Mons. Pennisi: Gesù attraversa i muri delle nostre divisioni e delle nostre solitudini

Mons. Pennisi: Gesù attraversa i muri delle nostre divisioni e delle nostre solitudini

Gesù il Cristo dopo otto giorni dalla sua resurrezione, appare agli apostoli timorosi e stupefatti dicendo «Pace a voi!» (Gv 20,19.26).  Egli effonde lo Spirito Santo, affida agli apostoli il dono di “rimettere i peccati” e la missione di essere ministri della divina Misericordia.
La nostra situazione di isolamento in casa ci rende familiari con il gruppo gli apostoli rinchiusi nella sala per paura dei giudei.  Anche per noi Cristo risorto a porte chiuse irrompe nel nostra pesante solitudine, per farci sperimentarne la sua rassicurante presenza, portatrice di pace, coraggio e misericordia.
La scena di Tommaso, l’apostolo assenteista e incredulo, che vuole vedere e toccare con mano le piaghe di Gesù, ci è di grande insegnamento. Dalle sue parole emerge la convinzione che Gesù sia ormai riconoscibile dalle piaghe e dal costato, dal quale sgorgarono sangue ed acqua, segni del suo amore totale e gratuito.
Tommaso che vuole toccare Colui che hanno trafitto ci porge un invito che tutti possiamo raccogliere: guardare il Crocifisso per scoprirvi il Risorto e per imprimere nel nostro cuore i germi fecondi della gratitudine della fede e dell’amore.
Ripetendo con Tommaso “Mio Signore e mio Dio” siamo chiamati a contemplare le piaghe del corpo del Signore che ci hanno guariti dai nostri peccati e nelle quali Tommaso non ha osato mettere la mano, ma anche tutte le piaghe dell’umanità sofferente per questa pandemia.
 La proverbiale incredulità di Tommaso è importante per noi, che viviamo nella paura e nel dubbio, perché ci conforta nelle nostre insicurezze e ci dimostra che ogni dubbio può approdare a un esito luminoso oltre ogni incertezza.
 Secondo san Gregorio Magno San Tommaso “con i suoi dubbi, mentre nel suo maestro toccava le ferite del corpo, guariva in noi le ferite dell’incredulità”.
 La pretesa di Tommaso di “vedere” e “toccare” le piaghe del Risorto è soddisfatta da Gesù, che però ricorda che sono “Beati quelli che non vedono eppure credono”. Anche noi, che come Tommaso non abbiamo visto con gli occhi fisici le piaghe e il costato del Signore Risorto, abbiamo nella fede un fecondo incontro con il Signore Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato per noi.
Credere e amare il Signore Gesù senza vederlo è il segno del grande abbandono di noi discepoli nel nostro Maestro divino, che ha come conseguenze la gioia, la pace, la comunione fraterna.
L’irruzione a porte chiuse di Gesù Risorto nelle nostre case in cui siamo forzosamente relegati, ci dà la certezza che Gesù Cristo con il dono suo Santo Spirito può ancora rendersi presente e attraversare i muri delle nostre divisioni e delle nostre solitudini e trasformare i nostri cuori induriti dall’egoismo in cuori di carne capaci di amore.
Se ancora non possiamo condividere il pane eucaristico che ci rende uniti sacramentalmente in Cristo, ci sostenga la presenza consolante di Gesù che ci ha assicurato di essere sempre con noi sino alla fine del mondo e che attraverso il dono dello Spirito Santo ci rende uniti nella carità.