Carissimi, appena ieri c’è stata una ripresa delle celebrazioni eucaristiche con il popolo e avverto la necessità di farvi sentire la mia vicinanza e anche di ringraziarvi per il modo, attento e responsabile, col quale state gestendo questo nuovo inizio. Ho cercato di rendermi conto della situazione generale chiedendo notizie ad alcuni; mi pare di poter dire che tutto sommato non sono stati registrati particolari problemi, oltre quanto prevedibile e previsto. Qualcuno mi ha detto di avere anche rilevato un incremento di partecipazione, ma è ancora troppo presto per dare valutazioni. Tutti, però, mi han detto di ricevere un grande aiuto dai collaboratori per il servizio di volontariato nella logistica e nell’igienizzazione. Vi chiedo di ringraziarli da parte mia e dire loro che riconosco in questa operosa disponibilità una concreta forma di comunione.
San Giovanni Paolo II, di cui ieri è stato ricordato il centenario della nascita, incoraggiò la loro consapevole e attiva partecipazione non solo alla vita sacramentale e liturgica della Chiesa, ma pure «nella pratica del comandamento dell’amore in tutte le circostanze della vita e nel servizio ai fratelli, specialmente se piccoli, poveri e sofferenti» (Christifideles laici, n. 16). I luoghi dove questo è avvenuto e sta avvenendo – torno a pensare specialmente alle nostre Caritas che vedono assai moltiplicate le domande e si mostrano spazi di servizio all’uomo senza aggettivazioni – sono davvero luoghi di crescita umana e cristiana. Guardiamo, intanto, alla prossima Domenica.
Per le celebrazioni della Santa Messa è ipotizzabile un più consistente afflusso di fedeli: avranno, tutte le nostre chiese, posti sufficienti per accoglierli? Alcuni, probabilmente, non riusciranno ad entrare; ci sarà, forse, chi avrà reazioni di lamentela, magari anche eccessive … Vi chiedo di avere pazienza; di continuare a dedicare tempo nello spiegare le delicate condizioni che stiamo tutti vivendo e le necessarie misure di prevenzione cui siamo tenuti per il bene comune.
Nell’affrontare ciascun caso facciamo sempre ricorso al buon senso. È un invito che ho rivolto fin dal principio di questa triste stagione. Anche i volontari, incoraggiateli ad essere amorevoli verso i fratelli e le sorelle, che giungeranno alle porte delle chiese. Molti hanno vissuto in modo faticoso l’isolamento e tanti avranno di sicuro accumulato molta tensione.
Diamo testimonianza di accoglienza e fraterna comprensione. Nel caso sorgessero dubbi sotto il profilo pratico, o si verificassero situazioni particolari, rivolgetevi pure agli Uffici diocesani. La Curia è già aperta e alcuni uffici sono già operativi; anch’io ho un po’ ripreso le «udienze»; a giorni potranno gradualmente tornarvi anche i direttori e i responsabili dei vari uffici pastorali.
Intanto, prima di avviare l’accesso al pubblico si stanno approntando soluzioni sotto il profilo logistico. Non è semplice, come non lo è per i vostri uffici e ambienti parrocchiali. Per tutto, ad ogni modo, sapete di poter contare anche sul valido sostegno e consiglio dei Vicari territoriali, coi quali sono stato e sono in abituale contatto, anche con periodiche riunioni. A loro, come pure al Vicario generale e all’Economo diocesano, va la mia riconoscenza per la dedizione con la quale si sono messi a servizio di tutte le parrocchie.
Ci rivedremo, come già vi ho scritto, per la Messa nella vigilia di Pentecoste, durante la quale ci saranno il rinnovo delle promesse sacerdotali e la benedizione degli Oli e del Crisma. Per prepararci bene spiritualmente, avremo le ore di ritiro spirituale di giovedì 28 mattina. Certamente ciascuno si organizzerà per «liberare» il tempo da donare al Signore… e perciò anche a stessi. Prima di congedarmi, vi anticipo la mia intenzione d’incontrarvi presto, distinti per vicariati territoriali, sì da condividere il modo con cui abbiamo vissuto questo tempo e anche ciò che (come Renzo de I promessi sposi) abbiamo «imparato». Mi piacerebbe, con voi, anche fissare qualche punto fermo da cui continuare, in modo nuovo e creativo, il nostro percorso pastorale. Non ultimo per invocare su questo lavoro i doni dello Spirito, ho voluto la celebrazione della Veglia di Pentecoste. Comprendete che non possiamo limitarci a risolvere i problemi dell’oggi. Il titolo di un bel libro edito trent’anni or sono diceva Io speriamo che me la cavo. Mi tornano alla memoria, intanto, ben diverse parole di D. Bonhoeffer: «Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in quest’affare, ma: quale potrà essere la vita della generazione che viene» (Resistenza e resa, San Paolo, Cinisello Balsamo 1988, 66). Questo si chiama responsabilità. Dalle nostre scelte di oggi, nasceranno i cristiani di domani. Anche in questo la pastorale è generativa!
La Chiesa, come l’intera società, si trova di fronte alla possibilità di dare un volto al cambiamento pastorale, cui Francesco ci richiama ormai da anni. La nostra Chiesa di Albano non può mancare all’appuntamento. Con affetto vi saluto e per ciascuno invoco la benedizione del Signore.