mons. Tisi: “tanti volti anonimi realizzano la lavanda dei piedi”

Mons. Tisi: “tanti volti anonimi realizzano la lavanda dei piedi”

“Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?” (Mt 26,17)

Quest’anno, sono le nostre case il luogo in cui Gesù fa Pasqua con noi. In qualche modo, siamo tornati alle origini quando, come ricordano gli Atti degli Apostoli, i credenti “Spezzavano il pane a casa, prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore.” (At 2,46b)

Nelle nostre abitazioni sta avvenendo esattamente quanto la Parola ha appena narrato: Gesù si alza da tavola e lava i nostri piedi. Seguendo l’intuizione dell’evangelista, e non potendo questa sera condividere con voi, che seguite da casa, il pane eucaristico, concentriamoci sul Maestro che si trasforma nell’ultimo servo di casa, quello che lava i piedi agli ospiti di passaggio e ai padroni.

La lavanda dei piedi è la condivisione del pane sul tavolo della vita. Nel servizio ai fratelli si concretizza l’Eucarestia. Pane e piedi non possono essere divisi: il pane senza i piedi scade nel ritualismo, i piedi senza il pane inciampano e vagano senza meta.

San Paolo denuncia, senza mezzi termini, la distanza tra il pane e i piedi: chi partecipa alla Cena del Signore, senza condividere poi la mensa con i fratelli, “mangia e beve la propria condanna.” (1Cor 11,29)

La Cena del Signore, celebrata in questa particolare condizione, ci dà l’opportunità di riscoprire che l’Eucarestia è destinata a trasformare la vita, diventando pane spezzato per i fratelli. Ma diventa anche l’auspicio che cresca il desiderio struggente di poter al più presto partecipare insieme alla Mensa Eucaristica.

La minuziosità con cui Giovanni narra la lavanda dei piedi, soffermandosi sui minimi particolari, mette in evidenza che non si tratta soltanto di un atto di umiltà. Siamo davanti a una rivelazione. Con il suo gesto, Gesù rende visibile la logica –  di amore, di servizio, di dono – che ha guidato tutta la sua esistenza. La lavanda di piedi rivela il volto di Dio che Egli è venuto a mostrare. È un atto sconvolgente, perché ci rivela un Dio impensabile per i nostri parametri, tanto umani quanto religiosi: Dio serve l’uomo. La lavanda dei piedi mostra che non il potere, né il comandare, ma il servire è azione divina.

Incredibilmente, proprio in quest’ora, dove sale alto il grido: “Svegliati Signore, perché dormi?”, ci è data la possibilità di fare esperienza di questo Dio sorprendente.

In queste ore convulse, a stupirci, a commuoverci, a farci respirare speranza sono le tante persone che, anziché cercare spazio per sé, regalano la vita agli altri. Volti anonimi, consegnati agli altri senza nessun’altra ragione, se non fare del bene, realizzano la lavanda dei piedi. Senza saperlo, stiamo dando ragione all’uomo della Pasqua.

In questo modo Dio ci visita, ci salva, cammina con noi. Questa è la verità che ci fa liberi. Saper stare all‘ultimo posto non è un castigo: è il posto di Dio, lì troviamo il Signore Gesù. L’ultimo posto è la culla della libertà, perché è il posto di chi ama di più.

Quando venne tra noi, non trovò posto se non in una mangiatoia. Quando se ne andò, lo trovò solo fuori dalla città, sul legno della Croce.

Servizio: è il nome nuovo, il nome segreto della civiltà, perché questo è lo stile di Dio, in questi giorni lo stiamo scoprendo.