Fase 2. Don Maffeis: restituire serenità e dignità alla famiglia 

Fase 2. Don Maffeis: restituire serenità e dignità alla famiglia 

“In questi giorni sul tavolo della politica ci sono alcune misure per i figli. Se andranno in porto, al di là del loro valore monetario, saranno il segno che nella tempesta il Paese ha saputo fare un salto culturale”.

In questi giorni, “sul tavolo della politica ci sono alcune misure per i figli”. Lo ricorda don Ivan Maffeis, sottosegretario e portavoce della CEI, sottolineando che “se andranno in porto, al di là del loro valore monetario, saranno il segno che nella tempesta il Paese ha saputo fare un salto culturale atteso da tempo e inizia a mettere al centro la prima comunità naturale, alla cui tenuta è appeso il bene dell’intera società”.

Dopo settimane “lunghe anni”, osserva don Maffeis, “il desiderio e la necessità di avviare la fase della riapertura attraversano ogni ambito”. Succede “come in montagna, quando la svolta del sentiero lascia finalmente intravvedere il rifugio”. In realtà, rileva il sottosegretario della Cei, “la meta rimane distante e la fatica di ogni passo, per tacere dei sassi nelle scarpe, non tarda a ricordartelo”.

Così, spiega, “si parla di ripresa, ma si stenta a considerare che a portarne il carico maggiore sarà ancora una volta la famiglia: i nostri bambini, segnati da cicatrici invisibili ed esposti alla prospettiva di un’estate vuota; i nostri giovani, frenati nella possibilità di abbracciare progetti di vita; gli adulti, alle prese con preoccupazioni di lavoro e responsabilità da onorare”. È questa, evidenzia il sottosegretario della Cei, “la famiglia sul sentiero: famiglia reale, comunità affettiva ed educativa con le sue risorse e le sue fragilità, le sue ricchezze morali e le sue ferite relazionali”.

“È troppo ricordare che questa realtà chiede opportunità e servizi, che contribuiscano a restituirle serenità e dignità?”, domanda don Maffeis per il quale “visto che le risorse messe in campo dal nuovo Decreto saranno pagate dalle generazioni di domani, corrispondere loro almeno un segno sarebbe soltanto un atto di giustizia”.