Rimbocchiamoci le maniche

Rimbocchiamoci le maniche

di don Giuseppe Pizzoli, direttore della Fondazione Missio

L’argomento che domina e quasi monopolizza le cronache degli ultimi mesi è sicuramente la pandemia del coronavirus e le crisi da essa provocate a livello planetario. La crisi sanitaria, ma anche la crisi economica, produttiva e sociale sono crisi globali e investono tutti gli ambiti della vita del pianeta. Si sente ripetere frequentemente che il mondo non sarà più come prima. Rattrista però osservare come, nei maggiori mezzi di comunicazione sociale italiani, fatte le debite eccezioni, non si parla quasi nulla di quello che succede al di fuori del nostro paese; solo qualche informazione da alcuni stati europei o da quei paesi che hanno avuto un numero di vittime superiore al nostro, quasi a consolarci del fatto che non siamo quelli messi peggio.

Allo stesso tempo nei nostri siti missionari e nelle nostre riviste, con i relativi profili social, sono rimbalzate numerosissime testimonianze allarmate dei nostri missionari sparsi nelle regioni più povere del mondo, raccontandoci degli sforzi che stanno facendo per istruire la popolazione e tentare di prevenire il contagio che, in quelle situazioni potrebbe trasformarsi in un’ecatombe. Sostenuti e incoraggiati da Papa Francesco, perseveriamo nella preghiera perché il Signore liberi l’intera umanità da questo flagello, ma soprattutto invochiamo la sua misericordia perché protegga e liberi quei popoli che sono già oltre modo martoriati da altre epidemie e sofferenze.

In questo sconvolgimento globale, anche la vita della Chiesa ne ha sofferto in tutti i continenti: la mancata celebrazione comunitaria della Pasqua è un’esperienza inedita che costringe anche la Chiesa a ripensare la sua azione pastorale e missionaria: nulla sarà come prima! La mancanza della partecipazione dei fedeli alla Messa domenicale, la sospensione della celebrazione solenne dei sacramenti, l’interruzione dei percorsi di catecumenato e di catechesi di iniziazione cristiana, la difficoltà a dare continuità a tutte quelle attività pastorali che riempivano le nostre agende e i nostri calendari, comprese le innumerevoli iniziative di carattere caritativo, ci devono insegnare qualcosa.

Alcune riflessioni che ci vengono dalla nostra esperienza missionaria ad gentes. Le limitazioni alla vita ecclesiale comunitaria che abbiamo subito ci suggeriscono la necessità di rivedere e rivalorizzare il “sacerdozio comune dei fedeli” che il Concilio Vaticano II ha richiamato. Nelle regioni in cui i laici e le famiglie erano già abituati a vivere la comunità cristiana non solo in parrocchia con la guida di un presbitero, ma da protagonisti anche in piccole comunità di vicinanza, di quartiere o di villaggio, dove la partecipazione alla sede centrale della parrocchia risulta difficile e la presenza del “ministro dei sacramenti” è molto saltuaria, le difficoltà di questo periodo sono state vissute con maggiore serenità e adattabilità. Nelle regioni in cui la pastorale è sempre stata focalizzata intorno alla figura del presbitero le difficoltà sono state percepite come un peso molto maggiore. Questo ci fa pensare che dobbiamo aiutare e formare i fedeli laici a vivere meglio, da veri protagonisti, il loro battesimo, come ci aveva suggerito molto bene il tema del Mese Missionario Straordinario, in ottobre scorso: Battezzati e Inviati. I fedeli laici sono chiamati a realizzare la loro vocazione vivendo la Chiesa domestica, in famiglia, e quella delle piccole comunità di prossimità, da protagonisti. Per tale obiettivo i fedeli laici hanno bisogno di nutrirsi non solo dell’Eucaristia e dei sacramenti, il cui valore è indiscutibile, ma hanno anche bisogno di nutrirsi molto di più con il pane della Parola di Dio, dalla quale possono attingere forza, coraggio, ma soprattutto la luce dello Spirito che li sostiene nella vita cristiana anche in forzata assenza dei sacramenti.

Ci auguriamo che, da questa crisi globale, il mondo intero rinasca migliore, ma anche che la Chiesa possa trovare rinnovata forza evangelizzatrice. E in questo percorso di rinnovamento della vita della Chiesa il mondo missionario è disponibile a mettere a frutto la sua esperienza, è pronto, si è già rimboccato le maniche.